Il primo nodo: una causa da 200 milioni con Mediapro
Non sarà lunga la presidenza di Dal Pino. Si esaurirà, infatti, con la conclusione del quadriennio olimpico: un anno, insomma, e non oltre. A meno di una rielezione: al momento, uno scenario impossibile da prevedere. Appena insediato, però, dovrà subito affrontare la questione dei diritti tv, una vera e propria patata bollente, considerando anche le ultime evoluzioni. Prima di Natale, infatti, Mediapro ha provveduto a inviare una lettera in via Rosellini, annunciando la richiesta di un risarcimento danni pari a 200 milioni. Con quali motivazioni? Innanzitutto, il fatto che la serie A continui a trattenere i 64 milioni di euro della caparra per i diritti tv del triennio 201821. E poi per non aver dato seguito alla nuova proposta avanzata dagli stessi spagnoli, per il triennio 2021-24, che prevede quasi 1,3 miliardi a stagione e una nuova caparra complessiva di 90 milioni, con 30 da aggiungere ai precedenti 64, trasformati quindi in un anticipo per il nuovo accordo.
BOTTA E RISPOSTA. In via Rosellini, considerano la mossa di Mediapro come una normale schermaglia. Da collegare, peraltro, ad un altro contenzioso, avviato invece dalla Serie A la scorsa estate, con una richiesta di 450 milioni di euro, calcolati sulla base della differenza, pari a 150 milioni a stagione, tra quanto offerto dagli spagnoli per il triennio 2018-21 e quanto incassato da Sky e Dazn, a cui sono stati ceduti i diritti nel momento in cui Roures e i suoi non hanno più presentato le fideiussioni necessarie per dare efficacia al contratto. Insomma, nonostante lo scorso 30 novembre, da Barcellona, sia arrivata comunicazione che la nuova proposta è da ritenersi scaduta, la partita in realtà è ancora aperta e Mediapro starebbe solo provando a forzare la mano per chiudere il nuovo accordo.
SPACCATURA. Toccherà a Dal Pino, quindi, sbrogliare una matassa adesso divenuta ancora più complicata. E i suoi elettori, ovvero il gruppo dei “lotitiani”,
si aspettano che lavori per raggiungere un’intesa con l’agenzia spagnola. Sono proprio quelle società, infatti, ad aver sempre spinto in questa direzione, attratte dagli 1,3 miliardi messi sul tavolo da Roures. Miccichè, invece, si era allineato alla posizione dell’altra fazione, e in particolare di Juve e Inter, che, come per il triennio scorso, ha sollevato dubbi sulla possibilità di ottenere garanzie adeguate da Mediapro. E proprio questa è una delle ragioni per cui è stato sollevato il polverone sulla sua elezione, tanto da spingerlo a presentare le dimissioni. Per Dal Pino, insomma, ci sarà subito un test sulla solidità della sua posizione, tenuto conto che è stato votato solo da 12 club.
I club suoi elettori sperano che lavori per un accordo con gli spagnoli