Corriere dello Sport

BERRETTINI VIAGGIO NELL’IGNOTO

Per Matteo è la stagione delle conferme «Tutti mi studiano, un anno fa non ero un Top 10» Il mental coach: «Il futuro? Territorio inesplorat­o»

- di Stefano Semeraro

«L o scorso anno un po’ mi conoscevan­o, ma non troppo. Ora si sono messi a studiare i miei colpi, il mio gioco, quindi sarà più dura. Tutti vogliono battermi, perché sono un Top 10». E’ la dura legge del tennis, più sali più si fa difficile. Matteo Berrettini, numero 8 del ranking mondiale, l’aria sottile dell’alta quota la respira solo da qualche mese, ma ha già capito che può essere inebriante e pericolosi­ssima. Come in un ottomila himalayano, guai a fermarsi in parete. Ripartire dal campo base dopo una stagione esaltante poi è questione delicata, bisogna seguire la strada giusta.

L’ultima partita ufficiale Matteo l’ha giocata n Coppa Davis a novembre, l’Atp Cup ha preferito saltarla per non aggravare un infortunio agli addominali. Un po’ di vacanza fra la Florida, dove ha casa la fidanzata Ayla Tomljanovi­c, tennista anche lei, e la California («mi è piaciuta molto Los Angeles, bello avere mare e montagne a portata di mano. Credo che ci tornerò spesso in futuro»), poi il Natale a Montecarlo con la famiglia e il 29 dicembre la partenza per l’Australia. In questi giorni Berrettini è in campo al Kooyong, la vecchia casa degli Australian Open, per la tradiziona­le esibizione che precede lo Slam, ieri ha perso con Stefanos Tsitsipas due tie-break tirati, la prossima settimana debutterà a Melbourne Park contro il qualificat­o australian­o Harris.

NOVITÀ. «Matteo ha giocato con una buona intensità, ad alto livello, e ne aveva bisogno», spiega al telefono coach Vincenzo Santopadre. «Purtroppo l’infortunio ci ha costretti a cambiare un po’ i programmi, a stare molto attenti a non compromett­ere la salute. I primi giorni qui a Melbourne si allenava solo con me, a basso ritmo, ora invece non sente più il dolore, al massimo un po’ di fatica, e contro Tsitsipas non si è risparmiat­o». In Australia al team si è aggiunto anche il fisioterap­ista spagnolo Ramon Punzano, che ha affiancato il preparator­e fisico Roberto Squadrone. Anche i Top 10, del resto, sono obbligati a migliorars­i sempre, se non vogliono scivolare in basso.

«Tecnicamen­te abbiamo lavorato su servizio e primo colpo, e risposta e primo colpo - spiega Santopadre - ma ci siamo dedicati anche al rovescio, con un’attenzione al trasferime­nto del peso e a una nuova postura che gli consenta di far viaggiare di più la palla. I risultati si stanno già vedendo, e anche Matteo ne è soddisfatt­o». Per gestire al meglio la transizion­e fra una stagione e l’altra è necessario non forzare le tappe, «programmar­e bene i tornei e prevedere piccole pause, giorni di recupero, periodi di stacco, che servono a gestire al meglio le energie» Nel 2019 Matteo ha giocato 68 partite, quest’anno dovranno essere di meno. Infatti ha già rinunciato a mettersi in tasca qualche punto in più nei tornei pre-Australian Open proprio per arrivare al massimo della forma al primo appuntamen­to che conta.

STANCHEZZA. «Ricordiamo­ci che Matteo è arrivato fisicament­e e mentalment­e esausto alla fine del 2019», analizza il suo mental coach Stefano Massari. «E con problemi fisici non banali. La pausa invernale doveva essere rigenerati­va, ma ora bisogna vedere a che punto è, come potrà reagire all’impegno dei tre set su cinque. Ecco, la parola chiave è proprio questa: reagire. Matteo d’ora in poi dovrà vivere costanteme­nte così, anticipand­o sempre un po’ la cresta dell’onda. Il tennis pro’ non è solo quello che immagini da ragazzino, quando sogni di battere il n.1 del mondo. C’è una gestone che inizia molto prima di entrare in campo. Matteo si sta inoltrando in un terreno inesplorat­o. Ma è uno molto curioso, e ha grande autostima. Sa vivere le difficoltà non come angoscia, ma come uno stimolo, per questo ho fiducia in lui». Peraltro ricambiata: «Il mio team è fatto di persone con cui lavoro da quando avevo 14 anni, e tutti insieme dobbiamo migliorare ogni giorno. E’ il mio staff, è vero, ma sono anche i miei amici».

Nel 2019 ha giocato 68 partite, in questa stagione dovranno essere di meno

 ?? ANSA ?? Matteo Berrettini, 23 anni, impegnato al Kooyong Classic, tradiziona­le torneo esibizione che precede gli Australian Open
ANSA Matteo Berrettini, 23 anni, impegnato al Kooyong Classic, tradiziona­le torneo esibizione che precede gli Australian Open

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