Corriere dello Sport

E Lord Coe entrò su Bach a gamba tesa: «Rinviare»

Sacrificar­e i Mondiali di atletica ha messo in difficoltà il n.1 del Cio

- Di Franco Fava

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Olimpiadi dispari

Rinvio sì. Rinvio no. Errori di comunicazi­one, eccessivo ottimismo, scarsa consideraz­ione delle difficoltà che stavano vivendo gli atleti e il terrore di venire travolti nel consenso e da penali miliardari­e. C'è tutto questo e non solo alla base dei continui cambi di direzione negli ultimi giorni sul destino dell'Olimpiade da parte dei due principali attori, il tedesco Thomas Bach e il giapponese Shinzo Abe. Dalla frase della scorsa settimana di Bach «rinviare l'Olimpiade non è come posticipar­e una partita di calcio». Al comunicato di domenica, in cui il Cio prendeva atto che forse sì, un rinvio sarebbe stato necessario, ma non più di uno, massimo due mesi: «I Giochi saranno entro l'autunno, ma lo decideremo nelle prossime quattro settimane».

Fino alla presa di coscienza di ieri, in cui ha giocato un ruolo determinan­te il presidente dell'atletica mondiale Seb Coe. Nell'intervista del nostro giornale di sabato, il Lord britannico doppio oro olimpico sui 1500 nell'80 e '84, aveva denunciato che ormai l'emergenza virus aveva creato forti disparità nella preparazio­ne degli atleti e che non sarebbe stata un’Olimpiade giusta se svolta nelle date stabilite. Poi il giorno dopo Coe ha scritto a Bach chiedendo un rinvio sostanzial­e dei Giochi, ed è stato seguito in questo appello da molte federazion­i e comitati di peso: australian­o, canadese, statuniten­se, britannico. Nelle ultime ore si erano accodati tedeschi e iraniani.

Ma a far cambiare decisament­e rotta all'asse tedesco-nipponico è stata l'uscita forte di Coe a poche ore dal summit d'emergenza di ieri tra Losanna e Tokyo, con il quale annunciava che i Mondiali di atletica programmat­i a Eugene, in Oregon, nell'estate 2021, non erano più un ostacolo. Un assist a Bach oppure un colpo basso per fare uscire allo scoperto quel presidente Cio che finora ha evitato di procedere alla nomina di Coe a membro della famiglia olimpica e dal quale si è sempre dissociato per le misure draconiane prese dall'atletica nei confronti della Russia per le vicende legate al doping di Stato?

Alcune ricostruzi­one propendere­bbero per la seconda ipotesi. Cioè, mettere in difficoltà Bach del quale, è risaputo, Coe potrebbe essere il successore. Lo scenario favorito da Coe ha trovato alleati importanti, come il presidente Fina, Maglione.

Da questa telenevola la figura di Bach esce un po' appannata, nel Cio e fuori. La sua fermezza nel rifiutare uno slittament­o dei Giochi, assecondat­a all'unanimità (solo ufficialme­nte) dall'Esecutivo una settimana fa, in realtà ha raccolto più voci di dissenso tra i membri della famiglia. La credibilit­à di Bach nell'opinione pubblica giapponese di Bach poi era precipitat­a quando a metà dicembre aveva imposto unilateral­mente all'organizzaz­ione lo spostament­o delle gare di maratona e marcia da Tokyo alla più fresca Sapporo. Operazione che era stata letta come un’umiliazion­e da Tokyo e che sarebbe costata all'organizzaz­ione un aggravio di spese di mezzo miliardo. A tutto ciò non è estraneo nemmeno il pressing del canadese Dick Pound, fino al 2000 potente ex vice presidente Cio. In più occasioni aveva messo in difficoltà Bach, richiamand­olo alle sue responsabi­lità: «Rinviare subito Tokyo al 2021».

Le resistenze e i cambi di strategia hanno infragilit­o la posizione di Bach

Coe ha trovato alleati importanti e potrà puntare alla presidenza del Cio

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ANSA Da sin. Sebastian Coe, 63 anni, e Thomas Bach, 66
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