Corriere dello Sport

Cultura e tecnologia per dare un calcio al razzismo

DI SEGNI, PRESIDENTE DELL’UCEI: «I CALCIATORI DEVONO AVERE IL CORAGGIO DI DIRE NO»

- Di Giorgio Marota

Immaginate il razzismo come un tarlo del legno che agisce nell’ombra, creando danni visibili e permanenti. Un insetto in grado di mettere in crisi la stessa struttura che abita: i tifosi razzisti fanno lo stesso con la violenza e l'intolleran­za negli stadi. È l’immagine utilizzata dall’amministra­tore delegato della Serie A, Luigi De Siervo: «Il razzismo ci sta mangiando da dentro – ha ammesso ieri durante l’evento “Un calcio al razzismo”, al Centro Bibliograf­ico “Tullia Zevi” di Roma – Non c’è tempo da perdere, dobbiamo fare in due anni quello che in Inghilterr­a la Thatcher ha fatto in 10 anni». I vertici del calcio si sono riuniti, raccoglien­do l'invito dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane nell’ambito delle celebrazio­ni per il Giorno della Memoria.

STRUMENTI. «I calciatori devono avere il coraggio di dire “no, in questa partita non gioco” – ha dichiarato la presidente dell'Ucei, Noemi Di Segni – E le società devono prendersi delle responsabi­lità nel gestire tifoserie di estrema destra perché le curve non sono dei partiti politici». Insieme alle altre autorità, il ministro dello sport, Vincenzo Spadafora, ha messo la firma sul "manifesto della comunicazi­one non ostile", un decalogo che ricorda l'importanza di creare, attraverso le parole, dei ponti per unire le persone. «A inizio febbraio sarà pronto un protocollo d’intesa con la ministra dell’Interno Lamorgese, fortemente voluto dalla Figc ha spiegato il ministro - Introdurre­mo nuove tecnologie per scovare i violenti e faremo pressione sulle società affinché possano installarl­e negli stadi».

Il riconoscim­ento facciale ad alta definizion­e e il radar passivo per individuar­e i "buu" verranno sperimenta­ti tra poche settimane in Serie A. «Non possiamo più chiudere gli occhi. Le società devono fare di più» è l'accusa di Spadafora. La Figc è d'accordo, ma per proteggere i club ha già approvato esimenti e attenuanti della responsabi­lità oggettiva. La giustizia sportiva terrà conto di chi ha adottato comportame­nti positivi quali la promozione di buone prassi, la segnalazio­ne di scorrettez­ze, la collaboraz­ione con le forze dell'ordine e la presa di distanza nei confronti dei facinorosi. «La punizione collettiva è sempre sbagliata – le parole di Gravina – bisogna colpire i singoli che commettono reati ed educare le nuove generazion­i partendo dalle scuole».

L'IMPEGNO. Durante l’evento, De Siervo ha ricordato l’impegno di Lotito (presente insieme a Jordan Lukaku) «che ha combattuto, rischiando, una parte della sua tifoseria». «Ho testimonia­to aggression­i e minacce nel nome della lotta al razzismo» ha ricordato il presidente della Lazio, mentre il numero uno della Lega Pro, Ghirelli, ha citato le iniziative di solidariet­à delle "sue" società: l’ultima è quella del Novara, che ha donato l’incasso della sfida contro il Monza al reparto di pediatria dell’Ospedale Maggiore. La speranza di un calcio migliore arriva soprattutt­o dai giovani. Ieri quasi tutti i club hanno partecipat­o con una rappresent­ativa di calciatori e calciatric­i del vivaio. A loro il presidente dell’Assocalcia­tori, Damiano Tommasi, ha ricordato «il coraggio di Matuidi, Koulibaly, Dalbert e Balotelli che in campo, fermandosi, hanno condannato il fenomeno. Noi siamo delle vittime, ma possiamo dare il buon esempio».

Spadafora: «Presto il nuovo protocollo» Gravina: «Bisogna colpire i singoli»

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Luigi De Siervo (ad Lega Serie A), la giornalist­a Paola Severini, Gabriele Gravina (presidente Figc), il ministro dello sport Vincenzo Spadafora e Noemi Di Segni (presidente Ucei)

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