DeLa, Verdone e il sogno scudetto
PRESENTAZIONE A NAPOLI DEL FILM “SI VIVE UNA VOLTA SOLA” PRODOTTO DA ADL
NAPOLI - Ma come fa a lasciarsi scivolare addosso il tempo, restando eguale a se stesso eppur cambiando? «Si vive una volta sola», vero, però con tanti Verdone, che restano lì, a riempire un’epoca («sono quarant'anni, eh») che gli appartiene ancora, eccome. «Non ho segreti particolari, ho sempre fatto ciò che mi piaceva fare, senza però creare mai lo stesso film. Altrimenti, sai che rotture di scatole per me e per tutti...». C’è un sole che brucia, un mare che (persino) inviterebbe e una sala enorme nella quale sembra sfilino uno ad uno - i Carlo Verdone che hanno riempito le sale («nessun produttore ci ha rimesso») e piegato in due generazioni intere, che restano lì, in questo laboratorio sperimentale perennemente aperto, per provare a scoprire dove questo «geniaccio» voglia arrivare. «Le novità mi piacciono e adesso, con «Si vive una volta sola», ci siamo lanciati in un film più serio, di stampo teatrale, con una raffinatezza e una coralità che può rapire. Anzi, che rapisce».
IL CALCIO. Metti una sera assieme, e non necessariamente a cena, Carlo Verdone e Aurelio De Laurentiis, su un lungomare - quello di Napoli - che «stordisce» e l’assoluta, inevitabile, quasi scontata dicotomia tra calcio e cinema, mondi che si collegano con uno sguardo, un’allusione, o semplicemente osservando il «sano» rispetto per un sentimento. «Io e Aurelio procediamo da diciotto anni, siamo monogami e fondiamo le nostre diversità. Mi ha spinto pure a firmare per
Amazon, per la docu-serie che nascerà tra un po'. Noi siamo nel futuro». E anche con la testa in un pallone, che sembra stia lì, lo senti anche se non lo vedi, mentre il rumore della macchina da presa vorrebbe tenere la scena. «La Roma mi amareggia, perché non so cosa sia, di chi sia, di chi diventi. Avevamo Salah, Alisson, Pjanic e sono andati altrove, dove hanno vinto Champions o scudetti. Abbiamo rinforzato gli altri e ci siamo indeboliti noi. Il sogno resta il titolo di campione d’Italia, ma secondo me farà prima Aurelio, che è solido, autorevole, innovativo e ambizioso». Ciak, si vira: perché ci sarebbe una «galleria» di personaggi sui quali inchiodarsi, per raccontare la «vis comica» di chi ha avuto varie esistenze («attraverso le caratterizzazioni, che hanno messo in scena i tic e gli usi della società») e che adesso «si vive una volta sola» il Verdone contemporaneo, esaltato da Rocco Papaleo. «Io ho una fascinazione decennale per Carlo e con gli altri amabili gaglioffi, che sono Anna Foglietta e Max Tortora, ci siamo divertiti assai dinnanzi a un gigante che creato tra noi armonia, facendo anche un passo indietro». Ma per guardare avanti.
Il comico e regista: «La Roma mi fa soffrire. Aurelio? Patron autorevole»