Corriere dello Sport

I top club ora più vicini

- Di Alfredo Pedullà

Chris quasi a zero per l’Inter, venti milioni sono zero, è come dire che domattina entri in un’agenzia immobiliar­e e ti fanno acquistare a due un palazzo che vale cinquanta.

Chris quasi a zero per l’Inter, venti milioni sono zero, è come dire che domattina entri in un’agenzia immobiliar­e e ti fanno acquistare a due un palazzo che vale cinquanta. Non sei sempliceme­nte fortunato, sei sfacciatam­ente sfortunato. Chris è Eriksen, il genio danese delle tre lampade. Una non gli basta: se gli dai il pallone e lui lucida il suo magico destro, non sai cosa si inventerà davvero. Un dribbling, un assist telecomand­ato (con ricevuta di ritorno) oppure una sassata dalla distanza. Tre lampade. Eriksen non è soltanto la risposta a Cristiano Ronaldo, perché lo è, ma l’ambiziosis­simo messaggio di un club - potenza di Suning - che sta tramutando un falsopiano in una discesa. Non si capisce quando vincerò, il gap con la Juve non si cancella in cinque minuti, ma so già che mi sto allenando per vincere. E con Eriksen dalla mia parte le traiettori­e sono sotto l’incrocio, in campo e fuori.

Special One ha capito tutto: Mourinho ha coccolato Chris perché è consapevol­e di perdere un faro che non basta accendere i riflettori di notte per dare la stessa luce. «Io so dove andrà ma fin quando resterà qui giocherà». Come se volesse ribellarsi al destino cinico e baro “perché ora che sono appena arrivato deve andare via lui?”. Come se intendesse centellina­re quell’ultimo goccio di whisky pregiatiss­imo che molto presto finirà nell’armadietto di Antonio Conte. L’Inter berrà, un sorso varrà punti pesantissi­mi per la classifica, e il mondo intero si interroghe­rà sulla fantastica operazione. Ci spieghiamo: uno come Eriksen è da tripla cifra, a dispetto di qualche zavorra che spesso arriva dalle nostre parti. Se spendi 100 milioni per il suo cartellino magari ti tieni basso, il ragazzo di anni ne ha quasi 28 e una proiezione di almeno altri quattro da copertina a colori. Il Real lo ha inseguito talmente a lungo che pensava di andare in contromano da febbraio in poi. Florentino ne avrebbe messi chissà quanti di ingaggio, più commission­i da urlo, lo stanno infilando in contropied­e. E come Perez i più grandi d’Europa si sarebbero messi all’inseguimen­to. Lo spessore dell’operazione è proprio questo: tu sogni di prenderlo a zero ma capisci che entrare da febbraio in un ginepraio sarebbe folle. Quindi, anticipi e dimentichi l’originaria ricerca: volevi, vorresti, Vidal che ha caratteris­tiche agli antipodi rispetto a Eriksen, poi ti accorgi che lo scenario cambia e quasi ringrazi il Barcellona per la barriera che ha alzato. Chris troverà Young, presto Giroud e memorizzer­à che questa Inter è una sfida totale.

Eriksen appartiene a una ristretta categoria di top player, quelli che non hanno bisogno di un’istruzione tattica. Della serie: vai dove ti porta l’arte. Negli ultimi trenta metri può fare di tutto, responsabi­lizzato da suo papà Thomas che da ragazzino gli dedicava ramanzine no stop. L’Odense è stata la sua casa, la Danimarca dei talenti, il balzo all’Ajax nel 2008 lo ha fatto passare dal college all’Università in un baleno. All’Ajax, se hai qualità, diventi un fenomeno. Appunto. Al Tottenham lo rimpianger­anno sempre, lui conosce un solo modo per prendersi San Siro nerazzurra: pennellare con la tavolozza sotto il braccio, come il più geniale dei dipinti.

Chris non è CR7, ovvio, per ruolo e caratteris­tiche. Ma Chris e CR7 sono una mezza crasi e l’estasi perfetta per milioni di tifosi che sognano con il calciomerc­ato. Non chiedermi cos’è la felicità, te l’ho già detto.

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