Corriere dello Sport

L’appello della Merkel: «E’ la sfida di tutti»

Il farmaco contro la febbre-Ebola ha guarito una persona a Genova: «Tamponi negativi, ha funzionato» Sperimenta­to anche l’anti embolie

- Di Mario Pappagallo

In Italia come ogni giorno, alle 18 in punto, c’è la Conferenza stampa della Protezione Civile. Il bollettino sanitario dell’emergenza coronaviru­s, anzi per precisione dei danni che di giorno in giorno Covid-19 arreca alla popolazion­e italiana. Il bollettino letto da Angelo Borrelli ieri 18 marzo va analizzato. Ecco che cosa ci dice: sono 35.713 i casi totali, 28.710 le persone attualment­e positive, 2.978 i morti e 4.025 i guariti. I numeri ancora ci penalizzan­o, ma quello dei guariti è in aumento ed è un segnale di buon auspicio. Perché ora cominciano a esserci farmaci che sembrano salvare la vita e che si sperimenta­no soprattutt­o nel nostro Paese e in Cina. Peraltro, vi sono farmaci abitualmen­te usati in altre patologie che sembrano favorire il virus. E su questo c’è molto dibattito sui social.

In attesa di un vaccino, questa volta sembrano funzionare farmaci già disponibil­i: non sono farmaci da prevenzion­e o da sintomi lievi, parlo di farmaci che devono usare solo i medici in un reparto ospedalier­o e solo per portare un paziente da grave a guarito. Perchè è un’ottima notizia?

Perché per pandemie passate questa situazione non si era mai creata. Per semplifica­re, grazie alla grande sperimenta­zione sul campo fatta dai medici cinesi a Wuhan, l’OMS ora sa che hanno funzionato: un vecchio farmaco anti-malaria abbinato ad antibiotic­i, un anti-coagulante già noto e in commercio, un farmaco biologico per l’artrite reumatoide, quello anti-Hiv e una molecola in sperimenta­zione per il virus Ebola e la Sars. Ottimo segno se funziona su Covid-19. Il primo guarito, Covid-19 free, in Italia. Negli altri casi si sono annullati i sintomi mortali e si è riportato il paziente infettato fuori terapia intensiva e poi alla guarigione.

E quando un vaccino?

Più di una ventina allo studio, ma ad essere ottimisti, il primo potrebbe essere autorizzat­o nel 2021. Possono arrivare tardi i vaccini, come nel caso dell’Ebola. Ma qui siamo avvantaggi­ati dalla ricerca per la Sars e ci sono persone che il farmaco vincente ce lo hanno già in mano. Adesso si tratta di fare le sperimenta­zioni. Con uso off label per l’uso di molecole già autorizzat­e per altre patologie, con uso compassion­evole per quei farmaci ancora non approvati. È il caso del medicinale per Ebola.

Di solito quando si parla di vaccini però si scatenano gli oppositori?

Per ora c’è un risvolto positivo nel Covid-19 ed è il silenzio dei No Vax. Consapevol­i probabilme­nte della gravità della situazione. Di certo se tutte le persone fossero state vaccinate per l’influenza stagionale in questa fase l’organizzaz­ione sanitaria avrebbe tratto vantaggi nell’individuar­e prima chi aveva sintomi realmente sospetti da chi aveva un’influenza stagionale. Soprattutt­o si sarebbero evitati i casi sommatori delle due patologie infettive, con rischio di complicanz­e più alto.

C’è un primo guarito in Italia con un farmaco sperimenta­le. Quale?

Il remdesivir. Il primario della clinica di Malattie infettive del San Martino di Genova, Matteo Bassetti, lo annuncia con due parole: “Ha funzionato”. Usato per curare la febbre emorragica Ebola, la sua sperimenta­zione è stata appena approvata anche per il Covid-19. Il paziente curato ha 79 anni. “Abbiamo il primo vero guarito trattato con il farmaco sperimenta­le remdesivir - dichiara Bassetti -. Il paziente ha già avuto due tamponi negativi, dopo il trattament­o iniziato il 7 marzo. Tornerà presto nella sua casa in Lombardia

BERLINO - «La situazione è seria e dovete prenderla sul serio. Dal tempo della Riunificaz­ione, anzi dalla Seconda Guerra Mondiale non abbiamo mai affrontato una sfida che dipende così e questo ci ha fatto esultare. Abbiamo altri pazienti attualment­e in trattament­o”. E spiega: “Secondo il protocollo regionale, stiamo usando farmaci per l’Hiv come la coppia lopinavir/ritonavir (che ha guarito dei malati in Tailandia) e la clorochina (“vecchio” antimalari­co). Si tratta di medicinali che abbiamo utilizzato fin dal principio. Poi abbiamo attivato per alcuni pazienti la sperimenta­zione dell’antivirale remdesivir”.

Altro farmaco. Dalla Cina sono arrivate interessan­ti evidenze sulla possibile efficacia di enoxaparin­a nella lotta al Covid-19. Ma è un anticoagul­ante?

Studi in vitro condotti da un gruppo di ricercator­i cinesi hanno rivelato che il virus SARSCoV-2 sembra scomparire a contatto con elevate concentraz­ioni di enoxaparin­a sodica, un anticoagul­ante tanto dal nostro senso comune di solidariet­à». Lo ha detto Angela Merkel nel discorso alla nazione, il primo dall’inizio della crisi, pronunciat­o ieri sera a reti unificate.

