Corriere dello Sport

RIVOLUZION­E PIOLI IBRA STELLA POLARE

Lo sbarco di Zlatan ha messo a posto i pezzi del puzzle rossonero: Suso sul mercato, Çalhanoglu in mediana, Castillejo e Bennacer decisivi

- di Pietro Guadagno

Rivoluzion­e Pioli. Forse è arrivata con un pizzico di ritardo, tenuto conto che il tecnico emiliano è sbarcato sulla panchina rossonera il 9 ottobre e da allora sono trascorsi 3 mesi, ma ora il Diavolo dà davvero l’impression­e di aver cambiato volto, definitiva­mente. Modulo, uomini, atteggiame­nto in campo: la svolta è nei fatti, ma c’è comunque voluta una scintilla per innescarla. Già, perché tutto è nato dal ritorno di Ibrahimovi­c. L’ultima esibizione del 2019, infatti, è stata probabilme­nte la peggiore dell'intera stagione, con quel clamoroso 0-5 subìto in casa dell’Atalanta. Lì si è capito che, nonostante il divorzio da Giampaolo e dai suoi metodi, la strada imboccata comunque non era quella giusta: troppi equivoci, troppi giocatori involuti e l’eterna fatica a segnare.

PRIMO SEGNALE. Non a caso, dopo quella disfatta, Boban e Maldini sono ripartiti all’assalto di Ibra, riuscendo finalmente a convincerl­o. Poi c’è stata quell’ultima scialba esibizione con la Sampdoria, in cui comunque Pioli aveva già cominciato a cambiare qualcosa, avanzando Bonaventur­a sulla trequarti, varando un inedito 4-2-3-1. Lo svedese, però, aveva cominciato in panchina e solo il suo ingresso in campo aveva dato la scossa, ai compagni e anche a San Siro. Ma non abbastanza per portare a casa i 3 punti. Nei giorni successivi, però, ecco prendere corpo il vero cambiament­o, che, come premesso, ha il sapore di una rivoluzion­e.

LEADER TECNICO. Il simbolo del taglio (netto) rispetto al passato è la rinuncia a Suso, ora finito anche sul mercato. Dal 2016, quando Montella è sbarcato sulla panchina del Milan, lo spagnolo è stato il faro del Diavolo. Anche perché in squadra non c’è mai stato nessuno che raggiunges­se la sua qualità tecnica. Il suo modo di giocare, però, ha anche finito per condiziona­re. Tanto che ogni tentativo di staccarsi dal 4-3-3 si è rivelato tanto inutile quanto dannoso. Beh, Ibrahimovi­c è servito anche a questo. Pochi giorni dopo il suo sbarco bis a Milanello, infatti, è tornato ad essere il leader tecnico della squadra, l’elemento attorno a cui ruotano tutto e tutti.

I TRATTI DEL CAMBIAMENT­O. Il resto è arrivato di conseguenz­a. A cominciare dal fatto che, per rendere al meglio, il totem di Malmö

ha bisogno di un’altra punta al suo fianco. E visto che è sbocciata un’intesa particolar­e con Leão (i due escono anche spesso a cena assieme), ecco che il portoghese è diventato il suo partner là davanti. Risultato: entrambi sono andati a segno contro il Cagliari, ovvero la gara che ha segnato la rivoluzion­e. Castillejo, poi, a destra, non condiziona come Suso: non trattiene il pallone, anzi se ne libera in fretta e sa come ribaltare rapidament­e l’azione. E pure Bento, nacer, in mezzo al campo, sta meglio con un altro mediano a guardargli le spalle.

SUBITO5GOL­IN 180’.Il cambiamen-

evidenteme­nte, ha bisogno anche di altre conferme. Del resto, una vittoria in campionato, con un Cagliari in netto calo, e un’altra in Coppa Italia con la Spal non possono essere prove definitive. Intanto, però, sono arrivati 5 gol in 180’, dopo che il Diavolo era rimasto a secco per 3 gare consecutiv­e. E la difesa non ha risentito del cambio di modulo, anzi. La porta è rimasta inviolata, dando ulteriore consistenz­a alla statistica che, dall’arrivo di Pioli, indica il Milan, insieme alla Sampdoria, come la squadra capace di mettere insieme il maggior numero di clean-sheet: 5.

Lo svedese ha scelto Leão come partner d’attacco: insieme funzionano già

Realizzate 5 reti in 180’, la difesa ha trovato benefici Sono 5 i clean-sheet

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