Nadal a Melbourne per emulare le leggende del tennis vintage
Solo Laver ed Emerson, negli anni 60, sono riusciti a vincere almeno due volte tutti gli Slam
Nessuno c’è riuscito nell’era Open, cioè dal 1968 in poi, nemmeno Herr Federer. Vincere tutti i quattro Slam almeno due volte in carriera da quarant’anni a questa parte sembra impossibile anche per chi in teoria avrebbe i numeri, oltre che le qualità. A Melbourne però Rafa Nadal può rompere il tabù, raggiungendo in un colpo solo il suo amico nemico Roger a quota 20 Slam e diventando il terzo “double career slammer” del tennis.
In passato l’impresa è riuscita infatti solo a due colossi, ovvero Rod Laver, l’unico nella storia del tennis a completare addirittura due Grand Slam - nel 1962 da dilettante e nel 1969 da pro’ - e Roy Emerson, il suo amico, connazionale e compagno di doppio australiano (12 major in singolare, 28, un record per i maschi, contando anche il doppio) che però approfittò del bando dei professionisti, esclusi in quegli anni dai quattro grandi tornei, completando l’impresa nel 1967, a 31 anni, con il suo secondo Roland Garros.
Proprio lo slam parigino è il tallone d’Achille sia di Federer, che a Parigi ha festeggiato solo nel 2009, sia di Novak Djokovic, vincitore nel 2016 e stoppato l’anno prima da Wawrinka in una memorabile finale quando - probabilmente - avrebbe potuto completare il terzo Grand Slam vero e proprio, cioè nell’anno solare, dopo il primo di Don Budge nel 1938 e i due di Laver. Del resto Pete Sampras, che segue nella classifica degli Slam vinti (14) i Fab 3, non è mai neppure riuscito a domare la terra rossa francese, mentre nel caso di Andre Agassi l’1 in casella riguarda sia il Roland Garros sia Wimbledon.
TALLONED’ACHILLE. L’Australia, il regno di Djokovic (7 centri), è invece sempre stato lo Slam fragile di Rafa, che ci ha perso cinque finali, due con Federer, due con Djokovic e una, probabilmente la più dolorosa perché viziata da un infortunio, contro Stan Wawrinka. Il suo trionfo del 2009 è rimasto nella leggenda, con la vittoria su Federer in cinque set pazzeschi, e la coppa ricevuta dalle mani proprio di Laver, con Roger sciolto in lacrime che lo osservava distrutto. I ricordi dolorosi per Nadal a Melbourne Park però sono la maggioranza. A partire dal ritiro in quarti di finale contro David Ferrer nel 2011, per continuare con la maratona disumana persa sempre contro il Djoker l’anno dopo - 5 ore e 53 minuti - e concludere con l’altro match da leggenda consegnato a Federer nel 2017, quando si era trovato avanti di un break nel quinto set. O con la batosta in tre set rimediata l’anno scorso sempre ancora contro Novak. «Ma nella mia carriera penso di essermi più goduto le vittorie che arrabbiato per le sconfitte», sostiene il Cannibale gentile. «E comunque battere i record non è la mia ossessione».
Di essere un super campione anche sul cemento, e non solo sull’amata terra rossa, Nadal lo ha dimostrato anche lo scorso anno, prendendosi il quarto US Open. In Australia però spesso le condizioni sono estreme, il caldo e l’umido sono terribili e quest’anno in aggiunta c’è anche l’aria resa densa e tossica dagli incendi che stanno carbonizzando il Paese. Una sfida in più per Nadal, che suda tantissimo e già in Atp Cup a Sydney ha dimostrato di patire l’umidità. L’impresa però resta indubbiamente alla portata del n.1. E con il doppio record, 20 Slam e almeno tutti due volte, diventerebbe un problema anche per gli statistici considerarlo inferiore a Federer, contro cui vanta peraltro un netto vantaggio negli scontri diretti (24-16). «Mi sembra ovvio che Djokovic e Nadal vinceranno più Slam di me in carriera», conclude (rassegnato?) Federer. «Quando ho superato il record di 14 di Sampras mi sono sentito a disagio, ma se c’è una cosa di cui sono sicuro è che in futuro, non so quando, arriverà qualcuno che batterà i record di noi tre».
L’Australia è il punto debole di Rafa Djokovic e Federer tenteranno a Parigi