Corriere dello Sport

«LA MIA DOROTHEA BELLA CON GLI ARTIGLI»

Stefano Corradini, marito della Wierer, racconta i segreti della neo iridata «L’avevo conosciuta ragazzina, oggi è una donna matura che si trasforma in un animale da gara»

- di Alberto Dolfin

Mentre la moglie dipinge d’oro le nevi della valle in cui è nata, Stefano Corradini macina chilometri in macchina per non perdersi nemmeno un istante del magico mondiale di Dorothea Wierer.

Avanti e indietro dalla caserma delle Fiamme Gialle di Predazzo per stare vicino alla donna che ha fatto innamorare l’Italia del biathlon e che domenica si è consacrata nella sua Anterselva.

Corradini, ha trovato il tempo di festeggiar­e l’oro con sua moglie prima di tornare al lavoro?

«Un po’ sì, perché ero lì con i due fratelli e le due sorelle di Doro e tutte le nostre famiglie. Dopo la Medal Plaza siamo anche riusciti a parlare un attimo, e mi ha raccontato le sue emozioni».

Lei che la conosce bene, se l’aspettava il trionfo di domenica?

«Doro può vincere ogni gara. Però nelle due precedenti l’avevo vista un po’ sottotono. Mi ha detto che sentiva le gambe pesanti e non sapevo cosa aspettarmi. Per fortuna si è trasformat­a nel solito animale da gara, ha tirato fuori gli artigli e ha attaccato: è stata pazzesca».

Come le è sembrata dopo la valanga di emozioni che l’ha travolta?

«Secondo me ha bisogno ancora di qualche giorno per metabolizz­are quello che ha fatto. In più, credo sia già concentrat­a sulle altre gare di questo Mondiale. La gara di domenica è già acqua passata».

Quanto è cambiata Dorothea dalla ragazza di cui si è innamorato?

«Quella Doro è maturata e cambiata tanto, non solo come atleta: era una ragazzina, adesso è una donna di quasi 30 anni. Ricordo il nostro primo incontro in caserma, anche se poi non ci siamo quasi guardati per due anni».

Ci tolga una curiosità: chi ha fatto il primo passo?

«A dir la verità l’ha fatto lei. Mi ha mandato un messaggio per il compleanno su Facebook, poi però sono stato io a chiederle di uscire».

Che cosa rappresent­a Doro per il biathlon azzurro?

«È il faro del nostro movimento, anche se lei delle volte non se ne rende neanche conto, non guarda mai il suo palmares né si ricorda i podi. Sarà deformazio­ne profession­ale, ma glieli ricordo io».

Ha mai pensato di mettersi ad allenare anche nel biathlon?

«No, resto nel fondo, continuand­o a lavorare con i ragazzi di interesse nazionale del Comitato Trentino. Quest’anno sono andato anche all’Olimpiade giovanile di Losanna, davvero una bella esperienza».

Sogna di seguire sua moglie a Pechino 2022?

«Con Dorothea no, perché non riusciremm­o a staccare le due cose. Alle Olimpiadi senior non sono mai andato, le ho sempre seguite da casa, mi trovo molto bene con i giovani, mi piace l’ambiente. Ai Mondiali invece Doro mi lascia venire (ride; ndr). Anche se l’anno scorso non ero andato a Oestersund perché ero impegnato col lavoro».

E si perse quel primo oro iridato: cosa ricorda?

«Mi avevano chiamato per dirmi che stava male e stavo quasi per partire per la Svezia per andare a prenderla. Quella medaglia del giorno successivo stupì anche me: aveva sparato in maniera pazzesca. Forse perché, non essendo in condizione, non si aspettava niente di particolar­e. Sugli sci infatti non era la stessa, e la vinse al poligono».

Dopo l’apoteosi in casa, l’idea ritiro è rimandata?

«Dorothea è sanguigna. Se vede che è competitiv­a, continuerà sicurament­e. Uno pensa al risultato o la medaglia, ma dietro c’è un mondo. Poi, rispetto ad altri atleti, ha un sacco di impegni che le portano via tempo».

E qui entra in scena il capitolo famiglia: è plausibile pensare a un anno sabbatico e poi a una ripresa?

«Quando smetterà, Doro non rientrerà. Secondo il suo punto di vista, che io condivido, non ha nessun senso avere figli e poi non goderseli».

Come vive nell’ombra di una campioness­a così richiesta?

«Non sono geloso, ma orgoglioso. La conosco, mi fido e so com’è. Era già bella e vivace quando l’ho conosciuta, non mi stupisce che in molti Paesi, come ad esempio in Russia, sia una vera e propria star».

Come ha fatto Doro a rubare il cuore degli appassiona­ti di biathlon?

«È naturale, non è costruita, né maliziosa. Non so se un giorno farà tv, io la vedrei come motivatric­e nel biathlon per nuovi talenti».

Si parla di biathlon a casa?

«No, è bandito. Doro non segue tanto gli altri sport, quando finiscono le gare stacca la spina e vuole vedere soltanto serie tv: la sua preferita è “La casa di carta”».

L’inverno non è ancora finito, ma avete già parlato di vacanze?

«Di sicuro si va al mare a fare le lucertole al sole, ma non sappiamo ancora dove».

«È faro del nostro movimento, anche se a volte non se ne rende conto»

«Quando smetterà, non rientrerà: non ha senso avere figli e poi non goderseli»

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Stefano Corradini con il trofeo vinto da Dorothea Wierer
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GETTY IMAGES Dorothea Wierer, 29 anni, oro nell’inseguimen­to ai mondiali di Anterselva

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