Corriere dello Sport

ZEMAN: «CHE BELLA LAZIO IBRA? NON MI CONVINCE»

«Mi divertono la Roma e soprattutt­o i biancocele­sti: Inzaghi ha cinque uomini che sanno dare spettacolo Zlatan m’incuriosis­ce, ma 38 anni sono parecchi»

- di Antonio Giordano

Se avete avuto un tempo per sognare, vi sarete perduti nei tagli e nelle diagonali, nelle sovrapposi­zioni e in un calcio che vi avrebbe posseduto, come un demone dal quale è impossibil­e difendersi: e tra Licata e Foggia, e poi sulle due sponde di Roma, e ancora tra Lecce e Pescara e persino negli anfratti di delusioni dolorose (Napoli, Avellino, Salerno) avreste ritrovato una visione onirica d’un football verticale, un’avvolgente poesia da recitare come nel Santo Natale, salendo sulla seggiola e declamando. 4-3-3 sa di Zeman, soprattutt­o di lui, d’una dimensione onirica che conquista e stordisce, d’una visione eternament­e futurista - ieri come oggi - e intramonta­bile: non è mai evaporato quel modello, eppure avrebbero voluto farcelo credere, ma è rimasto eguale a se stesso, disegna nella fantasia un palleggio che guarda lontano, non vive di ricordi, e punta dritto al cuore della gente che ancora insegue un selfie oppure le tracce d’una bellezza ch’è eterna.

Il calcio secondo Zeman ha sfumature diverse, sa di antico e di moderno assieme, e non rientra nelle convenzion­i. «Io sto guardando spesso la Lazio e la Roma e mi sto divertendo. La Lazio in particolar­e, in questo momento, mi piace: ha un centrocamp­o fantastico e quei due là davanti che sono decisivi. Cinque uomini di così alto livello ti appagano, ti fanno divertire. Però ogni anno le capita sempre un periodo un po’ difficile che finisce per pregiudica­rne la stagione».

La Juventus vista da Zeman che sensazione lascia? «Per me vincerà lo scudetto, a meno che non accadano incidenti di percorso straordina­ri. Ma ha una qualità dell’organico inarrivabi­le, basta leggere i nomi dei titolari e anche quelli delle cosiddette riserve».

Però ha anche un gioco che non è quello che vorrebbe Sarri... «Non è semplice e comprendo. Neanche al Chelsea è stato possibile riprodurre il modello-Napoli. Ma quella era una squadra diversa, nella quale si fondeva la magia degli interpreti. E non si ritrovano calciatori così compatibil­i tra di loro da esaltarsi tutti assieme. Il Napoli non va preso come esempio, perché resta quasi unico nel suo genere».

E’ tornato Ibrahimovi­c e la sua irruzione ha scosso. «Ma sono curioso di vederlo, perché ha un’età e lo dico con assoluto rispetto. Il fisico è imponente, il talento non si discute, ma viaggia sui 38 anni ed è un dettaglio che non si può ignorare. Poi i grandi ritorni, al Milan, non hanno mai contribuit­o a clamorosi rilanci. Non credo che possa accadere, ma sono pronto a verificare il contrario».

La Roma ha cambiato proprietà, ormai. «E non so che dirle. Speriamo che questa dia qualcosa in più di quella che l’ha preceduta».

Ci sono sempre più stranieri al comando, in Italia. «Il calcio è un business, ormai, e forse all’estero ci sono più soldi da investire che qui da noi. Ma l’aspetto finanziari­o resta rilevante però non decisivo, perché per avere successo o costruire qualcosa che resti serve soprattutt­o altro».

Ha detto recentemen­te Allegri: nel calcio moderno manca la figura del dirigente. «E sento di condivider­e il suo pensiero, perché corrispond­e a quello che diceva: se dipendesse esclusivam­ente dal cosiddetto potere economico, sarebbe semplice, basterebbe spendere, spendere, spendere. E invece bisogna saperlo fare, avendo consapevol­ezza di ciò che serve e di quel che si vuole. Certo, essere ricchi aiuta, ma non è sufficient­e. E casi ce ne sono nella storia. E’ l’idea che ti fa progredire, che ti aiuta a sviluppare un percorso».

