Lazio con gli occhi della tigre: 102 recuperi
Vi raccontiamo l’ascesa del tecnico e il suo sogno «La Lazio si gioca il titolo con Juve e Inter. Io ci credo Lotteremo senza avere ossessioni» Il secondo posto nato nell’intervallo
Puoi anche battere la Lazio e quest’anno in campionato è successo solo due volte, ma devi stare attento al secondo incrocio. Inzaghi e il suo staff (Max Farris, Mario Cecchi, Riccardo Rocchini) sanno preparare le partite alla lavagna, traducendole sul campo, come pochi altri allenatori. E di solito, sugli errori e le lezioni del passato, costruiscono i trionfi. Veri e propri capolavori. Non è una novità. Simone, da quando guida la Lazio e i risultati lo dimostrano, si è abituato a stupire, a sorprendere, a ribaltare i pronostici, portando la squadra oltre i propri limiti. E’ un divoratore di trofei, non a caso vince le finali ed era stato ribattezzato “allenatore da coppa”. Quest’anno si sta superando. Dopo aver strappato e piegato la Juve a Riyad, vincendo la Supercoppa, ha trasformato il campionato in un percorso lunghissimo e da affrontare come se fossero tutte finali. Ci sta riuscendo attraverso un lavoro profondo, in cui ha potuto perfezionare il 3-52 su cui lavora stabilmente da tre anni (e con l’ingresso di un esterno specifico come Lazzari) e con la disponibilità ottenuta dal gruppo.
CATTIVERIA. Domenica ha battuto Conte sfidandolo sul suo terreno preferito, quello delle motivazioni feroci e della cattiveria agonistica. Un dato spicca nel report statistico diffuso dalla Lega: 102 recuperi contro gli appena 51 dell’Inter. La Lazio ha giocato con gli occhi della tigre, nella ripresa ancora di più rispetto al primo tempo, si è avventata su ogni pallone. I contrasti di Luiz Felipe, i tackle di Luiz
Felipe, i salvataggi di Acerbi, persino le scivolate di Immobile nella fase difensiva, il pressing di Caicedo su Brozovic. L’intensità è stata la chiave principale della partita a cui si è aggiunta ovviamente la qualità dei centrocampisti, con le invenzioni e il calcio dipinto da Luis Alberto, i colpi geniali e la prepotenza atletica di Milinkovic.
MARCATURE. L’Inter è una macchi