Corriere dello Sport

SONEGO: BERRETTINI CI VEDIAMO ALLE FINALS

Il numero tre d’Italia comincia la stagione a ridosso dei primi 50 del mondo. Più o meno come Matteo un anno fa «Quanto valgo io? Per adesso la mia classifica, ma ho capito che quando arrivi a un certo livello puoi vincere o perdere con tutti»

- di Stefano Semeraro

Lorenzo Sonego è il Terzo Uomo del tennis italiano, l’unico nel 2019 a entrare fra i top-50 dietro a Fabio Fognini e al suo grande amico Matteo Berrettini.

Sonego, con Matteo quest’anno dove vi siete dati appuntamen­to? «Be’, lui l’anno scorso è partito proprio qui da Doha con una classifica che è più o meno la mia attuale (n.51, ndr), spero di ripetere una stagione come la sua. L’appuntamen­to è per le Atp Finals a Torino nel 2021».

La sua Torino è pronta? «Saranno un successo, come le Olimpiadi del 2006»

Dal 2019 cosa ha imparato? «Ogni partita mi è servita per fare esperienza, e capire dove migliorare. Nel rovescio, ad esempio: ci ho lavorato tanto nella preparazio­ne; e alla risposta, perché sto troppo indietro. Con il mio videoanali­st Danilo Pizzorno poi ho curato la precisione al servizio, e devo anche irrobustir­mi. Ma la cosa principale è l’atteggiame­nto mentale: a questo livello nessuno ti regala niente»

Dove si è divertito di più? «Rispetto ai Challenger, a cui ero abituato, sono stati tutti bei tornei. Ho giocato dei Masters 1000 e a Montecarlo ho avuto la fortuna di arrivare ai quarti, quindi scelgo quello».

Poi c’è stato il match con Federer al Roland Garros: come si affronta una leggenda?

«Mi sono sforzato di trattarlo come un avversario qualsiasi. Però poi entri in campo, vedi che il pubblico è tutto per lui e la sua presenza la ‘senti’, eccome. Devi essere bravo a dimenticar­tene in fretta e pensare solo a quello che devi fare tu. Negli ultimi due set, anche se ho perso, ci sono riuscito» TantocheFe­dererlehaf­attoicompl­imenti. Tecnicamen­te qual è l’aspetto più difficile?

«E’ incredibil­e come cambia sempre ritmo. Non gioca un colpo uguale all’altro, tira fuori soluzioni speciali ad ogni punto, così non capisci mai cosa fare. Ti manda in confusione».

Il 2020 sarà l’anno dei giovani? «Molti stanno facendo risultati importanti: Medvedev, Tsitsipas, Zverev. Però per me i tre grandi terranno ancora. Bisognerà aspettare il 2021. Personalme­nte non mi dispiace averli ancora come avversari, è uno stimolo in più».

A parte Sonego, chi sarà la sorpresa della stagione?

«Vedo bene Shapovalov. E Kyrgios, che mi sembra più inquadrato che in passato»

Lei che traguardo si è messo? «Rrimanere fra i top-50, fare esperienza. Rispetto agli altri mi mancano tante partite. Vorrei giocare bene a Wimbledon, è il torneo che ho sognato fin da bambino». La Davis è una priorità? «Giocare per l’Italia è fantastico, a me poi piacciono gli sport di squadra, quindi la sento anche più di un torneo singolo. A Madrid l’ambiente era ottimo, la nuova formula invece non mi ha fatto impazzire, specie per gli orari. Però è positivo avere tutte le squadre insieme». In Atp non ha giocato: perché? «Ero iscritto, ma mi sono tolto (quando non si sapeva del ritiro di Berrettini, ndr). Sarei stato il numero 3 e non avrei avuto spazio, preferivo venire qui e giocare. Come gara non mi dispiace, ma c’è tanto squilibrio fra squadre che hanno solo un tennista di qualità e altre che ne hanno tre o quattro» Che Berrettini era così forte quando l’ha capito?

«A inizio anno. Ci ho giocato a Phoenix, l’ho visto molto centrato mentalment­e. Da lì a entrare nei primi 10 la strada era lunga, Matteo però ha mostrato una continuità incredibil­e, ed è quella che conta.

E’ veramente forte».

Sinner l’ha impression­ata? Nel 2020 è partito con il piede sbagliato.

«Non vuole dire niente, era la prima partita, arrivava dalla preparazio­ne Per me è destinato ai primi 10».

E Sonego quanto vale?

«Per adesso la mia classifica. Ma a un certo livello il ranking conta relativame­nte. Puoi vincere con tutti e perdere con tutti, dipende dalla giornata e dall’avversario».

Ci parla del Sonego privato? «Sono un tipo tranqullo. Esco con gli amici, mi rilasso, non faccio pazzie. E passo molto tempo con la mia fidanzata, Alice, che studia per diventare nutrizioni­sta».

Quindi la tiene a stecchetto… «No, ma cucina bene e sano. Il mio piatto preferito sono le lasagne». Era una promessa delle giovanili del Torino: perché ha scelto il tennis?

«L’ambiente del calcio non faceva per me. Troppi litigi, anche fra i genitori. Non tanta correttezz­a. Amo un clima più sereno».

Che calciatore era?

«Tecnico, ma piccolo: giocavo sulla fascia, e mi buttavano sempre giù. Il mio idolo era Ronaldinho, perché sorrideva sempre».

Il Toro ce la fa ad arrivare in Euro

«Vorrei seguire la sua crescita per sfidarlo nel 2021 a Torino: sarà un successo, ne sono sicuro. Sinner? Vale i primi 10»

«Ho cominciato con il calcio, poi ho cambiato Federer un mito che vedo bene a centrocamp­o assieme a Nadal»

pa League?

«Perché no? Napoli, Milan, Cagliari non mi sembrano fortissime. Lo seguo come posso, sul telefonino. Nel 2020 è partito bene con la doppietta del ‘Gallo’ alla Roma, ma quando pensi che arrivi il risultato, non arriva, e viceversa. E’ nel dna del Toro».

Facciamo insieme l’11 del tennis mondiale? Partiamo dal modulo… «Direi 4-3-3, In porta Herbert, che copre bene la rete… terzini, Thiem e De Minaur, che corrono tanto. Al centro una ‘bestia’ come Kyrgios e Isner, che è bello alto…».

Due metri e 7, di testa chi lo batte. A centrocamp­o?

«Federer. E uno di grinta, alla Gattuso: Nadal. Poi un fantasista come Dimitrov. In attacco Berrettini, che è grosso e quindi va bene da prima punta. Sulla fascia io che gli pennello i cross…».

Seconda punta?

« Djokovic: uno così come si fa a tenerlo in panchina?» Allenatore?

«Ovviamente il mio coach Gipo Arbino».

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