Rrahmani, è Napoli oggi visite e firma
Il difensore è il primo colpo per giugno, poi Amrabat
L’infante di Spagna cerca pace. E magari anche la corona smarrita: di reale, di questi tempi, a Fabian Ruiz è rimasto più che altro l’interesse del Real (rilanciato da Madrid con estrema puntualità). Ma questa è un’altra storia: quella che conta, a un giorno appena dalla partita con la Fiorentina, ha invece il Napoli in copertina; le scelte di Gattuso e una concorrenza improvvisamente esagerata che a tratti potrebbe anche nascondere il senso di una rivoluzione inaspettata fino a pochi, pochissimi mesi fa. Già, i fatti stanno così: gli acquisti di Lemme e Lobotka rimetteranno presto tutto in discussione. E se Allan e Zielinski sembrano già essere in pieno possesso della situazione, per Fabian la questione è differente: lui non sta giocando ai suoi livelli, anzi, e sia con l’Inter sia con il Perugia il San Paolo non gli ha risparmiato né critiche né fischi. Momentaccio, altroché: e così, a conti fatti, la partita di domani sa tanto di prova fondamentale. Di test: la tentazione di lanciare Demme esiste, altroché, però Gattuso sembra orientato a rimandare l’esordio di Diego dal primo minuto con la Lazio in Coppa Italia, martedì, e dunque a confermare il solito centrocampo. Ancora una volta: Allan e Zielinski ai lati di Ruiz. Che però deve rispondere, sì: cercasi il grande di Spagna. L’uomo che il Napoli, con il gioco delle clausole, a un certo punto ha pensato di valutare 180 milioni di euro.
LA PARABOLA. E allora, la parabola di Fabian. Su e giù; in orbita e in picchiata. Che questo non sia il miglior periodo da quando è azzurra la sua vita, beh, pare chiarissimo, però è da un po’ che il giovane andaluso, a un certo punto uomo di punta del mercato spagnolo con tanto di corte spietata di Real (soprattutto) e Barça, ha smesso di stupire. Anzi: lo stupore è legato proprio a una serie di prestazioni non all’altezza delle sue qualità. Il primo problema? Beh si direbbe il ruolo, la posizione. Una sorta di crisi d’identità nata e cresciuta di pari passo con la crisi della squadra: un po’ mezzala - il suo habitat naturale -, troppe più volte vertice basso e adios. Proprio non riesce a esprimersi, da regista: non ha il passo, non ha la velocità d’esecuzione, e del resto non sono mai state queste le sue consegne. E così Demme, soprattutto il tedesco di Calabria, e poi Lobotka: si scrivono in forma originale, si legge concorrenza. Spietata.
CIAK, GIRA DIEGO. Sia chiaro: prima di riscrivere le liste e le gerarchie bisogna vedere i nuovi all’opera con una certa continuità, però in questo frangente la sfida in evoluzione è quella tra Fabian e Diego. Già in campo con il Perugia per 25 minuti, dopo appena due giorni in gruppo, proprio al posto del collega. E soprattutto da interprete scafato del ruolo. Gattuso lo ha voluto e ci crede. Punta su di lui e punta a lanciarlo dal primo minuto al più presto possibile: più difficile domani con la Fiorentina, più probabilmente con la Lazio martedì nei quarti di Coppa Italia. «Corro molto. Mi piace giocare davanti alla difesa, impostare l’azione ed essere un leader in campo - dice Demme nel frattempo - I miei idoli erano Pirlo e Gattuso, spero di imparare tanto da lui. Sono molto felice di essere qui, in un grande club». Mai come suo padre: «Mi ha chiamato Diego perché era molto tifoso di Maradona».
VIOLA SPERANZA. Diverso, per forza di cose, è invece il percorso di Lobotka: quella di domani sarà la sua prima convocazione e dunque bisogna attendere ancora un pizzico. Ruiz, però, non ha tempo. Anzi ha una fretta incredibile: si, quella con la Viola dovrà essere la sua partita. Deve strappare, deve accelerare: con Allan e Zielinski saldamente in vetta, allo stato i problemi sembrano più che altro parlare castigliano. Già, per il momento va così: serve la scossa, serve Fabian. Quello vero. Meglio se già domani.
Da regista basso fatica: non ha passo e velocità. Il tedesco, in forma, scalpita
Demme: Corro molto, mi piace giocare davanti alla difesa ed essere un leader