Reina: Essere confinati in case come le nostre è da privilegiati
L’ isolamento a Birmingham, dove vive da qualche mese, da quando è diventato il portiere dell’Aston Villa. Premier ferma, quarantena in casa con la famiglia. Non una famiglia tipo, quella di Pepe Reina, che condivide il tetto con la moglie Yolanda, cinque figli e i due suoceri. Lamentarsi, però, non è nelle corde dell’ex portiere di Liverpool, Napoli e Milan: «Abbiamo un giardino grande, quattro o cinque vicini, viviamo in una villa che si trova in una strada privata - ha raccontato a El Partidazo di Cadena Cope - Posso fare attività fisica senza problemi, non ho problemi a dirlo: siamo privilegiati. Penso invece alle famiglie che vivono in un appartamento di 70 metri quadrati con due o tre figli. Loro sì che stanno dimostrando di avere i coglioni».
DIRETTO. Senza mezzi termini, Pepe. L’età, l’esperienza, le spalle larghe, enormi, che gli permettono di giudicare l’emergenza coronavirus con una certa obiettività: «Non ci vuole molto a stare confinati in una casa come la mia, ma credetemi, lo dico con grande umiltà».
L'AMMISSIONE. Una casa in cui qualche giorno fa si è messo in un doppio isolamento: «Ho avuto febbre, tosse secca, difficoltà respiratorie, insomma tutti i sintomi da coronavirus. Non ho fatto il test, non sono sicuro al 100%, ma credo di averlo contratto. Era come se mi fosse passato addosso un camion, anzi, un treno dell’alta velocità. Ho trascorso 2-3 giorni brutti, ora sto benone, ma continuo a osservare tutte le precauzioni. Anche mia moglie ha avuto due-tre giorni di febbre: mi preoccupo più che altro per i miei suoceri, che per ora fortunatamente stanno bene». Papà Miguel, ex leggenda di Barcellona e Atletico Madrid che di anni ne ha 74, è rimasto invece in Spagna: «Lui è un cittadino modello. Esce solo due volte a settimana per fare la spesa, poi resta in casa, come dovrebbero fare tutti». Pepe segue le vicissitudini spagnole quotidianamente, seppur a distanza: «Mi informo, vedo i notidato seguo tantissimo l’attualità di Spagna e Italia più che dell’Inghilterra. Lì ho molti amici, a cui tengo, che se la stanno passando male».
IL CALCIO DOPO. Alla ripresa della Premier League e degli altri campionati, il portiere dei Villans non ci pensa nemmeno: «In questo momento passa in secondo piano, non mi interessa più di tanto. Il benestare dell’umanità viene prima. Non lo sa nessuno quando torneremo a giocare e credo sia del tutto inutile fare previsioni. Capisco che ci siano molti interessi, che girino tanti soldi, ma di sicuro ci sono tanti altri rami dell’economia globale che stanno soffrendo anche più del calcio. Quando riprenderemo a giocare spero lo faremo con il pubblico, giocare a porte chiuse non ha senso».
«In questo momento non mi interessa tornare a giocare: è in secondo piano»