SCELTA BOLOGNA BARROW UOMO IN PIÙ
Doveva andare a Dortmund Ora vive con il fratello e pensa solo al rossoblù L’attaccante si sente a casa e tutti apprezzano la sua crescita: ecco come è svanita la Champions e i segreti della sua nuova vita
Il giovane attaccante del Gambia che nel giro di poco più di un mese ha conquistato Bologna avrebbe potuto giocare oggi in Champions League, solo se Gian Piero Gasperini avesse dato la sua autorizzazione alla cessione. Siamo nell’estate del 2018, nei mesi precedenti si sono interessati a Musa Barrow anche Fabio Paratici, Walter Sabatini (allora coordinatore dell’area tecnica del gruppo Suning, di cui fanno parte Inter e Jiangsu) e Frederic Massara, a quei tempi direttore sportivo della Roma. La società in questione è il Borussia Dortmund, Barrow piace da morire al tecnico svizzero Lucien Favre, appena sbarcato in Bundesliga dopo i due anni passati al Nizza. In Italia arriva Markus Pilawa, braccio destro (e anche capo coordinatore scouting) del direttore sportivo Michael Zorc, che incontra sia i dirigenti dell’Atalanta che Luigi Sorrentino, l’agente del ragazzo del Gambia. L’offerta di Pilawa a nome del Borussia è sontuosa: 20 milioni di euro più 10 di bonus. I Percassi gli fanno sapere di essere pronti a sedersi attorno a un tavolo ma accade che Gasp non è convinto del tutto di lasciarlo partire, credendo infinitamente nelle qualità del giovane attaccante, informa sia il presidente che l’amministratore delegato della Dea e di conseguenza l’affare salta.
QUEL BENEDETTO NO DI GASP. Con il trascorrere dei mesi sia Barrow che Sorrentino si sono fatti scivolare addosso tutto quel bendiddio, felici come sono di aver chiuso questa operazione con il Bologna, ma in quei giorni entrambi nel loro rispettivo ruolo avvertirono di aver perso una grande opportunità, e attenzione, non solo a livello economico, considerato quello che è lo spessore del Borussia Dortmund sia come società che come squadra. Va detto che il Bologna ha voluto fortemente Barrow dopo aver avuto la benedizione al suo acquisto da parte di Sinisa ma anche Musa ha voluto a tutti i costi il Bologna, e dal primo momento Sorrentino ha lavorato in questa direzione sia con Luca Percassi che con Giovanni Sartori. Anche perché non va dimenticato come a un certo punto il Torino abbia cercato di strapparlo al Bologna, con il suo direttore sportivo Massimo Bava che chiamava quasi quotidianamente agente e dirigenti della Dea, volendo accontentare Walter Mazzarri. Probabilmente
se da una parte questa irruzione del Toro ha costretto il Bologna a dover pagare Barrow 13 milioni più 6 di bonus, da un’altra il fatto che il ragazzo del Gambia non abbia mai cambiato idea sulla scelta da fare per il suo domani ha consentito a Walter Sabatini e a Riccardo Bigon di poter arrivare alla quadratura del cerchio. Che, almeno a distanza di poco più di un mese, ha reso felici tutte e due le parti.
PIATTI AFRICANI E BRASILIANI. Sì, perché anche Barrow ha legato da subito sia con Sinisa e la squadra che con il popolo rossoblù. Il ragazzo del Gambia è andato ad abitare con suo fratello Abdulai, 35 anni, in pieno centro storico nella casa che era di Blerim Dzemaili. Abdulai è anche un grande cuoco, almeno a sentire quello che assicura Musa, e prepara al fratello piatti tipici africani, a base di riso e pesce o di riso, carne di manzo e pollo. Quando giocava nell’Atalanta il ristorante preferito da Barrow era messicano, qua a Bologna si è buttato sul brasiliano, nelle vicinanze del centro tecnico di Casteldebole. Musa è un ragazzo estremamente timido ed educato, che quasi rimase senza parole quando Sinisa lo chiamò per la prima volta dicendogli di portarsi dietro i parastinchi perché nel Bologna anche ogni allenamento è una battaglia. Barrow gli rispose che non c’erano problemi qua
Il no di Gasperini nel 2018 gli chiuse le porte del Borussia ma non fece drammi
Subito sì a Sinisa: il tecnico ha già avuto un ruolo molto importante
Educato e timido: così ha conquistato anche i compagni E ora sogna in grande
si con un filo di voce. Credeteci, lo fece soprattutto per rispetto nei confronti del suo nuovo allenatore e non per il timore di quello che lo aspettava, perché anche a Zingonia con Gasperini tutti i giorni sono terribilmente duri e faticosi.