Corriere dello Sport

Che scossa nell’intervallo

- Di Fabrizio Patania

natore. Lo pensavano tutti di Roberto Mancini, ovvio, oppure di Simeone e di Nesta, ma lui che eludeva il collettivo come avrebbe potuto dedicarsi agli altri gestendo un gruppo? Inzaghino, invece, si è trasformat­o nel tempo, è cresciuto, ha sofferto il momento del ritiro e la fine della sua storia con Alessia, poi ha conosciuto Gaia e il suo cuore si è riacceso. Per mano, hanno condiviso na da guerra nel vero senso della parola. Impression­a per fisicità, muscoli, presenza. E’ quadrata, solida. Un muro difficile da buttare giù. Manca di inventiva e di fantasia, soprattutt­o in assenza di Sensi e non avendo ancora inserito Eriksen. Privilegia un tema specifico di gioco: lanciare palla in avanti verso Lukaku e Lautaro, che dividono equamente il fronte offensivo. Ecco il primo punto su cui ha lavorato Inzaghi. Doveva attaccare l’Inter, metterla sotto pressione senza rischiare ripartenze letali in contropied­e. Servivano corsa, fisicità e lucidità. Occorrevan­o marcature preventive e allora Simone l’ha pensata così. Caicedo (e a volte una nuova vita e una carriera diversa. Partendo dalla gavetta, Simone era certo che sarebbe arrivato sulla panchina della Lazio, che Claudio Lotito gli aveva promesso alla rescission­e del contratto. Sembravano parole di circostanz­a, oggi sono realtà perché lui non ha lasciato niente al caso. Ha studiato, come faceva durante i viaggi con l’Almanacco Panini: conosceva tutti i giocatori, dalla serie A alla serie C, ruolo e caratteris­tiche. Adesso questa è la sua forza quando prepara le partite in modo maniacale, un perfezioni­sta puro e sorprenden­te. Se la Lazio è in corsa per lo scudetto e ha vinto così tanto negli ultimi anni, è proprio perché il suo allenatore ha creato con il gruppo un rapporto speciale, come confessa spesso. «L’alchimia che ci sostiene è straordina­ria, come l’amore della gente nei nostri confronti. Noi non ci sentiamo mai soli» racconta anche Immobile) pronto a isolare Brozovic con palla a Padelli, lasciando liberi di impostare De Vrij, Skriniar e soprattutt­o Godin. Se non gioca Brozovic, l’Inter comincia a lanciare e mettere palla avanti. Ecco la seconda parte del piano: isolare Lautaro e Lukaku. Conte è abituato a muovere e “allargare” le mezze-ali sino alla fascia laterali. Risucchian­o i mediani e si crea un buco in mezzo dove s’infila Lautaro, imprendibi­le, rapido e tecnico. A San Siro Parolo (e poi Leiva) uscivano e seguivano le mezze-ali dell’Inter (Vecino e Barella anche all’andata il 25 settembre). Questa volta Leiva ha avuto il compito di fermarsi davanti Simone che il 3 aprile del 2016 ha coronato il suo sogno: allenare la squadra del cuore resistendo anche quando Lotito aveva scelto Bielsa. Ma, si sa, il presidente è sempre stato un uomo fortunato: un clamoroso errore cancellato da una lite furiosa (con l’argentino) e dalla forte determinaz­ione di un uomo (Inzaghi, appunto) che non si vede senza la maglia biancocele­ste a tal punto da respingere la corte e i soldi del Napoli e del presidente De Laurentiis, che da Sarri si era separato con rancore. Oggi è difficile pensare alla Lazio senza Simone e a Simone senza la Lazio. Il 15 ottobre scorso, sempre il presidente Lotito, ospite nella redazione del nostro giornale, pronunciò un clamoroso ultimatum. «Nella vita ci sono dei diritti e dei doveri. Questa è la stagione dei doveri, i diritti sono finiti. Io voglio i risultati». La Lazio, la domenica successiva, recuperò tre gol contro l’Atalanta aprendo la sua corsa verso lo scudetto. Inzaghi non ha avuto paura delle parole di Lotito, ma ha avuto paura di perdere per tutta la vita la squadra della sua vita. E si è messo a correre, contro Ronaldo e contro Conte, sognando l’impossibil­e. «E io ci credo, me la gioco e mi diverto. Non vedo l’ora di sapere come andrà a finire». alla difesa e non muoversi. Doveva “schermare” Lautaro Martinez su cui in marcatura era stato scelto Luiz Felipe. Una specie di gabbia intorno all’argentino con l’effetto di sganciare Acerbi al raddoppio su Lukaku. Il belga staziona sul centro-destra: Radu (che gli cedeva centimetri e chili) lo prendeva in prima battuta, il centrale ex Sassuolo lo copriva, come è successo anche in pieno recupero, salvando il gol del possibile 2-2. Se l’Inter ha avuto difficoltà a impostare, la Lazio ha costruito bene il suo gioco partendo da dietro come al solito. Conte ha scelto, con palla a Strakosha, di piazzare Acerbi su Lukaku e marcare Una stanza degli spogliatoi dell’Olimpico è riservata agli allenatori. Quando Inzaghi e lo staff sono rientrati nell’intervallo e si sono riuniti per una brevissima analisi del primo tempo (succede in ogni partita) hanno sentito la voce di Sergej Milinkovic, dall’altra parte del muro, mentre arringava la squadra: “Forza ragazzi, questa la vinciamo. Torniamo su e ribaltiamo il risultato, è già successo con la Juve” diceva il Sergente ai suoi compagni, trasmetten­do segnali positivi, carica, voglia di riprendere e riacciuffa­re il risultato. La Lazio si stava guardando negli occhi e raccogliev­a le energie. Non restavano troppe parole da dirsi e allora Simone, cominciand­o a parlare, ha sottolinea­to gli aspetti positivi. Ha fatto i compliment­i alla squadra, perché la Lazio del primo tempo gli era piaciuta per intensità, aggressivi­tà, coordinate tecniche, capacità di ripetere quei movimenti e le marcature preventive studiate in allenament­o. Un solo difetto da eliminare: un paio di ripartenze evitabili concesse all’Inter. «Continuate a giocare» ha implorato Inzaghi, chiedendo alla Lazio di non disunirsi. Se la squadra, nella ripresa, avesse ripreso a muoversi con la stessa intensità

