JUVE-INTER SENZA RETE
Il calcio riparte domenica: dopo l’attesa, faccia a faccia in uno scenario mai visto A porte chiuse, con il campionato sottosopra, entrambe devono vincere. Nonostante i problemi
Juventus-Inter in queste condizioni e in questa situazione non si è mai giocata. Col Paese in piena emergenza, col campionato di calcio sottosopra, senza la gente in tribuna e con una classifica che in questo momento è impossibile da decifrare. A due giorni dalla partita che, ancora una volta, ha fatto saltare nervi e paletti, si può avere una sola certezza: se finisce in parità, tutt’e due resteranno dietro alla nuova capolista, la Lazio di Simone Inzaghi, anche a parità di partite. La Juve salirebbe a 61 punti, uno in meno della Lazio. L’Inter resterà dietro anche in caso di doppia vittoria, contro Juve e Sampdoria, ma potrebbe quanto meno agganciare al secondo posto i campioni d’Italia. In ogni modo, i riflessi del risultato di domenica sera sulla classifica saranno chiari solo quando tutt’e tre avranno disputato lo stesso numero di gare. Per adesso resterà comunque qualcosa di sospeso.
LE BRUTTE GIORNATE. Non si è mai giocata una partita così soprattutto perché Juve e Inter arrivano da una sosta forzata di nove giorni (i nerazzurri) e dieci giorni (i bianconeri). E’ vero che Sarri e Conte in questo periodo hanno potuto recuperare (o perfezionare il recupero) di giocatori fondamentali come Chiellini e Handanovic, ma in questa lunga sosta si sono portati dietro risultati e prestazioni discusse e discutibili. La Juve arriva direttamente dalla sconfitta (con un primo tempo agghiacciante...) di Lione, mentre il sabato precedente aveva giocato una partita sbiadita, pur vincendola 2-1, a Ferrara contro la Spal; l’Inter, invece, aveva chiuso momentaneamente il suo campionato il 16 febbraio con la sconfitta nello scontro diretto all’Olimpico con la Lazio, le successive due gare dei sedicesimi di Europa League contro il Ludogorets sono servite soprattutto per evitare che la sosta forzata fosse davvero esagerata.
SIMILI E DIVERSE. Statisticamente Juve e Inter si somigliano. Non segnano tanto (48 gol i bianconeri, 49 i nerazzurri ricordando sempre la gara in meno, la Lazio è già a 60 gol), ne subiscono più o meno quanti ne subisce la capolista (24 la squadra di Sarri, 22 quella di Conte, 23 quella di Inzaghi).
Potrebbero fare di più, dare di più, anche questa sensazione le unisce. Sono prodotti non ancora formati. Ma mentre l’Inter cerca da anni la sua definizione, la Juve era già ben definita fino all’anno scorso, poi a Torino hanno deciso di intraprendere un’altra strada e ora sono lì, a metà di quella strada, non possono tornare indietro e non riescono ad andare avanti. L’Inter è nella muscolatura di Lukaku e tarda, per decisione di Conte, ad affidarsi alla qualità di Eriksen. Sarà vera Inter solo quando la tecnica del fantasista danese verrà assimilata dalla potenza dell’attaccante belga. La Juve continua a barcollare fra le scelte del suo allenatore. A Lione aveva puntato su Ronaldo e Dybala, senza un centravanti vero ed avendo oggi un centrocampo in difficoltà fisica ed atletica in quel disastroso primo tempo nessun bianconero andava a riempire l’area di rigore francese: Ronaldo parte da sinistra, Dybala parte da dietro e in area? Il deserto. Il risultato è che nei primi 45' Ronaldo non ha concluso una sola volta verso la porta, in compenso ha fatto due cross. Per nessuno. Sarri
cambierà, deve vincere questa partita, anche per affrontare con più forza e più fiducia il ritorno di Champions col Lione.
LA NECESSITÀ DI VINCERE. La strepitosa stagione della Lazio ha mandato all’aria ogni possibilità di gestione delle risorse e della classifica da parte di Juve e Inter. Le ha obbligate a vincere. L’Inter più della Juve. Ma per la Juve, se questo scudetto andasse all’Inter, sarebbe un disastro totale. Perderlo, dopo otto anni di successi, può capitare, ma perderlo per consegnarlo all’Inter di Marotta e Conte aprirebbe una crisi spaventosa all’interno della Juve, rimettendo in discussione tutte le scelte. A meno che il riscatto non avvenga in Champions.
SENZA GENTE. Mancheranno i tifosi a Torino, però anche in quell’acquario dello Stadium ci
Sarri tra due fuochi: nerazzurri e Lazio Deve capire come riempire l’area
sarà battaglia. Non nuoteranno pesciolini rossi, ma veri piranha. Il livello della contesa sarà elevatissimo. Con Lukaku perno dell’attacco interista, vedremo uno dei duelli più incandescenti del campionato: quello fra lui e Chiellini. In questi giorni di lunga attesa Sarri avrà lavorato sulla brillantezza (scomparsa nell’ultimo periodo) dei suoi centrocampisti, Conte sull’inserimento tattico di Eriksen, anche se difficilmente si sbilancerà col danese alle spalle di Lukaku e Lautaro Martinez: in questo modo il salentino potrebbe imporre al centrocampo bianconero un lavoro di fatica che solo Matuidi riesce a sbrigare a dovere. Ma le sue idee sono diverse. E di là, dalla parte di Sarri, vedremo se sarà tridente, se quell’area deserta di Lione tornerà a riempirsi a Torino. Devono vincere, senza aspettare.
Conte non può più perdere punti e ancora non riesce a sfruttare Eriksen