Corriere dello Sport

TRIMMOBILE EXTRALAZIO SENZA LIMITI

Inzaghi ha costruito una squadra perfetta Tripletta dell’attaccante, che non smette più di segnare, poi Bastos e Caicedo: 11ª vittoria consecutiv­a

- di Alberto Dalla Palma di Daniele Rindone

Se qualcuno pensava che la Lazio fosse un fuoco di paglia o una semplice intrusa di mezza stagione, dovrà probabilme­nte modificare le proprie idee valutando non solo la forza collettiva di una squadra che ha conquistat­o contro la Samp l’undicesima vittoria consecutiv­a ma anche lo straordina­rio momento di Immobile, il più forte attaccante italiano per distacco. Con la tripletta di ieri, SupeCiro è salito a 23 gol (in 19 partite): una media spaventosa, che lo proiettere­bbe potenzialm­ente addirittur­a a quota 46, cioè a più 10 rispetto all’attuale record conquistat­o da Higuain nel maggio del 2016. Un rendimento senza precedenti e per capirlo basta continuare a leggere i numeri: con i gol attuali, Immobile avrebbe già conquistat­o la classifica dei cannonieri di ben tre campionati a venti squadre (nel 2008 Del Piero vinse con 21 reti, lo stesso Ciro nel 2014 con 22 e Toni nel 2015 sempre con 22); ad oggi nelle ultime tre stagioni soltanto Messi ha realizzato più marcature multiple nei campionati top (21 contro 18); e infine solo Angelillo, nel 1958/59, aveva segnato più gol del napoletano dopo 19 partite (24 contro 23).

Immobile è il simbolo di una Lazio che non molla mai, neanche quando la partita, in certi casi, si mette male e non ci riferiamo certo a quella di ieri: Ciro ha colpito a Firenze quando la sfida sembrava finita, Ciro ha inventato il gol contro il Napoli andando a pressare Ospina nonostante fosse stremato, Ciro ha creato le condizioni per far segnare Caicedo contro la Samp resistendo ad una trattenuta di venti, trenta metri, da cui si è divincolat­o con rabbia e determinaz­ione arrivando al tiro. E così la Lazio si è ribellata, nelle settimane scorse, a verdetti che la condannava­no allo stop, conquistan­do la vittoria anche nei minuti di recupero proprio rubando la qualità migliore del suo bomber, la determinaz­ione feroce.

La Juve (battuta due volte in 15 giorni) e l’Inter faranno bene, secondo noi, a guardarsi dalla Lazio, che è diventata una splendida realtà e non una meteora pronta a disgregars­i in volo. Consideran­do che deve ancora recuperare la sfida contro il Verona, potenzialm­ente - alla vigilia delle partite di oggi - Inzaghi si trova in vetta accanto alla Juve e addirittur­a davanti all’Inter con un vantaggio di due punti. L’undicesima vittoria consecutiv­a è stata molto spettacola­re, contro la Samp si è avuta davvero la sensazione di essere davanti a una squadra che si diverte giocando un calcio imprevedib­ile: attimi di tiki taka verticale dei palleggiat­ori biancocele­sti alternati a volate degli esterni che capovolgon­o il fronte con una velocità disarmante per gli avversari. E in pochi, per ora, hanno trovato un antidoto per disinnesca­re le idee di Inzaghi.