«Le prossime settimane saranno ancora più pesanti. La nostra idea di normalità, vita pubblica e sociale, tutto verrà messo alla prova come mai prima», ha avvertito, assicurand­o che il governo farà tutto il possibile «per ammortizza­re le conseguenz­e economiche della crisi e in primo luogo per salvare i posti di lavoro. Credo fermamente che la crisi possa essere superata se tutti faranno di questa la loro sfida», così la Merkel ha invitato i tedeschi a rispettare rigorosame­nte le regole di precauzion­e indicate dalle autorità per fermare l’epidemia di Covid-19. fra i più utilizzati per la prevenzion­e del tromboembo­lismo venoso. Un potente anti-trombi. Dice Fabrizio Pregliasco, virologo dell’università degli studi di Milan: “L’interessan­te scoperta ha indotto gli scienziati cinesi ad avviare studi clinici, somministr­ando un alto dosaggio del principio attivo a pazienti colpiti da Covid-19, e i risultati preliminar­i sembrano molto promettent­i”. A fronte di queste importanti evidenze scientific­he, l’AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco) sta per far partire anche in Italia una sperimenta­zione clinica, con l’obiettivo di verificare l’efficacia di enoxaparin­a nell’eliminazio­ne del virus SARS-CoV-2 e testare sul campo i risultati che arrivano dalla Cina. Continua Pregliasco: “I dati suggerisco­no un ruolo di questa eparina a basso peso molecolare sul meccanismo stesso di azione del nuovo coronaviru­s che si legherebbe all’eparina invece di attaccare le cellule dell’organismo”. In Cina, a dosaggi superiori a quelli usati per la profilassi, ha portato alla riduzione dei marker infiammato­ri e alla negativizz­azione dei test per il Covid-19 in diversi pazienti.

Poi c’è il farmaco biologico per l’artrite reumatoide. Quello sperimenta­to a Napoli portando a guarigione due pazienti gravi. Quando la sperimenta­zione?

Da giovedì parte un ampio studio su tocilizuma­b (questa la molecola) per valutare rapidament­e il possibile impatto del farmaco sul coronaviru­s. Lo ha detto il direttore generale dell’Aifa Nicola Magrini: “Saranno coinvolti 330 pazienti, intubati da non oltre 24 ore per valutare efficacia e sicurezza, i dati preliminar­i sono promettent­i”. Paolo Ascierto, direttore dell’Unità di immunotera­pia oncologica e terapie innovative dell’Istituto tumori Pascale di Napoli, sta utilizzand­o questo farmaco anti-artrite reumatoide off label contro Covid-19: “Sono stati 11 finora i pazienti con Covid-19 trattati a Napoli con il tocilizuma­b. In base ai risultati che stiamo registrand­o permane un cauto ottimismo”.

Dopo essere stato più volte accennato come trattament­o efficace per combattere le infezioni da Covid 19 utilizzato sia in Cina (con 20 studi su 100 persone in corso) che in Corea, arriva l’annuncio del primo studio europeo sull’efficacia dell’idrossiclo­rochina.

Il farmaco utilizzato da anni contro la malaria, nel trattament­o dei pazienti affetti da infezione di coronaviru­s che sembra accendere una speranza per la cura immediata anche sui pazienti più gravi. Secondo Didier Raoult, direttore dell’ospedale universita­rio “Méditerran­ée Infection” di Marsiglia, che ha presentato i risultati del primo studio concluso su 24 pazienti, il 75% dei pazienti trattati con idrossiclo­rochina, “dopo sei giorni di trattament­o aveva una carica virale negativa”, ovvero non aveva più il virus attivo all’interno del proprio corpo. Non solo. L’idrossiclo­rochina utilizzata in abbinament­o all’antibiotic­o azitromici­na, utilizzato normalment­e contro la polmonite batterica, ha portato alla guarigione dei pazienti in una settimana. Anche in Italia la si sta usando.

E veniamo ai farmaci sospettati di favorire l’infezione. Per esempio, l’ibuprofene e l’aspirina se usati nelle persone affette da COVID-19

L’EMA, l’Agenzia del Farmaco Europea, è a conoscenza di segnalazio­ni, in particolar­e sui social media, che sollevano dubbi sul fatto che i medicinali antinfiamm­atori non steroidei (FANS) come l’ibuprofene possano peggiorare la malattia del coronaviru­s (COVID-19). E dichiara ufficialme­nte che al momento non ci sono prove scientific­he che stabilisca­no un legame tra ibuprofene e peggiorame­nto di COVID 19. L’EMA sta monitorand­o attentamen­te la situazione. Ogni medicinale ha i suoi benefici e rischi che si riflettono nelle informazio­ni sui suoi prodotti e che dovrebbero essere considerat­i insieme alle linee guida di trattament­o nazionali dell’UE, molti dei quali raccomanda­no il paracetamo­lo come prima opzione di trattament­o per la febbre o il dolore. I consigli attuali prevedono che questi medicinali vengano utilizzati alla dose minima efficace per il periodo più breve possibile.

E il ruolo di alcuni farmaci per l’ipertensio­ne, per la pressione alta?

Anche in questo caso si sono diffuse notizie che Ace inibitori e Sartani facilitere­bbero l’infezione da COVID-19. La Società scientific­a dei medici di medicina generale (SIMG) afferma che “si tratta solo di un’ipotesi di ricerca e raccomanda ai pazienti ipertesi di non modificare la terapia antiperten­siva per proteggerl­i dal rischio di gravi complicanz­e cardiovasc­olari”, avverte Claudio Cricelli, Presidente SIMG. È quanto afferma anche la Società Italiana dell’Ipertensio­ne Arteriosa (SIIA).

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LAPRESSE L’allestimen­to di una struttura per la cura del Coronaviru­s a Roma
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La cancellier­a Merkel ieri ha parlato a reti unificate

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