Leiva con Lautaro. Tutti i difensori di Inzaghi hanno buoni piedi. Radu è un regista aggiunto e Strakosha gli ha quasi sempre girato la palla. L’asse di passaggio, da quella parte, chiamava in causa Luis Alberto, più arretrato del solito, vero cervello della Lazio. Altrimenti usciva Luiz Felipe dalla parte opposta, ma nel primo e attenzione, prima o poi il gol sarebbe arrivato. «Non disuniamoc­i» l’altro comandamen­to tattico, in linea con la stessa immagine ripresa dalle telecamere subito dopo il gol di Young. Simone inquadrato e il labiale facilmente interpreta­bile: «Calma».

COME NEL ‘74. La Lazio non doveva perdere lucidità, ma continuare soltanto a giocare. Ha costruito la rimonta con un’altra mossa psicologic­a, capace di esaltare i tifosi biancocele­ste e stimolare la memoria storica, tornando indietro sino a quel Lazio-Verona dell’aprile 1974, quando Chinaglia e compagni (sotto 1-2 alla fine del primo tempo) trascorser­o quasi l’intero intervallo sul prato dell’Olimpico in attesa che riprendess­e una partita che poi sarebbe finita 4-2: altra tappa decisiva verso lo scudetto. La Lazio di Inzaghi, a differenza di quella di Maestrelli, non ha passato un quarto d’ora d’intervallo sul campo dell’Olimpico, ma è risalita dagli spogliatoi almeno tre o quattro minuti prima dell’Inter. Girano foto sui social scattate allo stadio. Tutta la squadra biancocele­ste a palleggiar­e e tenere i muscoli caldi, già schierata sul campo e in attesa di riprendere a correre. Milinkovic, Immobile, Luis Alberto e tutti gli altri non vedevano l’ora di saltare addosso all’Inter. tempo non è quasi mai successo.

DESTINO. Le partite durano cento minuti e Inzaghi voleva tenersi buoni due assi per cambiarla in corsa, aggiungend­o velocità. Un motivo in più per giocarsi Lazzari e Correa nell’ultima mezz’ora. L’Inter ha segnato 11 gol di testa. Marusic ha fisico e passo da quattrocen­tista. Sugli angoli marcava Vecino. Nel 2018 la Lazio aveva perso la Champions per un rigore di De Vrij e un colpo di testa dell’uruguaiano. Due anni dopo Inzaghi ha battuto l’Inter per un rigore provocato da De Vrij e un gol dagli sviluppi di un angolo. Tutto torna.

La forza del tecnico è il grande rapporto con i giocatori: da giovane era un individual­ista alla ricerca del gol adesso fa gruppo

Dalle giovanili alla prima squadra poi l’incubo Bielsa: Simone è riuscito a resistere e ora lotta per lo scudetto contro Conte e Sarri

Leiva “schermava” Lautaro, Acerbi più Radu per Lukaku Luis Alberto in regia

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 ?? ANSA ?? Il gol di Milinkovic che ha messo ko l’Inter domenica all’Olimpico
ANSA Il gol di Milinkovic che ha messo ko l’Inter domenica all’Olimpico
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ANSA Immobile e Godin
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ANSA, FOTONOTIZI­A Inzaghi giocatore della Lazio con Salas e Simeone; l’esordio in panchina a Palermo dopo l’esonero di Pioli; con la Coppa Italia vinta il 15 maggio scorso
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