I GIOCATORI SCAPPANO E I CLUB SI SPACCANO
Discussioni tra chi vuole ripartire e chi non esclude una fine anticipata De Laurentiis, appoggiato da Lotito, ha criticato la poca accortezza di chi ha lasciato partire i calciatori: immediata risposta di Marotta
Il calcio italiano e in particolare la Serie A si scoprono divisi tra coloro che credono nella ripartenza (prima o dopo che sia) e coloro che invece prendono in considerazione anche un terzo scenario più pessimistico, ovvero quello secondo cui il pallone non rotolerà più nel 201920. Fa parte della nostra cultura: siamo storicamente il Paese delle divisioni e dei campanili. La Lega non poteva fare eccezione anche in un momento di estrema crisi sanitaria. La conferma è arrivata nella riunione delle società di ieri mattina, una video conferenza nel quale il presidente Dal Pino ha ragguagliato tutti sul meeting del giorno prima con la Figc, la B, la Lega Pro e i Dilettanti. Lo scontro è nato sul tema della partenza di alcuni stranieri per le rispettive nazioni d’origine: il fuoco lo ha acceso una frase di De Laurentiis, spalleggiato da Lotito, ma Marotta ha prontamente replicato facendo salire i decibel.
LA DIVISIONE. In queste settimane nelle assemblee e nelle riunioni informali della A nessuna società ha fatto mettere a verbale l’opinione che la stagione va chiusa qua, ma alcuni proprietari hanno evidenziato una simile idea in interviste ai media. Ufficialmente però la Lega non prenderà una posizione del genere: eventualmente recepirà (se mai arriverà) un’indicazione del Governo. Perché? Perché ci sono in ballo i soldi dei diritti tv venduti ai broadcast che in questo momento sono garantiti per «cause di forza maggiore» anche se il campionato non dovesse ripartire. Se invece fossero i club a votare lo stop prima che un ente terzo (il Governo) lo decretasse, la possibile accusa di inadempienza nei confronti di Sky, Dazn e Img magari reggerebbe. Resta il fatto che la A in questo momento sia spaccata tra le società che non prendono in considerazione l’ipotesi di terminare qua l'annata e quelle che invece questa eventualità la contemplano. Anche per motivi legati alla classifica.
LO SCONTRO. Ma torniamo al battibecco di ieri. La riunione è stata incendiata da una frase del patron del Napoli che, senza citare Juventus e Inter, ha sottolineato quanto non fosse da imprenditori accorti consentire a propri dipendenti il permesso di andare a raggiungere le famiglie all’estero. Marotta, sentendosi chiamato in causa, ha preso la parola e ha fatto notare che la decisione dell’Inter è stata dettata da un decreto del Governo e dalle norme emanate dalla Regione Lombardia, ma ha dato per scontato che quando si potranno riprendere gli allenamenti i calciatori nerazzurri saranno presenti. Nella discussione è entrato anche Lotito che ha appoggiato De Laurentiis. Il numero uno azzurro e quello della Lazio sono tra i rappresentanti della corrente che vuole arrivare alla definizione della classifica sul campo, anche in estate inoltrata. La pensano come loro tra le altre la Roma e il Cagliari, mentre tra i club che considerano concreta l’eventualità che non si giochi più ci sono la Sampdoria, il Genoa, il Brescia, l’Inter, l'Udinese e il Torino. La Juventus, con Agnelli che sta lavorando anche nelle vesti di numero uno dell’Eca, considera ora possibili tutte le soluzioni. Idem il Bologna, il Sassuolo e il Milan, che vista la situazione sanitaria del Paese, non vuole accelerazioni. La Figc e la Lega tengono una posizione di grande equilibrio: il presidente della Federazione Gravina martedì ha chiarito che l’obiettivo è andare avanti oltre il 30 giugno per assegnare sul campo lo scudetto; il numero uno di via Rosellini Dal Pino e l’ad De Siervo stanno tenendo con lucidità la barra dritta, anche loro convinti di esplorare tutte le soluzioni per disputare le 38 giornate.
ALLENAMENTI TRA 3-4 SETTIMANE? Fino al 4 aprile non sarà possibile far sostenere allenamenti alle squadre, ma alcuni dirigenti hanno la convinzione che lo stop imposto dalla Lombardia fino al 16 sarà allargato dal Governo a tutta l'Italia. E, sottolineano, non è detto che basti neppure quella data. Ma c’è di più: inizialmente bisognerebbe riprendere a gruppetti, magari seguendo un protocollo, studiato da club, dottori e Aic, che preveda uno screening dei calciatori. Chi tornerà dai viaggi all’estero dovrà osservare una quarantena (Ronaldo e tutti gli altri) e poi ci sarà il problema delle trasferte. Viene messo in conto che all’inizio non saranno facili da organizzare e che tra la ripresa delle sedute e la prima gara ufficiale passeranno almeno 4-5 settimane.
Caso allenamenti: il rischio è di dover riprendere soltanto a metà aprile