RIVOLUZIONE PIOLI IBRA STELLA POLARE
Lo sbarco di Zlatan ha messo a posto i pezzi del puzzle rossonero: Suso sul mercato, Çalhanoglu in mediana, Castillejo e Bennacer decisivi
Rivoluzione Pioli. Forse è arrivata con un pizzico di ritardo, tenuto conto che il tecnico emiliano è sbarcato sulla panchina rossonera il 9 ottobre e da allora sono trascorsi 3 mesi, ma ora il Diavolo dà davvero l’impressione di aver cambiato volto, definitivamente. Modulo, uomini, atteggiamento in campo: la svolta è nei fatti, ma c’è comunque voluta una scintilla per innescarla. Già, perché tutto è nato dal ritorno di Ibrahimovic. L’ultima esibizione del 2019, infatti, è stata probabilmente la peggiore dell'intera stagione, con quel clamoroso 0-5 subìto in casa dell’Atalanta. Lì si è capito che, nonostante il divorzio da Giampaolo e dai suoi metodi, la strada imboccata comunque non era quella giusta: troppi equivoci, troppi giocatori involuti e l’eterna fatica a segnare.
PRIMO SEGNALE. Non a caso, dopo quella disfatta, Boban e Maldini sono ripartiti all’assalto di Ibra, riuscendo finalmente a convincerlo. Poi c’è stata quell’ultima scialba esibizione con la Sampdoria, in cui comunque Pioli aveva già cominciato a cambiare qualcosa, avanzando Bonaventura sulla trequarti, varando un inedito 4-2-3-1. Lo svedese, però, aveva cominciato in panchina e solo il suo ingresso in campo aveva dato la scossa, ai compagni e anche a San Siro. Ma non abbastanza per portare a casa i 3 punti. Nei giorni successivi, però, ecco prendere corpo il vero cambiamento, che, come premesso, ha il sapore di una rivoluzione.
LEADER TECNICO. Il simbolo del taglio (netto) rispetto al passato è la rinuncia a Suso, ora finito anche sul mercato. Dal 2016, quando Montella è sbarcato sulla panchina del Milan, lo spagnolo è stato il faro del Diavolo. Anche perché in squadra non c’è mai stato nessuno che raggiungesse la sua qualità tecnica. Il suo modo di giocare, però, ha anche finito per condizionare. Tanto che ogni tentativo di staccarsi dal 4-3-3 si è rivelato tanto inutile quanto dannoso. Beh, Ibrahimovic è servito anche a questo. Pochi giorni dopo il suo sbarco bis a Milanello, infatti, è tornato ad essere il leader tecnico della squadra, l’elemento attorno a cui ruotano tutto e tutti.
I TRATTI DEL CAMBIAMENTO. Il resto è arrivato di conseguenza. A cominciare dal fatto che, per rendere al meglio, il totem di Malmö
ha bisogno di un’altra punta al suo fianco. E visto che è sbocciata un’intesa particolare con Leão (i due escono anche spesso a cena assieme), ecco che il portoghese è diventato il suo partner là davanti. Risultato: entrambi sono andati a segno contro il Cagliari, ovvero la gara che ha segnato la rivoluzione. Castillejo, poi, a destra, non condiziona come Suso: non trattiene il pallone, anzi se ne libera in fretta e sa come ribaltare rapidamente l’azione. E pure Bento, nacer, in mezzo al campo, sta meglio con un altro mediano a guardargli le spalle.
SUBITO5GOLIN 180’.Il cambiamen-
evidentemente, ha bisogno anche di altre conferme. Del resto, una vittoria in campionato, con un Cagliari in netto calo, e un’altra in Coppa Italia con la Spal non possono essere prove definitive. Intanto, però, sono arrivati 5 gol in 180’, dopo che il Diavolo era rimasto a secco per 3 gare consecutive. E la difesa non ha risentito del cambio di modulo, anzi. La porta è rimasta inviolata, dando ulteriore consistenza alla statistica che, dall’arrivo di Pioli, indica il Milan, insieme alla Sampdoria, come la squadra capace di mettere insieme il maggior numero di clean-sheet: 5.
Lo svedese ha scelto Leão come partner d’attacco: insieme funzionano già
Realizzate 5 reti in 180’, la difesa ha trovato benefici Sono 5 i clean-sheet