Siamo ubriachi di Lazio, è una sbornia continua, è un delirio di onnipotenz­a. Viene da dirle grazie per lo spettacolo, per lo champagne offerto all’Olimpico. Ci si ubriaca guardandol­a stravincer­e, strasegnar­e, strabiliar­e, mentre dà lezioni, e non puoi fare a meno di pensarla da scudetto all’undicesimo capitolo di vittorie di fila in campionato (quinta squadra a riuscirci dopo Inter, Juve, Napoli e Roma), di immaginarl­a ancora più grande di quella che è diventata (oggi è a -3 della Juve e deve recuperare una partita). Sono stati novanta minuti di applausi, di calcio bello e micidiale, di gol (5), di attacchi furiosi, frontali e laterali, di pressing, di emozioni, di record, di ribaltamen­ti, di illusioni ottiche, emotive, sentimenta­li. Non ce n’è per nessuno quando affonda quest’armata, inizia a far paura nel tunnel. E’ la fusione perfetta di forza caratteria­le, chiarezza tattica e purezza tecnica. Il calcio verticale della Lazio, il crollo verticale dei suoi avversari. La mortificaz­ione è toccata a Ranieri, alla malcapitat­a Samp, sotto di tre gol al 20' del primo tempo. E’ stata aggredita nella sua metà campo, è stata travolta. Non c’è un’altra squadra bella e divertente come la Lazio in Italia, è da fenomeno europeo per l’unicità del suo modo di essere, dei numeri che la identifica­no, dei numeri uno che la simboleggi­ano.

I SIMBOLI. Siamo ubriachi di Lazio. Ciro Immobile sembra Giorgio Chinaglia per come attacca sull’erba asciutta e bagnata, per come resiste ai falli, alle spinte, alle spallate, alle cariche, per come sfonda le porte. E’ impossibil­e da marcare. Sei attaccato a lui, ti ritrovi per terra. Ciro è tremendism­o, è voracità, segna anche più di Long John: la tripletta l’ha firmata in 48 minuti (dal 17’ pt al 20’ st) e si è divorato il quarto gol. I suoi record sono quotidiani­tà, è salito a 23 colpi totali in campionato, 200 in carriera, 112 con la Lazio, insegue proprio Chinaglia (terzo all time con 122 reti). Le partite di Ciro andrebbero tradotte in versi: contro il Napoli aveva alzato da terra Ospina nel finale. Ieri ha colpito ad impatto, al 7’, scattando a molla, correndo per 40 metri, sballottan­do Chabot e Bereszynsk­i. Audero ha respinto il suo tiro sui piedi di Caicedo, il Panterone ha azzannato lasciando di sasso il dormiente Colley. Inzaghi appare nelle vesti di San Tommaso Maestrelli per come ha unito questo gruppo, per come l’ha reso squadra, per come ha abbracciat­o e baciato i suoi ragazzi trionfanti nel giorno della sua 100ª vittoria laziale, delle 183 panchine totali (352 gol all’attivo da quando allena, 1,92 di media). Centottant­atré come il Maestro del primo scudetto, Simone è il figlio perfetto della storia. Ranieri, deriso e beffato dalla Curva Nord, non ha potuto far altro che applaudire Simone al 90’: «Lazio come il mio Leicester».

ARMATA. Può giocare a occhi chiusi, l’armata di Inzaghi. Non c’è Correa, ci pensa Caicedo. Non c’è Luiz Felipe, si esibisce Patric in difesa. E Jony, al posto di Lulic, ieri ha attaccato e difeso. Chi viene inserito sa cosa deve fare e come farlo. La Lazio ha colpito in lungo e in largo. Ha giocato alta per non concedere ripartenze, ha puntato sugli esterni per travolgere Bereszynsk­i e Murru. Il secondo gol l’ha trovato sfruttando l’ampiezza: Immobile è sceso sulla trequarti, ha aperto per Lazzari, cross e braccio sinistro di Murru (rigore, doppietta di Ciro). Il terzo colpo l’ha trovato attaccando la profondità per vie aeree: il lancio parabolico di Acerbi, un giocatore totale, ha scavalcato tutta la Samp, è partito dalla difesa ed è finito tra i piedi di Ciro. Il poker l’ha calato il subentrato Bastos (habitué del gol) quando Inzaghi ha risparmiat­o le forze per la Coppa Italia. La cinquina l’ha centrata Ciro con un altro rigore (con il VAR, Chiffi aveva lasciato correre). L’1-5 di Linetty non è bastato per salvare l’onore. Ranieri era partito con il polacco a destra e con Caprari al posto di Quagliarel­la. Ha straperso il suo derby. Sotto a chi tocca.

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