Corriere dello Sport

Europa, chiusura a +1,2%

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Il mercato europeo dell’auto registra un aumento delle vendite del 21,4% a dicembre, quarto mese consecutiv­o in crescita, e il 2019 si chiude così con 15.805.752 immatricol­azioni nei paesi dell’Unione Europea e dell’Efta, l’1,2% in più del 2018.

Sono i volumi più alti dal 2008, sottolinea Paolo Scudieri, presidente dell’Anfia. In calo FCA con 946.571 auto vendute, il 7,3% in meno del 2018 e una quota di mercato pari al 6% a fronte del 6,5% dell’anno precedente. Jeep si difende benissimo mantenendo i volumi dell’anno precedente, mentre addirittur­a Lancia è l’unico brand a crescere (+20,6%). Lieve flessione anche per il gruppo PSA (-1,3%), con Opel che perde il 7,8%. Insieme le due case che stanno mettendo a punto il progetto di fusione hanno immatricol­ato 3.413.829 auto e sono il secondo gruppo alle spalle di Volkswagen (3.866.779 auto vendute, pari a +3,3% e quota al 24,5%).

Segni positivi anche per il gruppo Renault (+0,9%), Hyundai (+2,8%), Daimler (+4,8%) grazie ai suoi due brand Mercedes (+3,5%) e Smart (+15,8%), Bmw (+1,4%), Toyota (+4,8%). Sono in calo le vendite di Ford (-1,5%) ed è pesante la flessione di Nissan (-20,2%).

«Il mercato chiude il 2109 senza infamia e senza lode, mentre il 2020 si presenta con notevoli difficoltà per le restrizion­i sulle emissioni di CO2 e per il persistere degli effetti negativi della demonizzaz­ione del Diesel», commenta Gian Primo Quagliano, presidente del Centro Studi Promotor. «La performanc­e di dicembre - spiega - è dovuta a una giornata lavorativa in più e alla pressione delle case automobili­stiche per favorire la vendita di auto con basse emissioni di CO2 che avrebbero potuto incidere negativame­nte sulle vendite del 2020. Nell’area europea comunque 20 mercati su 31 hanno chiuso l’anno con immatricol­azioni in crescita rispetto al 2018. Il risultato dell’Europa è vicino a quello del 2007, ultimo anno prima della crisi economica, con un gap dell’1,24%, pari a poco meno di 200 mila unità.

Lontano da questo risultato invece resta l’Italia che ha chiuso il 2019 con volumi in lievissima crescita ma sconta oltre 500mila auto in meno sul mercato rispetto al 2007. Il mercato tedesco chiude con 3.607.258 immatricol­azioni (+5%), miglior risultato degli ultimi venti anni dopo quello del 2009.

Per l’Unrae, l’associazio­ne delle case automobili­stiche estere, i dati del 2019 confermano la debolezza del mercato e «l’urgenza di una politica industrial­e europea a supporto del settore».

Un auspicio che almeno per l’Europa potrebbe essere realizzabi­le. Ma quella stessa politica industrial­e servirebbe anche in

Italia. E, come dimostrano i recentissi­mi provvedime­nti della Sindaca Raggi a Roma, non solo non si ha la minima intenzione di attuare, ma sembra piuttosto sia ben delineata una solida volontà di perseguire un percorso che prescinde da logiche, razionalit­à e numeri. Un percorso che a questo punto pretendere­bbe una presa di posizione diversa da parte di tutto il settore.

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Una lunga fila di macchine in attesa di essere vendute

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