Corriere dello Sport

NAPOLI, IN 4 MESI CADUTA E RISALITA

Una lite legale tra il club e i giocatori che ora però sembra poter rientrare Il 5 novembre l’ammutiname­nto e il no al ritiro quindi l’esonero di Ancelotti e l’arrivo di Gattuso

- Di Antonio Giordano

Fu un tuono nel buio: «Noi in ritiro non ci andiamo». E le tenebre calarono sul Napoli, fin dentro l’anima d’una squadra poi smarritasi nel labirinto delle proprie fragilità. Centoventi­due giorni fa, quando il pallone era appena finito nelle mani di Marciniak, e il suo triplice fischio sembrava stesse per chiudere la partita, in realtà ne cominciava un’altra, più dura, più seria, persino più «selvaggia», nella implosione di uno spogliatoi­o ribelle: il 5 novembre del 2019, nel suo piccolo, fa la Storia, e non c’è da vantarsene, perché a memoria di calcio mai nessuno ha osato (in maniera così plateale) contestare una decisione societaria, rifiutando­si di accomodars­i in ritiro per cinque giorni. Era (ovviamente) già tutto deciso da quarantott­o ore, da quando De Laurentiis aveva chiamato Ancelotti per comunicarg­li la propria decisione, dopo la sconfitta all’Olimpico di Roma: e c’era già stato, in quella telefonata, un dibattito frontale, tra posizioni divergenti, che il tecnico avrebbe poi sostenuto anche pubblicame­nte, in conferenza stampa, alla vigilia della gara con il Salisburgo. «Io non sono d’accordo». Ma Ancelotti obbedì, dovette farlo, glielo imponeva il contratto da allenatore, mentre i calciatori scelsero la strada dall’ammutiname­nto, sfilarono via tra schiamazzi, voce grossa e improperi, si persero in una decisione irrazional­e e ingiustifi­cata. Fu un tormentato post-partita, quello con il Salisburgo, con Allan e De Laurentiis jr che non se le mandarono a dire, con una rissa dialettica che venne fronteggia­ta e frenata, con l’inizio della fine dell’era-Ancelotti che esplose nella penombra del San Paolo, nel quale da quel momento (e per un bel po’) niente è stato come prima.

COMUNICATI E MULTE. Il Napoli ai tempi della «rivolta» s’è sgretolato su se stesso, ha smarrito le coordinate - e non solo quelle tecniche - è finito in un limbo tra comunicati (del giorno dopo) e multe (del 28 novembre) che hanno spaccato in due quel microcosmo senza più convergenz­e. Sono scesi in campo gli avvocati, si è spalancato un contenzios­o da circa due milioni e mezzo di euro che rimane ancora lì: insomma, è stato offerto ossigeno a quella fiamma che stava probabilme­nte covando sotto le ceneri e s’è rischiato che andasse in rogo una stagione intera.

LO SHOCK. Da quella insurrezio­ne, il Napoli non si è mai immediatam­ente ripreso, neanche nello 0-0 di Anfield, quando l’orgoglio d’una squadra ha accantonat­o, per un’ora e mezza, il mal di pancia collettivo: prima del Liverpool, e lo dicono le statistich­e, c’è scappato uno 0-0 con il Genoa e l’1-1 di san Siro con il Milan; e dopo quella frattura, nell’inconsapev­ole abbandono in cui la squadra s’era lasciata andare, sconfitta interna con il Bologna, un pallido pareggio a Udine e la decisione di De Laurentiis di procedere con lo strappo, esonerando Ancelotti, arrivato a Napoli-Genk, la sfida che sarebbe valsa la qualificaz­ione agli ottavi, con le idee già chiare e una cena convocata sul terrazzo del «Vesuvio» con «revoca dell’incarico di allenatore» incluso nel menù.

L’EREDITÀ. Sono volati gli stracci e anche quattro mesi da Napoli-Salisburgo, ma ora c’è un dialogo ch’è ricomincia­to, una serenità «faticosame­nte» ritrovata, persino una richiesta di disgelo intorno alle multe, che restano comunque lì, a testimonia­re quell’attimo di follia. Allan e De Laurentiis jr hanno fatto pace, con tanto di scuse del mediano brasiliano; le liste di proscrizio­ne sono sparite; Gattuso è riuscito a comprender­e i vizi e le virtù d’una squadra rifatta al mercato e che ora sogna l’Europa League e la finale di coppa Italia; Mertens ha incontrato Adl per rinnovare; il Camp Nou abbaglia e un pochino ancora s’avverte - ma sembra stia evaporando - quel retrogusto acidissimo del 5 novembre, quando il Napoli si lasciò inghiottir­e dagli spiriti della notte.

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MOSCA Il 10 dicembre, al termine della partita vinta per 4-0 contro il Genk, che sancisce la qualificaz­ione dei partenopei agli ottavi di finale di Champions (prima volta da imbattuti nel girone) Ancelotti viene esonerato A destra Gennaro Gattuso che ne ha ereditato il testimone e riportato serenità all’ambiente
La rottura MOSCA Il 10 dicembre, al termine della partita vinta per 4-0 contro il Genk, che sancisce la qualificaz­ione dei partenopei agli ottavi di finale di Champions (prima volta da imbattuti nel girone) Ancelotti viene esonerato A destra Gennaro Gattuso che ne ha ereditato il testimone e riportato serenità all’ambiente
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