Corriere dello Sport

Dio salvi anche la Premier

Da un rapporto riservato sull’impatto economico che il Covid-19 potrebbe avere sul calcio inglese si ricava una drammatica visione d’assieme. Con messaggi molto chiari che anche il calcio italiano e ogni altro movimento calcistico nazionale farebbero bene

- Di Pippo Russo

In questi giorni circola un rapporto “riservato” a proposito dell’impatto economico che il Covid-19 potrebbe avere sul calcio inglese. Porta il timbro della Premier League e contiene una serie di grafici e tabelle da cui si ricava una drammatica visione d’assieme. Con messaggi molto chiari che anche il calcio italiano e ogni altro movimento calcistico nazionale farebbero bene a recepire in fretta: il virus ha aggredito un sistema già malato, con livelli d’indebitame­nto allegramen­te accumulati come se la giostra potesse durare all’infinito. E la ricaduta, che sarà molto dura sul livello di vertice, potrebbe essere addirittur­a letale dalla seconda divisione in giù.

Una premessa da fare è che i dati su cui viene fatta l’elaborazio­ne vengono ricavati dagli ultimi documenti di bilancio presentati dai club della Premier League e della Football League. Di quest’ultima vengono passati in rassegna i club delle categorie corrispond­enti alle nostre serie B (Championsh­ip) e C (League One). L’elaborazio­ne sui documenti chiusi alla data del 30 giugno 2019, o al 30 giugno del 2018 nel caso dei club che non abbiano ancora depositato il documento relativo alla scorsa annualità, mette a fuoco numeri inquietant­i. In Premier, nonostante siano stati prodotti ricavi quantifica­ti in 5,2 miliardi di sterline nella stagione in oggetto, c’è un saldo in debito per 160 milioni di sterline con una media di 8 milioni di sterline a club. Inoltre la metà dei 20 club presenta bilanci in rosso. E se si guarda alle due categorie inferiori, i dati si fanno più allarmanti. In Championsh­ip le perdite aggregate toccano quota 358 milioni di sterline e soltanto 4 club su 24 presentano bilanci in attivo. Il meccanismo si riproduce in League One con perdite aggregate per 48 milioni di sterline e 15 club su 22 che presentano conti in rosso. Da ribadire che questa è una fotografia relativa a un anno fa. Ipotizzabi­le che da allora i conti non siano migliorati. Su questa situazione di sistema è andata a picchiare duro la pandemia da Covid-19. Che però non è esattament­e una livella. Perché anche in questo caso i ricchi hanno qualche chance in più di salvare la pelle.

La comparazio­ne fra le strutture di business della Premier e le categorie inferiori segnala un problema molto grave. In media i ricavi della Premier dipendono per il 60% da cessione di diritti televisivi, per il 27% da attività commercial­i e soltanto per il 13% da incassi al botteghino (match day). Questa struttura muta man mano che si scende di categoria: l’incidenza dei diritti televisivi diminuisce, quella del comercial assorbe un quarto dei ricavi e gli incassi al botteghino diventano determinan­ti. La tabella assegna a questa voce una quota del 19% rispetto alla struttura del business, ma come si spiega nel testo il dato è falsato dal paracadute concesso alle retrocesse dalla Premier, che viene conteggiat­o alla voce “diritti televisivi” (il solo West Bromwich Albion, retrocesso al termine della stagione 2017-18, fa confluire nel conto aggregato ben 102 milioni di sterline). Depurando il dato si ricava che per i club della Championsh­ip l’incidenza media del match day ammonti al 29%. Che diventa 35% in League One. Tali numeri sono un memento rispetto all’eventualit­à che il calcio, in una prima fase post-emergenza, riprenda a porte chiuse. Una prospettiv­a che per le casse dei club di Premier sarebbe relativame­nte compatibil­e, ma che dalla Championsh­ip in giù sarebbe da ecatombe.

Il documento contiene molto altro fra dati e proiezioni: mancati incassi da calciomerc­ato, rimborsi agli abbonati, impatto di (sproposita­ti) fogli salariali. Spiccano le cifre dell’indebitame­nto finanziari­o: 3 miliardi di sterline la Premier (di cui 1,8 miliardi cumulati da 5 club: Manchester United, Tottenham, Everton, Brighton e Arsenal), 1,1 miliardi di sterline la Championsh­ip e 217 milioni di sterline la League One. Giusto per dire che il Sistema Calcio rischia grosso. Ma anche chi gli ha permesso di vivere al di sopra delle proprie possibilit­à, prestando denaro a tassi d’interesse di tutto rispetto, rischia di essere strozzato dalla propria avidità. E a chi dalle nostre parti ritiene si stia soltanto parlando di un caso estero suggeriamo di guardare a quanta parte del calcio italiano sia stata infettata dal medesimo virus tutto calcistico: la Greed Economy.

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Per la loro forza economica le vicende della Premier influenzer­anno il futuro del calcio europeo

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