CUTRONE DA BOMBER «NEL SOLCO DI BATI»
Ieri la presentazione del nuovo attaccante che ha già segnato mercoledì «Penso a lui e ai tanti grandi realizzatori che sono passati di qui Vivo per il gol. Vlahovic è giovane, so cosa prova. Sogno l’azzurro»
Nel nome del padre, Pasquale, in onore del quale ha ripreso sulle spalle il numero 63, «quello del suo anno di nascita». Perché il primo gol viola, alla prima gara da titolare, lo ha dedicato a lui, «che mi sta vicino e mi sopporta». Ma soprattutto, nel nome della Fiorentina. Patrick Cutrone, 22 anni, il centravanti arrivato in questo mercato di gennaio, non si nasconde. Vive per il gol, vuole segnarne a grappoli, e intanto il viola se l’è già messo come una seconda pelle. «Pradè e Castrovilli mi hanno definito “bomber”? E’ un onore sentire queste parole dai compagni e dal direttore, cercherò di farmi chiamare così più spesso (ride, ndr)».
SUBITO SI’. Non appena saputo dell’interesse del club di viale Fanti, non ci ha pensato due volte. «Ho detto subito sì: c’è un progetto di squadra e sui singoli, Commisso è una bellissima persona, genuina. Sono contento che abbiano creduto in me: cercherò di ripagare la fiducia. Sono arrivato in un grande club e voglio fare bene. Vivo per il gol, mi arrabbio sempre tanto anche se non segno in partitella, ma quello che conta è il bene del gruppo. Serve che vinca la Fiorentina, magari con le reti di Cutrone, ma non il contrario». Non ha alcun livore verso il passato, né verso il Milan, che in estate lo ha ceduto in Inghilterra, né per il Wolverhampton che lo spazio glielo ha progressivamente ridotto, «perché mi è stata data comunque fiducia. In Inghilterra mi sono formato da tutti i punti di vista, ho imparato tante cose, anche in allenamento. Insomma, ho vissuto una bella esperienza». Il resto delle carezze, poi, sono tutte per Vlahovic. Lo aveva rincuorato già in campo, dopo il primo gol fallito, ed è lo stesso Cutrone a svelare il perché: «E’ giovane, so cosa si prova quando si sbaglia una rete. L’avevo visto scuotere la testa e l’ho rincuorato. Poi, ha giocato una bella partita. Il segreto deve esser questo, un gruppo unito».
STUDIO DA GRANDE. Cutrone non si nasconde davanti a nulla. La prima rete italiana, sottolinea, «è stata una bellissima emozione», ma, precisa subito, deve essere solo l’inizio. «Mi auguro di continuare, ho tanti obiettivi davanti a me, compreso l’azzurro. Voglio migliorare in tutto, so che posso farlo. L’importante è inserirsi bene nel gruppo, capire i meccanismi ed io ci sto molto attento. Spero davvero di segnare tanto con questa maglia: gli attaccanti qui hanno scritto la storia. E’ evidente che pensi a Batistuta, ma non solo a lui: ne sono passati tanti qui, di razza pura». Quanto al paragone con Filippo Inzaghi, sorride, e dice no. «Qualche golletto l’ho fatto, ma io resto coi piedi per terra. Ho giocato con Higuain, Piatek, André Silva, Kalinic: la concorrenza è il sale che ti stimola a dare il massimo ed è anche da questi campioni che ho imparato. Non penso mai alla certezza della titolarità della maglia: mi devo giocare sempre il posto e cercare di crescere. Il resto non mi interessa». Così come la posizione, perché «a queste cose pensa l’allenatore. Mi può mettere anche in porta, tocca a me farmi trovare pronto. Non mi piace stare lassù in area, voglio aiutare la squadra. Iachini chiede sacrificio da parte di tutti, poi quando ci spingiamo nell’area piccola avversaria attacchiamo lo spazio». Quanto a Chiesa, suo ex compagno in Under 21, ha aggiunto: «Farà bene, le sue doti sono sotto gli occhi di tutti, ma ci sono anche altri giocatori straordinari. Ribery è un campione. Non vedo l’ora che torni e di giocare con lui».
VERSO NAPOLI. A Napoli, ritroverà, da avversario Gattuso, conosciuto ai tempi del Milan, ma è a tutti i precedenti allenatori che Cutrone si rivolge: «La nostra missione dovrà essere quella di dare il massimo per portare a casa i 3 punti: siamo una bella squadra e possiamo farcela. Ringrazio tutti perché hanno contribuito alla mia crescita, umana e professionale».
Preso il 63, anno di nascita del papà: «È lui che mi sta vicino e sopporta»