UN SEI NAZIONI TUTTO NUOVO
Tecnici, giovani, stili di gioco Parte un torneo mai visto Inghilterra favorita, ma occhio alla Francia dei gioielli iridati che sta tornando alle origini
Quattro nuovi c.t., 46 esordienti (22,7%) tra i 202 convocati nelle “rose” preliminari del torneo, filosofie e stili di gioco da scoprire. Sarà un Sei Nazioni imprevedibile, com’è logico che sia nell’anno che segue la Coppa del Mondo. Anche perché il rugby s’interroga sulla strada intrapresa. Il Mondiale in Giappone ha messo in mostra una fisicità sempre più esasperata - la partita tra Inghilterra e All Blacks è stata una battaglia tra superuomini - e persino un arbitro, il popolarissimo gallese Nigel Owens, nei giorni scorsi s’è permesso di dire che, beh, sì, forse, sarebbe il caso di ripensare qualcosa. Tipo ridurre il numero delle sostituzioni. Per abbassare i ritmi, abbassare i tonnellaggi, allargare gli spazi.
Nell’attesa, c’è chi prova a cambiare le cose con gli stumenti di cui dispone. Fabien Galthié nove mesi fa ha affiancato Jacques Brunel alla guida dei Coqs. Ora che è rimasto solo al comando, continuerà a portare avanti il progetto di riscoperta di una via francese al rugby. Può riuscirci, e i prodromi si sono visti al Mondiale, gettato alle ortiche dalla gomitata di Vahaamahina al gallese Wainwright quando la Francia era a un passo dalle semifinali. Galthié può contare sulla generazione d’oro degli Under 20 bi-campioni del mondo per riproporre un rugby fatto di ricerca degli spazi e non di impatti. Da abbinare a profonde trincee, come si conviene al gioco moderno. Per questo ha strappato al Galles l’inglese Shaun Edwards, guru della difesa, che con i Dragoni ha vinto qualcosa come tre Grand Slam. I bookies non danno fiducia alla Francia, noi la vediamo quale potenziale sorpresa, specie se domani dovesse sorprendere la favorita Inghilterra a Parigi.
ESORDIENTI. Il sudafricano Franco Smith (Italia), l’inglese Andy Farrell (Irlanda) e il neozelandese Wayne Pivac (Galles) sono gli altri tre coach esordienti. E se per Smith il compito paradossalmente è quasi agevole (sarà dura fare peggio di O’Shea), gli altri due prendono le redini di nazionali che da un decennio sono le uniche rivali della Rosa inglese. Pivac, 57 anni, trascorsi da poliziotto ad Auckland, proverà a potenziare l’attacco gallese, un po’ appassito (per i suoi standard...). Di fatto l’unica novità, oggi contro l’Italia, sta proprio lì, con l’ariete George North
spostato a centro per sguinzagliare all’ala Johnny McNicholl, 26 mete con gli Scarlets in tre stagioni di Pro14. Che il Galles debba pescare un’ala di 29 anni in Nuova Zelanda fa un po’ sorridere, ma tant’è.
Farrell, 44 anni, ex stella del XIII, ex nazionale inglese e (non ex) papà del capitano dell’Inghilterra, Owen, prende in mano la monolitica Irlanda (tutti per uno, le quattro province per la nazionale), forte di un quadriennio da assistente alla difesa con John Schmidt. La Green Army è una potenza, ma va rilanciata dopo l’ennesimo flop mondiale. L’intelaiatura è solida, i giovani non mancano (Larmour, Ringrose, Stockdale, James Ryan, l’esordiente Doris), l’unica incognita è la tenuta fisica del nuovo capitano Jonathan Sexton, il solo capace di guidare la macchina da guerra del trifoglio.
MOURINHO. L’Inghilterra è la stessa che ha demolito gli All Blacks ai Mondiali. La favorita dei bookmaker, se avrà assorbito la botta psicologica incassata dagli Springboks. Ha materiale umano da buttar via, è coperta in tutti i ruoli e può sfruttare l’ombrello Eddie Jones, il Mourinho ovale. Il c.t. nippo-australiano attacca, provoca, accusa e dirotta l’attenzione, e la pressione, su di sé. Dietro le sue strategie dialettiche, s’è scoperto, c’è un ex giornalista australiano (David Pembrocke), con cui studia cosa dire, quando e come.
La Scozia, tornata dal Giappone con le ossa rotte, ha salutato il cecchino Laidlaw, e pure la stella Russell, che non ha superato la... prova del palloncino. Se non s’inventa un’impresa a Murrayfield (possibile) con Inghilterra e Francia, si giocherà il “cucchiaio di legno” a Roma.
«Come as Rivals, Leave as Friends» (venite da avversari, andatevene da amici) è lo slogan del Sei Nazioni 2020. Comunque vada, piaccia o no, il rugby vincerà di sicuro.
Un ex poliziotto alla guida del Galles Un guru aiuta Jones a imitare Mourinho