TAMBERI: E’ DURA ASPETTARE MA ORA È DIVERSO
«Ci sono motivi oggettivi ma non mi aspettavo un annuncio così anticipato. Sarà un arrivederci»
Telefono muto. Gimbo, dall'altra parte, veste i panni di Godot. Un altro tentativo via Whatsapp. «Non me la sento», la risposta. La ferita del rinvio dei Giochi di Tokyo è ancora fresca, almeno quanto l'inchiostro virtuale con cui, sui social, Gianmarco Tamberi ha scritto frasi come «Se quella volta scrissi 'Addio Rio, addio mia Rio', ora forse un po' riesco a consolarmi nel darti l'arrivederci. Sì, ma chissà a quando... Arrivederci, mia Tokyo». Poco più su l'immagine del recordman italiano nel salto in alto outdoor (2.39, Montecarlo 2016) e indoor (2.38, Hustopece 2016) che corregge la scritta sul gambaletto ortopedico, segno dell'infortunio che 4 anni fa gli precluse la partecipazione alle Olimpiadi di Rio, Road to... Tokyo 2020: una riga sul 2020 e la scritta 2021. Un paio d'ore dopo, Tamberi ci ripensa e ci scrive: «Ok, ci sono». Gimbo, come si sente? «Passiamo alla domanda successiva?»
Le prime saranno così.
«Lo immaginavo [sorride amaro]. Il rinvio era nell'aria. In questi giorni mi è stato chiesto spesso. Non era una possibilità lontana bensì grande, ma cercavo di non pensarci. Bisognava fingere che non ci fosse, perché altrimenti sarebbe sembrato che mi allenassi senza un obiettivo e sarebbe stato tutto più difficile». Bellamotivazionel'Olimpiadedella riscossa dopo la delusione per Rio. «Si allenano tutti, la differenza sta nell'obiettivo e, con l'annullamento, la motivazione sarebbe andata a farsi benedire. Poi è arrivato l'annuncio ufficiale».
Come l'ha vissuto?
«Già la sera prima ero abbastanza giù. La presa di posizione del Canada, per esempio, era piuttosto netta. Ho chiamato Malagò e mi ha confermato la stessa sensazione. Vedevo un coltello, con il comunicato ufficiale è arrivata la coltellata».
Fuor di metafora? «Razionalmente parlando, non posso pensare solo a me stesso. Questa è la mia premessa. Poi, però, se amplifichi il raggio vedi che la situazione è quella che è e che la decisione è stata inevitabile e forse anche giusta. Aspettavo da 4 anni».
Non per girare quel famoso coltello nella piaga, gli anni nel suo caso sono 8.
«Sì, ma i 4 per Rio può benissimo fingere che non ci siano mai stati». Come procedeva la preparazione? «Ecco, questa è una delle cose che più mi amareggia. Era dal 2016 che non riuscivo a fare una preparazione così, senza problemi. Sembrava davvero un anno baciato dal cielo. Avrò saltato sì e no un allenamento per una febbricola a dicembre». C'era stato anche un bel 2.31 a Siena, lo scorso 29 febbraio.
«La conferma di quanto il lavoro che stavo svolgendo fosse buono. Ero proprio curioso di vedere come sarebbe andata. A questo punto però non posso dire "Ripartiamo fiduciosi verso il 2021". Al momento non posso».
L'inizio, tuttavia, non era stato dei migliori.
«Beh, la stagione indoor - se per "stagione" possiamo parlare di quelli che sono stati sei giorni esatti era cominciata male».
Su tutti gli Assoluti di Ancona. Il secondo posto, il 2.20.
«Una gara disputata in un orario strano del mattino per riprodurre condizioni delle qualificazioni a Tokyo. Le variabili erano tante e diversi gli esiti su cui poi avremmo ragionato. Però ho reagito. Sono andato a Belgrado e ho fatto 2.25, ma non ci stavo ancora ad accontentarmi».
E a Siena?
«Non era prevista, eppure è arrivata la misura. Ora lo posso dire: un atleta professionista non si comporta proprio così, non fa passare due giorni tra una gara e l'altra ma sapevo di valere quella misura. Così come ero consapevole, sin dal riscaldamento, di quanti fossero i problemi relativi a tutto ciò. Sinceramente, se avessi avuto più energia in corpo avrei potuto fare anche qualcosa di meglio, credo. La preparazione, intanto, mi aveva dato soltanto due settimane di scarico». Tamberi, se la prende mai con la sorte? Nel caso del rinvio causa emergenza coronavirus in particolare?
«Non posso prendermela con nessuno, mi rendo conto che la soluzione era inevitabile. Dico che forse si poteva aspettare ancora un po'. Avrei preferito altri sacrifici, persino un altro mese di dieta, piuttosto che vedere anticipare una decisiole ne che, inizialmente, era prevista da metà maggio in poi. Un annuncio anticipato anche per via delle lamentele di molti atleti». Hanno fatto bene ad alzare la voce?
«Ognuno di noi reagisce a modo suo. Non si può criticare chi ha più paura né chi sta più tranquillo e cerca di essere più razionale». Quindi?
«Avrei aspettato la scadenza iniziale per l'annuncio ufficiale, ma, se hanno deciso di anticiparlo, evidentemente gli organizzatori hanno fatto i loro calcoli e la decisione è comprensibile».
Rio, da una parte, e Tokyo, dall'altra.
«Delusioni assolutamente non paragonabili. Adesso provo rammarico, ma con la consapevolezza che niente sia perduto. Nel 2016 fu un lutto. Tuttavia non nascondo di aver versato due lacrime anche ora».
«Stava andando tutto benissimo non mi sembrava vero... Quel 2.31 mi aveva caricato Ho versato due lacrime ma riparto»
«La scelta del rinvio è comprensibile troppe lamentele anche da parte degli atleti. Nei momenti difficili ognuno fa quello che crede»