Corriere dello Sport

Cronache dal silenzio

- Di Fabrizio Carcano

Nel silenzio della città fantasma echeggiano solo le sirene delle ambulanze. Ne passa mediamente una ogni venti minuti. Di giorno come di notte. Quel suono cupo è l’unica costante nelle ore immobili di Bergamo. La città si è fermata, vive dentro le case, da dietro le finestre, guardando strade vuote. Il silenzio in sottofondo, la paura fuori dalla porta. Bergamo, per contagi e decessi, è l’epicentro della pestilenza del maledetto Coronaviru­s. Nell’ultima settimana nella provincia sono morte più di 400 persone: una media quotidiana superiore alle sessanta vittime, ovvero due e mezzo ogni ora.

Ma i numeri veri sono più alti, perché molti anziani muoiono in casa propria o in casa di riposo e non vengono conteggiat­i nelle stime ufficiali.

Il cimitero del capoluogo è una catena di montaggio: necrofori sempre al lavoro, anche la domenica, anche la notte, ininterrot­tamente, davanti al forno crematorio in continua funzione. Fuori dal cancello i carri funebri fanno la fila, sono gli unici mezzi in coda in una città dove non girano macchine.

È questa la lugubre cartolina che Bergamo spedisce al resto dell’Italia. A chi non è toccato da questa tragedia, a chi è lontano centinaia di chilometri e forse non la può comprender­e del tutto. Bergamo, scrivono tutti, è la Wuhan italiana. Il paragone ci sta, pensando a quelle spettrali immagini dei vialoni deserti della megalopoli cinese che vedevamo alla tv a febbraio.

In realtà, qui è molto peggio, perché Wuhan è un gigante da 10 milioni di abitanti, mentre Bergamo è una Lilliput cento volte più piccola, come città, e dieci volte più piccola come provincia. Eppure, e questo è il dato agghiaccia­nte, i numeri dei decessi qui in percentual­e sono più elevati che a Wuhan. È questa la premessa, per chi guarda dall’esterno, per comprender­e cosa sta vivendo Bergamo. La normalità non esiste più: le notti sono insonni, illuminate dalle luci accese nei condomini e nelle villette. Come fossero lucciole nel buio. Perché la gente, che qui è abituata ad alzarsi presto per andare al lavoro per dieci ore e a coricarsi dopo cena, ora non riesce a dormire, per la forzata inattività e la preoccupaz­ione. Così il silenzio del giorno si confonde con le luci della notte. Dove le sirene delle ambulanze si sentono sempre.

Sfrecciano in circonvall­azione

 ?? ANSA ?? Bergamo, l’esercito davanti all’ingresso del cimitero monumental­e: i soldati dovranno trasportar­e le bare in un’altra struttura
ANSA Bergamo, l’esercito davanti all’ingresso del cimitero monumental­e: i soldati dovranno trasportar­e le bare in un’altra struttura

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