Corriere dello Sport

JUVE-INTER SENZA RETE

Il calcio riparte domenica: dopo l’attesa, faccia a faccia in uno scenario mai visto A porte chiuse, con il campionato sottosopra, entrambe devono vincere. Nonostante i problemi

- Di Alberto Polverosi

Juventus-Inter in queste condizioni e in questa situazione non si è mai giocata. Col Paese in piena emergenza, col campionato di calcio sottosopra, senza la gente in tribuna e con una classifica che in questo momento è impossibil­e da decifrare. A due giorni dalla partita che, ancora una volta, ha fatto saltare nervi e paletti, si può avere una sola certezza: se finisce in parità, tutt’e due resteranno dietro alla nuova capolista, la Lazio di Simone Inzaghi, anche a parità di partite. La Juve salirebbe a 61 punti, uno in meno della Lazio. L’Inter resterà dietro anche in caso di doppia vittoria, contro Juve e Sampdoria, ma potrebbe quanto meno agganciare al secondo posto i campioni d’Italia. In ogni modo, i riflessi del risultato di domenica sera sulla classifica saranno chiari solo quando tutt’e tre avranno disputato lo stesso numero di gare. Per adesso resterà comunque qualcosa di sospeso.

LE BRUTTE GIORNATE. Non si è mai giocata una partita così soprattutt­o perché Juve e Inter arrivano da una sosta forzata di nove giorni (i nerazzurri) e dieci giorni (i bianconeri). E’ vero che Sarri e Conte in questo periodo hanno potuto recuperare (o perfeziona­re il recupero) di giocatori fondamenta­li come Chiellini e Handanovic, ma in questa lunga sosta si sono portati dietro risultati e prestazion­i discusse e discutibil­i. La Juve arriva direttamen­te dalla sconfitta (con un primo tempo agghiaccia­nte...) di Lione, mentre il sabato precedente aveva giocato una partita sbiadita, pur vincendola 2-1, a Ferrara contro la Spal; l’Inter, invece, aveva chiuso momentanea­mente il suo campionato il 16 febbraio con la sconfitta nello scontro diretto all’Olimpico con la Lazio, le successive due gare dei sedicesimi di Europa League contro il Ludogorets sono servite soprattutt­o per evitare che la sosta forzata fosse davvero esagerata.

SIMILI E DIVERSE. Statistica­mente Juve e Inter si somigliano. Non segnano tanto (48 gol i bianconeri, 49 i nerazzurri ricordando sempre la gara in meno, la Lazio è già a 60 gol), ne subiscono più o meno quanti ne subisce la capolista (24 la squadra di Sarri, 22 quella di Conte, 23 quella di Inzaghi).

Potrebbero fare di più, dare di più, anche questa sensazione le unisce. Sono prodotti non ancora formati. Ma mentre l’Inter cerca da anni la sua definizion­e, la Juve era già ben definita fino all’anno scorso, poi a Torino hanno deciso di intraprend­ere un’altra strada e ora sono lì, a metà di quella strada, non possono tornare indietro e non riescono ad andare avanti. L’Inter è nella muscolatur­a di Lukaku e tarda, per decisione di Conte, ad affidarsi alla qualità di Eriksen. Sarà vera Inter solo quando la tecnica del fantasista danese verrà assimilata dalla potenza dell’attaccante belga. La Juve continua a barcollare fra le scelte del suo allenatore. A Lione aveva puntato su Ronaldo e Dybala, senza un centravant­i vero ed avendo oggi un centrocamp­o in difficoltà fisica ed atletica in quel disastroso primo tempo nessun bianconero andava a riempire l’area di rigore francese: Ronaldo parte da sinistra, Dybala parte da dietro e in area? Il deserto. Il risultato è che nei primi 45' Ronaldo non ha concluso una sola volta verso la porta, in compenso ha fatto due cross. Per nessuno. Sarri

cambierà, deve vincere questa partita, anche per affrontare con più forza e più fiducia il ritorno di Champions col Lione.

LA NECESSITÀ DI VINCERE. La strepitosa stagione della Lazio ha mandato all’aria ogni possibilit­à di gestione delle risorse e della classifica da parte di Juve e Inter. Le ha obbligate a vincere. L’Inter più della Juve. Ma per la Juve, se questo scudetto andasse all’Inter, sarebbe un disastro totale. Perderlo, dopo otto anni di successi, può capitare, ma perderlo per consegnarl­o all’Inter di Marotta e Conte aprirebbe una crisi spaventosa all’interno della Juve, rimettendo in discussion­e tutte le scelte. A meno che il riscatto non avvenga in Champions.

SENZA GENTE. Mancherann­o i tifosi a Torino, però anche in quell’acquario dello Stadium ci

Sarri tra due fuochi: nerazzurri e Lazio Deve capire come riempire l’area

sarà battaglia. Non nuoteranno pesciolini rossi, ma veri piranha. Il livello della contesa sarà elevatissi­mo. Con Lukaku perno dell’attacco interista, vedremo uno dei duelli più incandesce­nti del campionato: quello fra lui e Chiellini. In questi giorni di lunga attesa Sarri avrà lavorato sulla brillantez­za (scomparsa nell’ultimo periodo) dei suoi centrocamp­isti, Conte sull’inseriment­o tattico di Eriksen, anche se difficilme­nte si sbilancerà col danese alle spalle di Lukaku e Lautaro Martinez: in questo modo il salentino potrebbe imporre al centrocamp­o bianconero un lavoro di fatica che solo Matuidi riesce a sbrigare a dovere. Ma le sue idee sono diverse. E di là, dalla parte di Sarri, vedremo se sarà tridente, se quell’area deserta di Lione tornerà a riempirsi a Torino. Devono vincere, senza aspettare.

Conte non può più perdere punti e ancora non riesce a sfruttare Eriksen

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A sinistra Cristiano Ronaldo, 35 anni. A destra Lautaro Martinez, 22
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