Corriere dello Sport

Auguri al giovane Angelo Peruzzi

- Fabio Giacomo Cobianchi, Pieve Porto Morone (Pv) gmail.com Prof. Federico Amici - tim.it

Caro Cucci, oggi taglia il traguardo dei cinquant’anni il grande portiere Angelo Peruzzi. Una carriera nata da giovanissi­mo nella squadra del suo paese, Blera, dove verrà notato dagli osservator­i della Roma e dopo pochi anni farà il suo esordio in Serie A. Dopo il prestito al Verona, nel 1991 passerà alla Juventus dove si toglierà molte soddisfazi­oni, nelle 8 stagioni in bianconero conquister­à praticamen­te tutto: tre scudetti, una Coppa Italia, due Supercoppe Italiane, una Coppa Uefa, una Champions League, una Supercoppa Interconti­nentale, una Supercoppa Europea, colleziona­ndo 301 presenze. Nel 1999 passerà all’Inter, un’esperienza che durerà una sola stagione, l’anno successivo passerà alla Lazio, dove conquister­à due trofei: la Supercoppa Italiana e una Coppa Italia. Inoltre farà parte della squadra nella vittoriosa spedizione azzurra del Mondiale 2006. Il 20 maggio 2007 disputerà la sua ultima partita in carriera in Lazio-Parma, si ritirerà dopo 620 incontri da profession­ista e 31 presenze con la maglia della Nazionale. Tanti auguri Angelo!

CaroCucci,vostrolett­oredal1955, a 17 anni ho avuto l’onore di scrivere per il Corriere con reportage delle partite di serie D e degli allievi regionali. In una partita Atac-Stefer usai per la prima volta il termine fair-play copiato da un tabloid inglese. Al dunque, sono rimasto veramente disgustato dalla direzione arbitrale di Milan-Juventus di Coppa Italia. Perché nel calcio non si può copiare dalla pallavolo in cui tutti i telespetta­tori possono rendersi conto di un’azione contestata? E poi vi domando se deve essere esclusiva la decisione arbitrale se dietro la Var c’è un altro arbitro...

Caro professore, l’ho scritto mille volte: a parte le tante obiezioni sull’uso della VAR, in parte (o in tutto?) condivise dalla Federcalci­o che ha chiesto - dopo la battaglia di questo giornale - l’utilizzo del challenge, ovvero una ulteriore chiamata dell’allenatore per l’impiego della tecnologia, non vedo trasparenz­a nè certezza di giudizio se dietro la macchina c’è un manovrator­e uomo decisivo. Tanto vale restituire dignità decisional­e all’arbitro. Ho letto l’ex Migliore, Pierluigi Collina, che difende giustament­e gli arbitri: «Il VAR aiuta a decidere più in fretta? L’arbitro deve decidere come se la tecnologia non esistesse. L’obiettivo è non averne bisogno perché le decisioni sono corrette ed è per questo che lavoriamo attraverso la preparazio­ne. Poi, lui sa che esiste un paracadute che può correggere un errore, anche se l’errore resta». Santa chiarezza.

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