Caos Giochi gli atleti al Cio «Fermiamoci»
Una vicenda sempre più controversa La linea di Bach ottiene l’ok dei comitati olimpici ma i protagonisti si ribellano: «Fermiamoci tutti»
La linea di Bach ottiene il sì dei Comitati olimpici Si ribellano i protagonisti
Giochi sì, Giochi no. Giochi rinviati al 2022. C’è ancora tempo per decidere. Se una scelta dovrà essere fatta, non ci sarà prima di inizio giugno. Sempre più atleti, anche blasonati, intanto denunciano l’impossibilità di allenarsi e gareggiare. Prendere tempo è la parola d’ordine. Ma anche se i Giochi saranno salvati in extremis (ancora non si capisce come) cresce il rischio di una diserzione di massa in caso di protrarsi delle ferree misure di contenimento in atto dall’Europa agli Usa. Allenarsi è un problema di tanti ormai.
Così il mondo olimpico si spacca sulle posizioni del Cio che anche ieri, nel summit con i comitati olimpici nazionali, ha ribadito che non c’è fretta di prendere una decisione a quattro mesi e mezzo da Tokyo 2020 e che ci sarà massima flessibilità sui criteri di qualificazione. Concetto ribadito il giorno prima nella consultazione con le federazioni internazionali, quando era passata all’unanimità la posizione d’attesa e fiducia agli organizzatori.
«Nella riunione con il Cio siamo partiti dal principio che la salute è davanti a tutto, poi si naviga a vista. Sulle linee guida il presidente Bach è stato chiaro e trasparente - ha commentato Giovanni Malagò dopo aver partecipato alla riunione con Losanna Una deadline sull’Olimpiade? No, non c’è una data fissata. Dovremo scegliere con il buon senso, perché oltre una certa data tecnicamente non si può andare. Diciamo l’ultima settimana di maggio, la prima di giugno». Per Malagò i tempi saranno scanditi dall’andamento della pandemia Covid-19. Bach, che il giorno prima aveva esortato gli atleti a continuare ad allenarsi, si è informato della situazione in Italia: «Gli ho illustrato quello che stiamo facendo, è la cosa più giusta e doverosa in queste circostanze». I nostri atleti azzurri possono continuare ad allenarsi nelle principali strutture seppure con qualche limitazione.
Alla fine sia i comitati olimpici delle Americhe che quelli europei hanno votato all’unanimità le linee guida del Cio per la gestione dei processi di qualificazione, letteralmente nel caos, così come i calendari e l’attività agonistica ormai ridotta a zero per tutti. Il 43% degli 11.000 atleti attesi a Tokyo, non si è ancora qualificato e difficilmente riuscirà a farlo se continua così. Non sono mancate le voci di dissenso. Quella del presidente del Coni spagnolo, Alejandro Blanco: «I nostri atleti non potranno allenarsi per due settimane almeno, come arriveranno a Tokyo?».
DISSENSO. Anche all’interno dello stesso Cio stanno emergendo posizioni contrarie a Bach. Ieri è arrivata la bordata della canadese Hayley Wickenheiser, sei volte olimpica e quattro volte olimpionica nell’hockey ghiaccio, ma soprattutto membro Cio in quota atleti. «L’organizzazione di Tokyo 2020 è irresponsabile nel voler portare avanti i Giochi come previsto. Questa crisi del coronavarius è più importante dell’Olimpiade. Gli atleti non possono allenarsi, non possono viaggiare. Non capisco l’insistenza del Cio: fermiamoci tutti».
Hayley non è stata l’unica a richiamare il Cio a un maggior realismo. «E’ frustrante che il Cio non esamini alternative - ha commentato l’olimpionica dell’asta, la greca Katerini Stefanidi - Tutti vogliamo l’Olimpiade, ma in caso di cancellazione o rinvio qual è il piano B? Continuare ad allenarci ci mette tutti a rischio, io poi non posso farlo da settimane perché lo stadio è chiuso». La Stefanidi accenderà stamane il piccolo braciere nello stadio Panathinaiko, quando la fiamma olimpica spiccherà il volo quasi di nascosto verso Fukushima, trasportata da un aereo vuoto e anonimo.
Tagliente il commento su Twitter della britannica Katarina Johnson-Thompson, iridata dell’eptathlon lo scorso ottobre a Doha: «Ma come fa il Cio a incitare gli atleti ad allenarsi, quando la legislazione del governo impone a tanti l’isolamento in casa con piste, palestre e spazi pubblici chiusi?».
Pronta la risposta del Cio: «Questa è una situazione eccezionale che richiede soluzioni eccezionali: siamo impegnati a trovare un rimedio che abbia il minor impatto negativo per gli atleti, salvaguardando lo loro salute e l’integrità delle gare». L’allarme però anche dagli Usa dopo la chiusura per 30 giorni del centro olimpico di Colorado Springs. La tre volte oro ai Giochi nella ginna
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stica, Sam Mikulak, ha twittato: «Senza potermi allenare per un mese come farò per Tokyo?». Intanto oggi il governo nipponico voterà il divieto d’ingresso ai cittadini europei.