Corriere dello Sport

Poi inventaron­o la schedina Così l’Italia sognava col 13

Dall’idea di Massimo Della Pergola il 5 maggio 1946 inizia il concorso nazionalpo­polare che per decenni ha sostenuto tutto lo sport italiano

- fu.za.

«Ho giocato la schedina/La mia vita cambierà». Sognava Pippo Franco mentre al figlio scappava la pipì. E niente, gli scappava proprio, un tormento per tutta la canzone, «Mi scappa la pipì papà», 1979, quindici settimane nella top ten dei singoli più venduti in Italia. Ci sono stati anni in cui la nostra vita poteva svoltare con un 1-X-2. Ce lo dicevano anche i cantautori. Claudio Baglioni sperava di vincere per portare la moglie in Val Gardena, hai detto niente. Album «Sabato pomeriggio», la canzone è «2-1-X», siamo nel 1975. Passaggio chiave: «La schedina l'ha giocata/ Son dieci anni che lui spera/E che ci sta riprovando/Un motorino per Maria/Due mesetti in Val Gardena/Una casa piena di comodità/ Se pareggerà il Cesena/Una villa con piscina». Impugnando una bic mordicchia­ta annotavamo su carta sdrucita illusioni di ricchezza e lussi da pubblicità, ardite combinazio­ni di risultati che prendevano forma dentro bar sempre affollati o tinelli italiani. E’ quella che lo scrittore Guido Morselli ne «Il comunista» (Adelphi, 1976) chiama «la speranziel­la del sabato sera».

FENOMENO. Il Totocalcio è stato un fenomeno nazionalpo­polare, come il Calippo, le cicale cicale cicale di Heather Parisi, Pippo Baudo signore della RAI e le canzoni di Toto Cutugno. Lasciateci giocare, con la schedina in mano. E’ quello un tempo in cui l’italiano medio si riflette in Lino Banfi, pugliese emigrato a Torino che con l’aiuto dello sguattero muto del bar - un immenso Jerry Calà - azzecca il 2 di Juventus-Catania e centra un 13 miliardari­o, festeggian­dolo come Juary: in mancanza di bandierina, si danza attorno alla pianta del soggiorno. Siamo «al Bar dello Sport», anno di grazia 1983. Frase cult (da leggere con intonazion­e alla Banfi): «Guarda, si vede tutto il mondo da qui, si vede, ah ah... Monte Bianco... Monte Rosa... Montepremi... Haaaaaaaha­haha! Montepremi! Diciotto miliardi di montepremi!». Lasciateci giocare e sognare, appunto. In «Eccezziuna­le veramente» Diego Abatantuon­o (Franco) vince 800 milioni di lire, molla la

moglie arpia e la suocera e si dà alla bella vita, spendendo come un emiro in libera uscita. Non sa, il tapino, che la vincita al Totocalcio è farlocca: è uno scherzo degli amici (Boldi, Teocoli e Conti).

L'INVENZIONE.

Al cinema le matte risate, certo. In realtà l’inizio di tutto matura in un contesto drammatico. Quello del dopoguerra italiano. La prima schedina costa 30 lire ed esce il 5 maggio del 1946. L’inizio è fiacco, come diremo. La svolta arriva il 21 luglio, penultima giornata di quella lunga stagione, con girone finale nazionale tra aprile e luglio e scudetto al Torino. Il primo, e in quella occasione unico, «12» della storia, del valore di 463.846 lire (pari a 4 anni di stipendio di un operaio dell’epoca), è quello di un impiegato milanese, Emilio Biasetti, che candido dichiara alla stampa: «Ho vinto perché con i risultati che ci sono stati è venuta fuori la sagra dell’incompeten­za. Ed io, vero campione di incompeten­ti, ho raggiunto il primato». Biasetti azzecca risultato finale e gol delle squadre di quattro partite: Inter-Milan 0-1, Torino-Juve 1-0, Bari-Roma 1-0, Pro Livorno-Napoli 2-1.

RIVOLUZION­E DEMOCRATIC­A. Altri tempi. Il «Totocalcio» - la mitica schedina della Sisal - nasce nelle notti tormentate della lontananza forzata di un giornalist­a triestino, ebreo e quindi - in quei tempi bastardi - perseguita­to dalle leggi razziali e costretto a fuggire lontano dall’Italia e a riparare in Svizzera, a Pont de Morge, nel Cantone Vallese. Si chiama Massimo Della Pergola, sappiate che ci ha regalato la democrazia. Quando rientra in Italia viene internato, prigionier­o numero 21.915. Mentre il Paese va allo sfascio, lui inventa la schedina. Immagina il futuro e lo inquadra dentro l’ordine di un pronostico, alleggeren­dolo di un ottimismo lieve come un vento nuovo. 1,2,3 gli sembra una filastrocc­a banale. A,B,C lo riporta ai tempi della scuola, non va bene. 1-X-2 e così sia. Quando finisce la guerra e viene liberato, con due soci, Fabio Jegher e Geo Molo, fonda la Sisal. Nel maggio del 1946 fanno stampare oltre cinque milioni di schedine. Ma le giocate sono circa trentaquat­tromila. Un fallimento. I 5 milioni di tagliandi inutilizza­ti finiscono ai barbieri d’Italia, che li riciclano per pulire le lame dei rasoi. Ma il successo ha solo preso la rincorsa, arriva subito dopo, quando i diritti della Sisal, per scelta governativ­a, se li prende il Coni. I tre fondatori non intascano nemmeno una lira.

All’inizio si vinceva col 12, il primo dopo qualche mese fu da quasi 500 mila lire

Cinema e canzoni lo hanno reso proverbial­e. Solo l’inventore perse...

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La prima storica schedina legata al concorso del 5 maggio 1946
 ??  ?? La locandina di “al Bar dello Sport”, film del 1983 col Toto sullo sfondo
La locandina di “al Bar dello Sport”, film del 1983 col Toto sullo sfondo
 ??  ?? Massimo Della Pergola, ideatore della schedina, scomparso nel 2006
Massimo Della Pergola, ideatore della schedina, scomparso nel 2006

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