NELLE TASCHE DEI CAMPIONI
I CLUB LITIGANO SULLA RIPRESA DEGLI ALLENAMENTI E CHIEDONO AI CALCIATORI IL TAGLIO DEGLI INGAGGI
I conti del calcio e la realtà del Paese
Il governo valuta di vietare ogni attività sportiva all’aperto e perfino le passeggiate nei parchi, e il ministro dello Sport, Vincenzo Spadafora, prima annuncia e poi auspica la ripresa del campionato di calcio il 3 maggio. Il governatore Fontana lancia un appello disperato ai lombardi a non uscire da casa, perché - dice - «presto non saremo più in grado di aiutare chi si ammala», e i presidenti dei club continuano a litigare sulla ripresa degli allenamenti e convocano medici, preparatori e tecnici per studiare sedute differenziate. Siamo sul Titanic o su Scherzi a parte? O su tutti e due?
Il tema del taglio degli stipendi, che i proprietari hanno in mente da giorni e che il Corriere dello Sport-Stadio ha anticipato lunedì, adesso è più che mai d’attualità. E dopo che martedì l’argomento è stato affrontato dal tavolo “sindacale” organizzato dalla Serie A (oltre ai rappresentanti dell’Aic erano presenti Lotito, Giulini e Marino), ieri il presidente della Figc Gravina ha dato una netta apertura. «In questo momento di emergenza - ha osservato a Radio 24 - il taglio degli ingaggi dei giocatori non è un tabù. Credo che ci dobbiamo mettere tutti attorno a un tavolo. La crisi e l’emergenza valgono per tutti e anche il nostro mondo deve avere la capacità di essere unito. Siamo chiamati a un gesto di grande responsabilità, a dimostrare che la solidarietà non è solo una parola. Il mondo del calcio vive una grande crisi economica e la Federazione si impegna nel raccogliere tutti i dati che le singole Leghe stanno elaborando per poi sottoporle all’Esecutivo che con un decreto legge ha riconosciuto lo stato di crisi dello sport. Prima di rivolgersi all’esterno, però, abbiamo bisogno di rinegoziare al nostro interno alcuni contratti e di creare un sistema di mutualità. E’ necessario dare un segnale, dimostrare capacità di autosostentamento e solidarietà».
20-30% DI TAGLI? In Lega domani è prevista una riunione informale delle società che discuteranno di questo tema per arrivare a una bozza da sottoporre all’Aic nel corso della prossima riunione del tavolo “sindacale”. E’ chiaro che ci sarà molto da discutere soprattutto sulla percentuale del taglio. Ed è scontato anche che non potrà esserci una decurtazione comune per tutti: i calciatori al minimo sindacale e quelli sotto una certa cifra, magari, saranno risparmiati; la percentuale del taglio invece aumenterà con l’aumento degli emolumenti, in base a fasce di reddito prestabilite. I proprietari hanno ipotizzato decurtazioni dei contratti tra il 20% e il 30%. Tanto per fare un esempio, Cristiano Ronaldo, che guadagna 31 milioni di euro netti, lascerebbe sul tavolo nella peggiore delle ipotesi 9 milioni. Anche altri salari da capogiro come quelli di Lukaku, Dybala, Higuain, Ramsey, De Ligt, Donnarumma e Dzeko, solo per citarne alcuni, subirebbero belle… botte.
TOMMASI E AIC “FREDDI”. Ieri sull’argomento ha preso posizione anche il numero uno del sindacato giocatori, Damiano Tommasi: «Il tema della sostenibilità del calcio durante e dopo questa crisi globale - ha detto all’Ansa - è ovviamente di estremo interesse per tutti quelli che vivono in questo sistema, calciatori compresi. Tutti abbiamo l’interesse che l’equilibrio economico venga preservato e proprio per questo dobbiamo valutare tutti gli elementi del momento. Mancati introiti, rinvio delle competizioni, cancellazione di eventi, contributi governativi, aiuti federali, sostegno delle istituzioni internazionali. Tutti questi elementi ci diranno quale sarà il ruolo dei calciatori». Un modo per spostare più in avanti il dibattito: i giocatori aspettano insomma che prima la A e il nostro movimento quantifichino le perdite e solo in un secondo momento intendono sedersi a un tavolo per stabilire il loro contributo. Tanto, filtra dall’Aic, per i club pagare entro il 30 maggio gli stipendi di gennaio, febbraio e marzo sarà più facile visto che sarà necessario versare “solo” il netto ai tesserati (le tasse rinviate un mese più tardi). Un’eventuale
indicazione del sindacato ad accettare il taglio non varrebbe automaticamente per tutti a meno che non sia pianificato un percorso collettivo al momento tutto da costruire.
SOLDI? NO, AGEVOLAZIONI. E a proposito dei danni, la A ieri ha stabilito che non chiederà al Governo un aiuto in termini economici (167 milioni in caso di chiusura del torneo dopo lo stop, 720 se invece non si arriverà alla fine; cifre quantificate grazie a Deloitte): quei soldi per la Lega l’Esecutivo dovrà destinarli alla sanità e ai più bisognosi. Per il futuro però la Serie A domanderà la modifica di alcune leggi che penalizzano e appesantiscono il calcio. E’ questa l’indicazione emersa dal tavolo “politico” di ieri. Di quali leggi parliamo? Quella per costruzione di nuovi impianti, la Melandri (richiesta di vendita dei diritti tv per un periodo maggiore rispetto al triennio, meno vincoli sui pacchetti in esclusiva e allargamento alle nuove tecnologie) e quella del 1981 sul professionismo sportivo.
I club vogliono modifiche alle leggi su stadi, diritti Tv e professionismo