Germania in ansia per Eckel
Horst Eckel, 88 anni portati con la baldanza di un giovanotto, è il monumento del calcio tedesco nella tempesta della pandemia particolarmente malvagia contro gli anziani. Eckel era la recluta più giovane nel sorprendente successo della Germania nella finale con l’Ungheria nel Mondiale 1954. Dall’impresa degli “eroi di Berna“sono trascorse tre generazioni e lui è stato soprannominato “Ultimo“perchè è l’unico ancora in vita ad averla vissuta in campo di persona. Il calcio è tuttora la sua vita come glorioso notabile del Kaiserslautern, in cui fece carriera e continua a sostenere come tifoso nelle partite casalinghe. Quando l’8 marzo il Fritz-Walter-Stadion è stato chiuso per il virus, il popolarissimo vegliardo si è barricato con la moglie Hannelore nella villetta fuori città, a Vogelsbach. «Papà si sente sanissimo e non vuole correre pericoli - racconta la figlia Dagmar - non gli garba di stare rinchiuso sotto una campana di vetro, ma capisce che ora non ci sono alternative». Il suo unico svago è una boccata d’aria in giardino “per sgranchirsi le gambe e tenersi in forma“. Se un passante lo riconosce, il campione del mondo concede volentieri un autografo, ma con tutte le precauzioni del caso. «Ha imparato a non stringere la mano - dice Dagmar - chiede a tutti la massima attenzione per non rischiare di prendersi il contagio». Anche da giocatore Eckel è semha pre stato molto previdente. Il ct Sepp Herberger lo schierava mediano destro, ma gli scriveva lunghe lettere invitandolo ad esercitarsi anche col piede sinistro per sorprendere gli avversari. Per la finale Mondiale, Eckel si allenò scrupolosamente per un incarico inatteso: neutralizzare il temutissimo Hidegkuti. Ci volle tutto il primo tempo per prendergli le misure, ma nella ripresa Eckel lo cancellò e la Germania vinse 3-2.