Lorenzo elisir d’amore
Dal “Tardini” arriva stavolta un’ottima notizia. Sarà la Roma a farsela con la Juve a Torino, mercoledì nei quarti. Un tempo intero e quattro minuti erano passati, eri lì a chiederti, con tutta la malinconia del caso e un briciolo di rabbia, come fosse possibile che in una partita così sciatta e, allo stesso tempo, così importante, uno come Lorenzo Pellegrini non trovasse modo di emergere da leader se non come differenza che, eccolo, felice di smentirci, il ragazzo prende palla e con la naturalezza che solo i grandi sbiliarda la palla nell’angolo con il guanto al piede. Colpo che vale la qualificazione, al fondo di una partita che la Roma ha sempre gestito, mai aggredito. Fondamentale anche per dare un profilo meno racchio a questo 2020 cominciato nel peggiore dei non modi. Il rigore del 2 a 0 serviva solo ad arrotondare la festa personale e collettiva.
In troppi anni di quaresima pallottiana, un trofeo vale oro e la coppa di casa nostra resta il più credibile. La Roma ritornava nella competizione dopo l’umiliante gita di Firenze dello scorso anno, dove a fare da merenda furono proprio i ragazzi dell’allora Di Francesco. Due sconfitte fanno male, ancora più male ha fatto la disgrazia di Zaniolo e Fonseca conosce un solo modo per ritrovare il filo, la certezza del gioco. Mette in campo la migliore formazione possibile, senza squalificati e infortunati. Rinuncia solo all’esangue Veretout di questi tempi. Non rinuncia all’ancora più esangue Kolarov. Non rinuncia soprattutto ad Amadou Diawara, confermando la sua cotta per il guineano (vogliamo farlo un bel bagno di autocritica e riconoscere che Petrachi ci ha visto lungo anche qui e, nel “deprecato” affare Manolas-Diawara, l’affarone lo ha fatto la Roma?).
Fonseca s’inventa poi una mossa che nella sua testa deve suonare come una suggestione irresistibile, quel Cristante centrale nella difesa a tre, a disegnare calcio da dietro, contro un Parma che fa il Parma di sempre, tutti dietro e pronti a, molto eventuali, rapinosi contropiedi.
L’impresa di Pellegrini è puro elisir. La Roma domina, crea superiorità numerica, ma non la sfrutta. Ünder e Perotti sono vivi ma non strategici nel cercare corridoi interni. Kalinic si gioca e spreca quel poco di credibilità che gli resta, confermando quanto sapevamo: l’opaco Dzeko di questi tempi è comunque tre spanne avanti. Pace. Nessuna traccia nemmeno di quella bava rabbiosa da ultima chance. E ora la Juve. Comunque vada, sarà eccitante.