ADDIO PEIRÒ, L’EROE DEL GOL PIÙ ASTUTO
È morto a 84 anni uno dei protagonisti della Grande Inter di Herrera Si esaltava nelle coppe e divenne leggenda nella semifinale del 1965 di Coppa dei Campioni, “rubando” il pallone al portiere del Liverpool
Non capita tutti i giorni di far parte di una filastrocca. Per più di metà della sua vita Joaquin Peiró c’ha convissuto e con immenso piacere. Suo e di tutto il popolo interista. Sarti, Burgnich, Facchetti e così via, un mantra da ripetere e ripetere per generazioni di interisti ma non solo. Il numero 9 della Grande Inter del Mago Herrera se n’è andato ieri, aveva 84 anni ed era malato da tempo. Un idolo con la maglia (e sulla panchina) dell’Atletico Madrid, un passaggio al Toro, poi in nerazzurro ed infine alla Roma, dove divenne capitano e vinse una Coppa Italia nel ’69.
IL GOL ALLA PEIRÓ. Con i Colchoneros ha vinto due volte la Coppa del Re e una Coppa delle Coppe che gli sono valse l’appellativo di “El Galgo de Cuatro Caminos”, ovvero il levriero di Cuatro Caminos, “barrio” a nord di Madrid di cui era originario. Ma è all’Inter che il suo palmares si è arricchito notevolmente. L’attaccante spagnolo è rimasto nella storia - filastrocca a parte - per un gol segnato il 12 maggio del 1965. Era la semifinale di ritorno della Coppa dei Campioni e l’Inter doveva ribaltare il 3-1 dell’andata a Liverpool. Corso all’8’ segnò il primo, Peiró un minuto dopo il secondo, Facchetti nella ripresa il terzo, che valse la rimonta e la qualificazione alla finale poi vinta sul Benfica con gol di Jair. Non è tanto l’importanza del gol, ma il modo in cui Peiró segnò in quella magica notte nerazzurra. Lawrence, il portiere dei Reds, lo anticipò in uscita bassa. Poi, ingenuamente, si mise a palleggiare con le mani: una, due volte (all’epoca si poteva ancora fare) e prima della terza, da dietro, il levriero madrileno gli rubò il pallone per poi depositarlo in rete di destro. Ingenuità da un lato e furbizia dall’altro in una frazione di secondo. Un gol per la storia, un gol per anni definito “alla Peiró”, ma che nel tempo ha scosso le coscienze dei portieri, li ha messi sul chi va là, non tutti, ma buona parte. Un gol che anche l’Inter, nel suo messaggio di cordoglio, ha voluto ricordare: «Il suo nome rimane impresso nella storia nerazzurra, come il suo indimenticabile gol segnato contro il Liverpool». Nato a Madrid nel 1936, Peiró esplose con la maglia dell'Atletico, sbarcando in Italia al Torino (1962-1964). In nerazzurro divenne bomber di coppa, dato che in campionato potevano giocare solo due stranieri ed Herrera non rinunciava quasi mai a Jair e Luisito Suarez. Per
questo con i nerazzurri ha vinto
due scudetti, ma giocando molto poco: lui era lo straniero di riserva. Nella sua bacheca però, da protagonista, ci sono 2 Coppe Intercontinentali e la Coppa dei Campioni del ’65.
CAPITAN PEIRÓ. Dopo l’Inter, nel 1966, passò alla Roma, diventandone anche il capitano dopo l'arrivo di Helenio Herrera nel 1968. C’è il suo nome nella rosa che ha vinto la Coppa Italia del 1969 con quattro gol in sei partite, prima del ritiro nel 1970. In Spagna lo definiscono “uno dei più grandi di sempre” del futbol locale, anche se con la Roja non fu convocato per gli Europei vinti nel 1964. Da allenatore, invece, guidò l’Atletico, poi Real Murcia, Badajoz e infine il Malaga. Un club, quello andaluso, per il quale ha scritto pagine indimenticabili: nel 1999 lo portò in Primera division e nel 2003, per la prima volta, in Europa dopo aver vinto l’Intertoto. L’avventura si fermò poi ai quarti della Coppa Uefa, ma la storia di quel levriero accomodatosi in panchina era già stata scritta e il Malaga, l’Inter e tutte le squadre in cui ha militato, gli saranno per sempre grate.