Auguri al giovane Angelo Peruzzi
Caro Cucci, oggi taglia il traguardo dei cinquant’anni il grande portiere Angelo Peruzzi. Una carriera nata da giovanissimo nella squadra del suo paese, Blera, dove verrà notato dagli osservatori della Roma e dopo pochi anni farà il suo esordio in Serie A. Dopo il prestito al Verona, nel 1991 passerà alla Juventus dove si toglierà molte soddisfazioni, nelle 8 stagioni in bianconero conquisterà praticamente tutto: tre scudetti, una Coppa Italia, due Supercoppe Italiane, una Coppa Uefa, una Champions League, una Supercoppa Intercontinentale, una Supercoppa Europea, collezionando 301 presenze. Nel 1999 passerà all’Inter, un’esperienza che durerà una sola stagione, l’anno successivo passerà alla Lazio, dove conquisterà due trofei: la Supercoppa Italiana e una Coppa Italia. Inoltre farà parte della squadra nella vittoriosa spedizione azzurra del Mondiale 2006. Il 20 maggio 2007 disputerà la sua ultima partita in carriera in Lazio-Parma, si ritirerà dopo 620 incontri da professionista e 31 presenze con la maglia della Nazionale. Tanti auguri Angelo!
CaroCucci,vostrolettoredal1955, a 17 anni ho avuto l’onore di scrivere per il Corriere con reportage delle partite di serie D e degli allievi regionali. In una partita Atac-Stefer usai per la prima volta il termine fair-play copiato da un tabloid inglese. Al dunque, sono rimasto veramente disgustato dalla direzione arbitrale di Milan-Juventus di Coppa Italia. Perché nel calcio non si può copiare dalla pallavolo in cui tutti i telespettatori possono rendersi conto di un’azione contestata? E poi vi domando se deve essere esclusiva la decisione arbitrale se dietro la Var c’è un altro arbitro...
Caro professore, l’ho scritto mille volte: a parte le tante obiezioni sull’uso della VAR, in parte (o in tutto?) condivise dalla Federcalcio che ha chiesto - dopo la battaglia di questo giornale - l’utilizzo del challenge, ovvero una ulteriore chiamata dell’allenatore per l’impiego della tecnologia, non vedo trasparenza nè certezza di giudizio se dietro la macchina c’è un manovratore uomo decisivo. Tanto vale restituire dignità decisionale all’arbitro. Ho letto l’ex Migliore, Pierluigi Collina, che difende giustamente gli arbitri: «Il VAR aiuta a decidere più in fretta? L’arbitro deve decidere come se la tecnologia non esistesse. L’obiettivo è non averne bisogno perché le decisioni sono corrette ed è per questo che lavoriamo attraverso la preparazione. Poi, lui sa che esiste un paracadute che può correggere un errore, anche se l’errore resta». Santa chiarezza.