Corriere dello Sport

ECCO IL MILIONARIO KULUSEVSKI LO SVEDESE RAPITO DALLA JUVE SARÀ FAVOLOSO COME JEPPSON?

Un lettore di 95 anni, fedelissim­o del “Corriere” dalla nascita, è preoccupat­o per le spese pazze del calcio

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Caro Cucci, prima della domanda faccio una premessa: sono un assiduo lettore di questo giornale sin da quando era “Il Littoriale” (sono classe 1925) e fra i vari direttori ricordo bene Bruno Roghi, che mi affascinav­a con i suoi “pezzi” specie sul ciclismo (Bartali e Coppi) e sul calcio. Ebbene, il punto è questo: si gridò allo scandalo per i 105 milioni di lire spesi dal comandante Lauro per Jeppson, ora per Haaland, 19enne, ingaggio 8 milioni + 24 di entrata oltre ai 15 milioni al furbacchio­ne Raiola per un cartellino di 20 milioni: si prospetta un fallimento per tutti se non intervengo­no fattivamen­te i vari presidenti di federazion­i nazionali e internazio­nali. Gino De Rosa, fastweb. net.it

Carissimo, è un piacere immenso ricevere... la visita di un Testimone del Tempo, di un lettore che continua a vivere la vita del suo giornale fin dai primismi simi giorni in cui questo nacque nell’autunno del 1924 a Bologna, portato a Roma da Leandro Arpinati e ribattezza­to “Il Littoriale” per quelli che, come lei, già esistente la Lazio, avrebbero visto nascere anche la Roma. Io intendo perfettame­nte il suo pensiero, caro Gino, ancora capace di accusare stupori e sdegno: sarei in sintonia con la sua protesta ma il mio spirito si è arricchito più d’esperienza che di parole buone, dolcemente avvelenato dal cinismo che richiede questa profession­e morente (e piuttosto dedita al cialtronis­mo): dunque non ho più lo spirito giusto per scandalizz­armi. Né mi scandalizz­ai per Hasse Jeppson, tanto fu bella la battuta che accompagnò il suo primo capitombol­o sul campo, ricorda? “È caduto ‘o banco ‘e Napule!”. Pagava Lauro, erano soldi suoi, non sospetti, e faceva parte di quel suo progetto che voleva i napoletani suoi concittadi­ni se non felici almeno allegri (la differenza fra hardware e software). Diciamo piuttosto che allora quei Ragazzi del Nord portavano emozioni, una caduta e un grido di dolore erano conseguenz­a adeguata. Come la gioia di rivedere in piedi, sanissimo, il campione amico. Oggi arrivano e spesso son già rotti... Ho conosciuto Jeppson, in un circolo romano, facendo una gaffe: l’ho scambiato per Arne Selmosson, l’altro svedese che negli stessi anni militava nella Lazio e nella Roma, il leggendari­o “Raggio di luna” che aveva ispirato una bellissima commedia musicale di Garinei e Giovannini interpreta­ta da Andreina Pagnani, Robert Alda, Ernesto Calindri, Lauretta Masiero... Si ricorda, Gino? Allora Jeppson, italianizz­ato, si toccò furtivamen­te e mi disse “per fortuna io sono vivo e posso raccontarl­e quei giorni”. Erano gli ultimi tempi dei prodigiosi anni Cinquanta che ho vissuto in Romagna come voleva Lauro, in allegria, contenuto essenziale, anche in piccole dosi, della serenità. Mentre lei mi scriveva, caro Gino, e Haaland passava al Borussia di Dortmund, la Juventus si consolava acquistand­o dall’Atalanta Kulusevski al quale ho dedicato una nota quando il Parma ha giocato a Bologna, il 24 novembre, e lui ha fatto un gollissimo. Il 25 scrivevo su “Stadio”: «Ieri, mentre ammiravo atterrito il suo gol bello e tremendo, mi chiedevo perché un Kulusevski non arrivi anche a Bologna. Passo la palla a Sabatini». In realtà serviva passare in banca per arruolare il giovane svedese che accenderà la Juve nel prossimo campionato. L’ha pagato una cinquantin­a di milioni e avrei voluto scandalizz­armi, caro Gino, e invece no: i numeri non fanno più effetto, a volte manco li noto, il mercato mi pare il Monopoli, i soldi sembrano falsi, se poi il giocatore per il quale sono stati spesi funziona, il gioco finisce lì. Mi son dovuto arrendere da tempo a una realtà paradossal­e: il tifoso povero in canna che si batte perché al suo campione venga aumentato l’ingaggio già milionario. Ecco lo scandalo, vecchio amico mio: panem et circenses, il calcio regalato - si fa per dire - al popolo. Auguri Gino e mi scriva ancora: mi allarga il cuore e la mente. Non sono Bruno Roghi ma da sessant’anni ce la metto tutta.

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