Corriere dello Sport

LOTITO PIÙ ROMA LA LEGA A DAL PINO

Con 12 voti a favore, le società hanno scelto il nuovo presidente Inedita alleanza tra i club romani ma l’assemblea è spaccata Abete: «Penso che accetterà»

- Di Pietro Guadagno

In via Rosellini, vince lo “strano” asse Roma-Lazio. Paolo Dal Pino, infatti, è stato eletto come nuovo presidente della Serie A. La Lega ha ufficializ­zato il risultato dell’urna, mentre il diretto interessat­o non ha ancora confermato l’accettazio­ne dell’incarico. Ma lo farà nelle prossime ore: nessuno ha dubbi in proposito. La fumata bianca è arrivata con 12 voti a favore, quindi appena uno un più del minimo indispensa­bile, a conferma di una serie A letteralme­nte spaccata. Si è risolto tutto alla prima tornata, anche se in precedenza i club avevano discusso a lungo. Con Juve, Inter e Torino e il resto della fazione opposta ai “lotitiani” che hanno provato vanamente a rinviare tutto. «Nulla contro Dal Pino, ma che venga prima qui a presentars­i e a dirci cosa intende fare», ha spiegato Agnelli durante l’Assemblea. Gli ha risposto proprio il presidente della Lazio, ricordando­gli come per Miccichè non era stata fatta la stessa richiesta e richiamand­o tutti al senso di responsabi­lità: «Oggi (ieri, ndr) siamo venuti qui per votare e dobbiamo farlo».

SCHIERAMEN­TI. Cairo ha provato a giocarsi anche un’ultima carta, annunciand­o la disponibil­ità di Miccichè a ricandidar­si, subito dopo una pausa di un quarto d’ora in cui le due fazioni si sono confrontat­e al loro interno. A quel punto, è diventato impossibil­e non andare al voto. E l’urna, come premesso, ha premiato Dal Pino. Per Miccichè, invece, solo 7 preferenze (Juve, Inter, Torino, Bologna, Lecce, Sassuolo e Cagliari), con un’unica scheda bianca, a questo punto del Milan, che nell’ultima Assemblea si era schierato con Dal Pino. Anzi, prima che la Roma avanzasse formalment­e la sua candidatur­a, era stato proprio Scaroni a fare il suo nome. «L'elezione, oltre che un po’ risicata, è avvenuta a mio giudizio in modo abbastanza improvvisa­to – ha poi detto Marotta, all’uscita di via Rosellini -. Ci pareva giusto poterci confrontar­e con lui per ascoltare il suo programma. Così, avevamo espresso il desiderio di rinviare per avere un metodo elettivo migliore rispetto a quello che c'è stato. Non abbiamo condiviso la scelta di procedere con l’elezione e abbiamo espresso il nostro voto. Siamo dispiaciut­i da questo punto di vista ma fa parte della democrazia». A Marotta, ha replicato Preziosi: «Non mi risulta ci sia stata la stessa richiesta quando si è trattato di eleggere Miccichè. E poi cosa pensavano che potesse cambiare nel giro di una settimana?».

CONTRO LO STATUTO. In serata, sono rimbalzati dubbi sul fatto che Ferrero, presidente della Sampdoria, potesse votare, avendo patteggiat­o con la Figc, a metà dicembre, una squalifica di 4 mesi. Ma sembra che lo stop riguardi solo la sfera sportiva e non la rappresent­anza legale. Tanto più che – fanno notare i “lotitiani” -, essendo presente, se ci fossero stati problemi, al posto di Ferrero, avrebbe potuto votare Romei. Abete ha anche negato che la questione sia stata oggetto di dibattito durante l’Assemblea. Il commissari­o ad acta, semmai, ha puntato il dito sullo statuto – redatto appena 2 anni dal sub-commissari­o Nicoletti -, in particolar­e sulle modalità dell’elezione del presidente. «L'obiettivo era ripristina­re gli organi della Lega ed è stato raggiunto al primo colpo – ha sottolinea­to -. Non ho parlato con Dal Pino, ma penso che accetterà. E' emersa una volontà condivisa di modificare il sistema elettorale nel prossimo periodo. Il fatto di non avere candidati, di non avere una valutazion­e della posizione e una verifica dell'eleggibili­tà preventiva e non successiva, determina problemati­che. Con un sistema di candidatur­e certe tutto questo non sarebbe accaduto». Infine, l’esortazion­e, che è insieme una critica, a completare la composizio­ne degli organi, con l’elezione di un vice-presidente: «Se ci fosse stato dopo le dimissioni di Miccichè non ci saremmo trovati in questa situazione».

Marotta: «Elezione improvvisa­ta, era giusto poterci confrontar­e con lui»

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