Dan, se ci sei batti il colpo
Il tifoso romanista è vaccinato. Sa bene cos’è lo stillicidio. I languori infiniti dell’attesa, l’ottovolante dell’euforia che precipita nella depressione, la speranza nello sconforto.
Il tifoso romanista è vaccinato. Sa bene cos’è lo stillicidio. I languori infiniti dell’attesa, l’ottovolante dell’euforia che precipita nella depressione, la speranza nello sconforto. La storiaccia dello stadio, l’ultima. Anzi la penultima. Prima ancora, solo negli ultimi anni, russi, arabi, cinesi. L’avvento del Paperone salvifico. Il tifoso romanista sfoglia da sempre margherite che sono foglie di cactus. Ora, l’ultimo batticuore, il cambio di proprietà. Il sogno americano che promette di cambiare faccia, cambiare protagonista e, soprattutto, cambiare copione. Il tifoso romanista ha questo di unico e di speciale, non si fa ammaestrare dalle delusioni. Riparte ogni volta illeso e la sigla è sempre la stessa: arrivano i nostri. E il sogno facilmente diventa incubo.
Con puntualità luciferina la certezza scade nel dubbio e il dubbio nel fatalismo: arrivano davvero? No che arrivano. La maledizione di Roma, ancora prima che della Roma, è che tutto sembra finire del deserto dei tempi biblici, delle complicazioni bizantine. Ai tempi del web, lo stillicidio è dilatato dal miracolo, che in questo caso è la moltiplicazione dei cani e dei fessi. Chiunque ha la sua notizia riservata da sparare in rete. L’ennesimo sospiro, nel frattempo, è già diventato angoscia. La sospiratissima firma dei contratti preliminari che dovrebbe chiudere l’era James Pallotta, iniziata ufficialmente nell’aprile del 2011 tra brindisi e proclami, tarda ad arrivare. Dan Friedkin resta nell’incessante transizione. Dall’eroe volante, alias Barone Rosso, che sorvola gli oceani a un ologramma che forse nemmeno esiste. Il magnate texano è avvistato ovunque, dunque da nessuna parte, a Fiumicino, Linate, New York, radioso, imperioso, vincente, assente. Lui e la sua emanazione, Ryan, piume delle sue piume, dollari dei suoi dollari. La firma slitta di ora in ora, come se la superficie del mondo romanista fosse ghiaccio, mentre i cuori sono caldi e il macellaio di Testaccio s’è fatto ormai esperto di due diligence e voluntary agreement.
“Manca solo la firma” suona come una beffa. Il dettaglio ogni volta è un Everest. Perché il tifoso romanista sia destinato a questa agonia è metafisica di difficile spiegazione. Di sicuro, non lo merita. Se James Pallotta è già il passato e Dan Friedkin il futuro eternamente imminente, quello che alla Roma manca è il presente. Non è poco. Dan, se ci sei, batti il colpo. E fai presto!