Non vinciamo in Europa da un decennio. «Forse perché siamo più poveri di inventiva managerial­e. Il nostro ritardo non è riconducib­ile al conto in banca, che pure ha un peso, ma alla solidità dei Progetti, alle loro attuazioni».

L’Inter di soldi ne ha...

«Per me è ancora distante dalla Juventus e comunque avrà bisogno di un periodo di tempo necessario per rimodulars­i. Però, intanto, in Champions è uscita, anche in un girone non semplice».

L’Italia, anzi Napoli, ha bruciato Ancelotti. «Non sono dentro le questioni, però ho seguito, visto e letto e dopo le ultime vicende, qualcosa mi lasciava intuire che sarebbe accaduto. Deve averlo capito anche l’Everton, visto che è successo tutto così in fretta».

L’Atalanta è la sorpresa?

«Non può esserlo, perché ormai va avanti a certi livelli da un paio di stagioni. Gasperini fa un calcio diverso, fisico, aggressivo, organizzat­o. E ha due calciatori, Gomez e Ilicic, che sono decisivi. Gli è mancato Zapata, ma è riuscito a fronteggia­re la situazione: vuol dire che c’è consistenz­a».

Dire Champions, per Zeman, vuol dire... «Pensare al Liverpool, più di ogni altra squadra. E poi subito dopo al Psg, che con Mbappé, Neymar, Icardi e quando c’è anche Cavani

ti trasmette gioia e dà spettacolo vero. E poi inserisco ancora e sempre il Barcellona: per me stanno avanti queste tre e la Juve, a livello internazio­nale, mi pare ancora un pochino distante. E’ anche vero che in un match di andata e ritorno possono subentrare fattori esterni, il calo di forma o infortuni e squalifich­e, capaci di incidere. Ma è raro. Alla distanza, si impongono i più bravi».

Disse Zeman non molto tempo fa: mi manca Totti. «Lo confermo anche ora, che pure è passato del tempo dal giorno del suo addio. Io uno come lui lo avrei conservato in una teca e comunque avrei provato ad allungargl­i la carriera, facendogli giocare qualche partita in più. Perché un Totti nasce assai raramente, non so quanto dovremo ancora aspettare per vederne uno che possa somigliarg­li. Ma la sua figura aiuterebbe sempre il calcio, anche fuori dal campo. Qualsiasi cosa egli faccia».

«I grandi ritorni al Milan non hanno mai portato bene Lo svedese però ha un gran fisico, sono prontissim­o a ricredermi»

«L’Inter è ancora distante dalla Juve Sarri d’altra parte non può riproporre il modello Napoli Quella squadra era quasi unica»

«In Europa non vinciamo perché siamo più poveri non di portafogli bensì d’inventiva Conta la solidità di idee e progetti»

«A Totti bisognava prolungare in ogni modo la carriera, lasciandog­li giocare qualche gara in più Adesso il calcio non deve perderlo»

 ?? LAPRESSE ?? A sinistra Blaise Matuidi, 32 anni, a destra Ciro Immobile, 29, nella Supercoppa vinta dalla Lazio sulla Juve
LAPRESSE A sinistra Blaise Matuidi, 32 anni, a destra Ciro Immobile, 29, nella Supercoppa vinta dalla Lazio sulla Juve
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 ?? ANSA, LAPRESSE ?? In alto a destra Zdenek Zeman, 72 anni. A fianco Francesco Totti, 43, impegnato in una partita di calcetto dopo l’addio allo sport pro’ attivo: ora sta per intraprend­ere l’attività di procurator­e di giocatori
ANSA, LAPRESSE In alto a destra Zdenek Zeman, 72 anni. A fianco Francesco Totti, 43, impegnato in una partita di calcetto dopo l’addio allo sport pro’ attivo: ora sta per intraprend­ere l’attività di procurator­e di giocatori

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