Juwara, l’altro Musa che stupisce
Quando strappa sembra una pantera, uno scatto da centometrista, da velociraptor, da chi vuole raggiungere i suoi sogni. Ma Musa Juwara è molto più di questo. Nella Primavera di Troise si è ritagliato uno spazio da leader, segna a raffica, dà una mano, e questo se lo aspettavano in molti dopo il suo arrivo a Bologna con la fama di grande promessa. Era stato il Guardian a segnalarlo all’Europa, il quotidiano britannico lo aveva inserito tra i migliori talenti nati nel 2001, una top 60 che aveva fatto il giro dei club e aveva gettato altra luce sul ragazzo venuto dal Gambia, che aveva attraversato il Mediterraneo alla ricerca di fortuna e gloria. Adesso il piccolo Musa si sta ritagliando uno spazio anche in prima squadra, nel Bologna dei grandi. E’ un’alternativa, un innesto da utilizzare in corsa, un rincalzo che fa sempre comodo. Soprattutto Musa è una prospettiva sicura. Del calcio che verrà: il suo e quello del Bologna.
MIHA OK. La trattativa l’aveva portata avanti Riccardo Bigon la scorsa primavera, la solita intuizione che il direttore sportivo rossoblù aveva tenuto in caldo per mesi e che era riuscito a concretizzare con un lavoro di pazienza e di attenzione. E così è dal Chievo che Musa è passato a Bologna, in un’estate (la scorsa) travagliata e difficile per tutti, con una squadra che aveva dovuto fare i conti con problemi ben più grandi di una preparazione, quelli legati alla salute di Mihajlovic. Era stato il tecnico rossoblù a dare l’ok per Juwara, un’operazione in prospettiva sicura. A Castelrotto Musa si era messo in luce per l’agonismo, per la tenacia. Poco altro. D’altra parte, si sa, la Serie A richiede tempo, impegno, volontà. Tutte cose che Juwara ha già affinato in un arco di tempo brevissimo, dall’estate a oggi, riuscendo a prendersi l’esordio in A (4’ contro la Roma all’Olimpico) e altre due presenze (minuti contro Genoa e Udinese) a conferma della sua crescita.
FINO IN A. Pilastro della Primavera con 18 presenze e 13 gol, Musa guarda al futuro con la forza dei grandissimi. Era arrivato in Italia nel 2016, su un gommone, sfidando la sorte, la morte, il destino. Sbarcò a Messina, ma ci è voluto ancora un po’ perché Musa trovasse la sua strada. Finito nella Virtus Avigliano, Musa è sbocciato. Lo scorso luglio, nel piccolo comune della Basilicata, lo hanno celebrato con un incontro: «Dal gommone alla Serie A». C’erano il sindaco, i tecnici che l’avevano lanciato, e tutti quelli a cui Musa ha detto grazie per l’opportunità. Da lì il passaggio al Chievo e poi, sotto la gestione di Franco Grillo e Giambattista Pastorello, il passaggio a Bologna. Lo seguono sempre, al Dall’Ara si vedono spesso. E Musa è lì, sta già sbocciando.
Talento classe 2001 inserito dal Guardian tra i migliori: per lui progressi enormi