Corriere dello Sport

Inter, quando crescono i rivali i risultati e il rendimento calano

Una sola vittoria (con la Lazio all’andata) contro le big di questa stagione. E troppe rimonte subite

- di Pietro Guadagno

trapposizi­oni. Quando le antitesi crescono dentro casa, esiste solo la condanna alla vittoria per non restare triturati. Su Eriksen e più in generale sulle strategie di mercato, Conte fa di tutto ogni volta per descrivers­i come un estraneo al suo pianeta. Non gli avranno preso metà Real Madrid, come disse una ventina di giorni fa, ma nemmeno dei Sebastiano Esposito, dei ragazzini cioè, la cui principale qualità consiste nell’essere giovani. Quando si aggiungono alla rosa calciatori come Moses e Young, che in due fanno 940 partite giocate, 11 trofei vinti e 3 partecipaz­ioni ai Mondiali, non esistono progetti a lunga scadenza. Il messaggio per un allenatore è chiaro. Vincere. Ora. Subito. È il solco dentro il quale vive oggi questa relazione incompleta e sospesa tra Conte e la società.

In campionato, una sola vittoria contro Juventus, Lazio (battuta all’andata), Roma e Atalanta, ovvero le squadre che occupano le prime posizioni della classifica. In Champions, una doppia sconfitta nelle due gare che avrebbero potuto cambiare il destino del girone: a Dortmund, con il Borussia, e in casa, con il Barcellona. Infine, il Napoli corsaro a San Siro nell’andata della semifinale di Coppa Italia. Insomma, quando si alza il livello dell’avversario o quando si alza l’asticella della posta in palio, i limiti e le difficoltà dell’Inter finiscono per emergere. Ma ha ragione Conte a parlare di un’Inter non ancora «grande», tutt’ora incapace di «gestire certe situazioni», in particolar­e quelle di vantaggio, e alle prese con il solito «percorso» o «processo di crescita»? Oppure c’è pure un problema di atteggiame­nto tattico, peraltro accentuato­si nell’ultimo paio di mesi? MESSAGGIEP­AROLE. Come sempre, la verità sta nel mezzo. Nel senso che le difficoltà dell’Inter nascono da una somma dei due aspetti. Di sicuro, Handanovic e soci non è che abbiano vinto molto in carriera, con l’unica eccezione di Godin. Quindi, può essere plausibile che, nei momenti più delicati, sbuchi fuori il classico “braccino”. Solo che, se un gruppo deve fare il definitivo salto di qualità, come può trovare sostegno nelle parole di un tecnico che, ad esempio, alla vigilia del match con la Lazio parla di «sfida tra outsider»? L’obiettivo sarà anche stato quello di abbassare la pressione, ma con quelle parole ha anche finito per ridimensio­nare le ambizioni e le potenziali­tà della squadra, svuotando di significat­o il risultato. Se poi si aggiungono le indicazion­i tattiche, ovvero Lautaro dedicato alla “marcatura” di Leiva, squadra sempre molto bassa per sfruttare le ripartenze, ma solo attraverso lanci lunghi o cambi di gioco sulle fasce, allora alle parole si aggiungono i fatti.

QUANTERIMO­NTESUBÌTE.Intendiamo­ci, la rosa nerazzurra ha dei limiti sul piano della qualità. Limiti che si sono evidenziat­i in maniera palese nel momento in cui si è fatto male Sensi. Era il 6 ottobre e da allora di fatto l’ex-Sassuolo non si è più rivisto. Eriksen avrebbe dovuto essere il rimedio, ma al momento gioca solo negli ultimi 20’ o anche meno. Normale, quindi, che per essere efficaci occorra tenere sempre il piede sull’accelerato­re («Se non andiamo a 200 all’ora siamo una squadra normale», è uno dei motti di Conte). Già, ma quando il motore non gira al massimo – e capita durante una stagione – servono dei piani alternativ­i. Ebbene, per il momento, l’Inter ha dimostrato di non averne. Così, ha finito per cavarsela quasi sempre contro le cosiddette piccole, anche perché segnando quasi sempre presto nel primo tempo, riusciva a mettere la gara sui binari più congeniali. Ora, invece, viene puntualmen­te rimontata – 8 volte in stagione, la metà delle quali nel solo 2020 - e, contro le grandi, le pecche nella costruzion­e e nello sviluppo della manovra risaltano in maniera ancora più evidente. Occhio, che il 1° marzo ci sarà la Juve…

Ma è anche l’uomo che dà l’occasione all’Inter di andare oltre se stessa

Scarsa abitudine a vincere da parte della rosa. Ma pure alcuni errori tattici

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