IVAN SCEGLIE LA ZARINA «EGONU FORTISSIMA»
Il momento di Modena, la Superlega, la Nazionale e l’Olimpiade che si avvicina: Zaytsev dice tutto «Ha numeri straordinari e grande personalità: un piacere vederla Le azzurre hanno completato il ricambio generazionale, noi no»
Senta Zaytsev, ma lei ci pensa alle Olimpiadi? «Devo rispondere sinceramente? No, adesso non ci penso perché è presto. Sì, lo so bene che l’appuntamento di Tokyo segna la carriera di un giocatore di pallavolo, specie se le Olimpiadi poi le vinci, ma adesso penso a Modena e a questa stagione. Poi penserò alla Nazionale e a Tokyo che, peraltro, è un posto fantastico. Sperando ovviamente che Blengini mi convochi...».
Lo Zar a cuore aperto, Ivan Zaytsev a 360 gradi. L’opposto della Leo Shoes Modena e stella della Nazionale di Checco Blengini parla di tutto in questa fase della stagione un po’ assonnata, incastonata fra il Capodanno, il campionato e l’appuntamento con la fase finale di Coppa Italia: dal Preolimpico alla Superlega, dalla sua Modena al volley femminile. Partendo da quello che accadrà da domani a Berlino dove otto squadre europee si sfideranno nel Preolimpico, ma soltanto una staccherà il pass per andare in Giappone la prossima estate: «Chi spero passi il turno? No comment - si schermisce Zaytsev - Certo, servirà stare bene nei prossimi cinque giorni per vincere il torneo e andare alle Olimpiadi. La favorita è chi sta meglio, non la più forte in assoluto, ma sono tante le squadre forti, difficile fare pronostici in questo momento».
A proposito, a Berlino è atteso anche il suo allenatore Andrea Giani, che guiderà in panchina la Germania. Tutto a posto fra di voi?
«Sì, tutto a posto. Abbiamo avuto una brutta battuta d’arresto per Santo Stefano, quando abbiamo perso contro Padova e già prima avevamo giocato male. Noi tutti, la squadra e il “Giangio”, ci siamo chiariti, anche dopo quei venti minuti di faccia a faccia negli spogliatoi, abbiamo incontrato la società, lo abbiamo sentito al telefono dalla Germania. Ora siamo pronti per cambiare rotta, tutti insieme».
Come mai riceve meno rispetto al passato? Lo ha chiesto lei? «Scelta tecnica, chiedete a Giani» e sorride, qui.
Che stagione ha in mente possa essere la sua a Modena, da capitano e da opposto? Su di lei le responsabilità sono sempre tante. «Di certo diversa dal finale del 2019. Ma noi una volta l’anno scontiamo qualcosa: un anno fa la battuta d’arresto l’abbiamo avuta in coincidenza con la Final Four di Coppa Italia, quando abbiamo giocato le partite peggiori della passata stagione. Questa volta il nostro black-out annuale l’abbiamo già patito e va bene così».
E’ alle porte il quarto di finale contro Ravenna, ormai... «Dobbiamo vincere, abbiamo già dato. Ce lo meritiamo noi, se lo merita il pubblico di Modena. Tre sconfitte giocando male le abbiamo già incassate, ora basta. Vogliamo tornare a sentire le sensazioni che avvertivamo prima di questo mini black-out, mettiamo tutto alle spalle che è meglio». Cosa ne pensa del fatto che la sua presidentessa Catia Pedrini nel saluto di fine anno abbia lasciato intendere che, se dovesse servire, sul mercato Modena ci sarà, e in giro si parli con insistenza di Kurek, fenomeno polacco di Milano che, detto per inciso, gioca opposto come lei? «Dico che Bartosz Kurek è un grandissimo giocatore, ma che tutto questo riguarda il prossimo futuro, non l’oggi. Tocca a noi puntare a scudetto e Coppa Italia. Anche qui, niente di nuovo.
«La squadra s’è chiarita con Giani dopo il faccia a faccia di Padova: pronti a cambiare rotta. Ricevo meno? Scelta tecnica»
«La Superlega è il campionato più probante, allenante e stressante del mondo. La nostra stagione dura 340 giorni l’anno»
«L’Olimpiade segna la carriera di un giocatore, specie se la vinci, ma per ora non ci penso. Spero che il c.t. Blengini mi convochi...»
Tutti gli anni, a gennaio, le voci di mercato cominciano a intensificarsi, ma non dobbiamo ascoltarle, è un classico».
Sia il torneo di Berlino, sia l’Olimpiade vedranno tanti protagonisti della Superlega. Solo un caso?
«Assolutamente no. Il nostro è il campionato più probante, allenante ma soprattutto, stressante del mondo. Chi viene qui impara a giocare anche contro lo stress, contro la pesantezza delle responsabilità. La nostra stagione dura 340 giorni l’anno, fra campionato e Nazionale, stiamo a casa solo due-tre settimane per scaricare la testa, e la Superlega italiana ti aiuta ad allenare lo stress».
Quindi, non sono più la Polonia o la Russia le terre del Bengodi per un giocatore di volley?
«Chi vuole misurarsi ai livelli più alti viene a giocare qui, da noi. Del resto, basta leggere la composizione dei roster delle squadre per capirlo, quasi tutti i più forti sono qui».
Le ragazze sono state più brave di voi nel 2019, sia per quello che hanno fatto in azzurro, sia per le vittorie delle squadre di club… «E’ vero, ma i motivi ci sono». Quali, secondo lei? «Nel settore femminile è stato completato un cambiamento generazionale che da noi non c’è stato. Una squadra fortissima è stata sostituita, per ragioni anagrafiche, da un’altra squadra altrettanto forte, mentre questo processo di cambiamento nel settore maschile ha faticato a maturare. Non parlo di responsabilità da parte di qualcuno, ma a conti fatti è così».
Paola Egonu è la sua alter ego femminile? Entrambi giocate da opposti, entrambi siete i fari delle rispettive nazionali, le due punte di diamante insomma... «E' un piacere vederla giocare. Paola è fortissima, ha numeri straordinari e ha grande personalità, tifare per lei è una grande cosa. E aggiungo, meno male che è italiana, perché di giocatrici così oggi ce ne sono poche in circolazione».