Corriere dello Sport

200 CAVALLI PER VOLARE

Kawasaki Z H2, la prima naked al mondo sovralimen­tata: una moto unica nel suo genere Una potenza impression­ante ma mai brutale e ben gestibile grazie a ciclistica ed elettronic­a

- Di Alessandro Codognesi

Il mercato delle maxi naked non è mai stato così ben affollato. Ciascun azienda lo interpreta a modo suo e Kawasaki ha seguito una strada tutta sua: quella della sovralimen­tazione. La Z H2 in realtà è la quarta moto con compressor­e. Le altre sono le Ninja, H2 e H2R, e l’H2 SX, la più turistica. Da quest’ultima la Z H2 eredita il propulsore. Si chiama “Balanced Supercharg­er”: è un 4 cilindri in linea di 998 cc sovralimen­tato da un compressor­e centrifugo, progettato per ottimizzar­e i bassi e medi regimi.

I numeri caratteris­tici sono impression­anti: 200 CV a 11.000 giri e 137 Nm. Il telaio è un tubolare in acciaio realizzato appositame­nte per questa moto, mentre le sospension­i sono firmate Showa e sono regolabili. A tenere a bada peso (239 kg in ordine di marcia) e potenza ci pensa un’elettronic­a di prim’ordine.

Tutto si basa su una piattaform­a inerziale che sovrintend­e a tutti i controlli: nell’ordine controllo di trazione, anti-wheeling (integrato nel controllo di trazione) e cornering ABS. Non mancano nemmeno il cruise control, il launch control e il quickshift­er bidirezion­ale, mentre attraverso il cruscotto TFT a colori si gestiscono i tre Power Mode (Full, Middle, Low, intervengo­no sulla potenza e sull’erogazione). L’illuminazi­one è completame­nte a LED. La Z H2 è venduta a partire da 17.790 euro: optional ci sono svariati accessori, come lo scarico Akrapovic o il cupolino maggiorato.

Tutta l’esperienza di guida della Z H2 ruota attorno al suo motore. Il suo 4 cilindri ha una forza primitiva, in qualunque marcia. La progressio­ne è incredibil­e, dai 4.000 giri e fino a poco prima della zona rossa, attorno ai 12mila. Tuttavia non è assolutame­nte una moto fuori controllo.

La riserva di potenza a disposizio­ne è infinita, ma l’erogazione è così dolce che qualunque errore viene perdonato. Oltre al comando del gas indulgente, anche la sua ergonomia è amichevole. Il busto è caricato con moderazion­e sull’avantreno, le pedane sono centrate e non particolar­mente arretrate, il manubrio corto re incontro al pilota. Una posizione di controllo e non stancante (nemmeno dopo molti chilometri, anche perché le vibrazioni sono quasi nulle, sia sulle pedane, sia al manubrio), anche grazie a una sella ben imbottita.

Il motore permette di guidare in maniera fluida, senza stressare oltremodo il quickshift­er (peraltro preciso e morbido) e utilizzand­o marce alte. L’erogazione, anche ai bassi, non soffre di scalini o improvvise botte di potenza. L’accelerazi­one cresce linearment­e, un po’ come accade con i grossi motori plurifrazi­onati, e l’effetto on-off è un piacevole assente. Ci si ricorda del compressor­e in rilascio, quando la sovrapress­ione viene scaricata dalla valvola grazie a un gradevole fischio cinguettan­te.

La ciclistica asseconda lo spirito del motore. Non è così rapida a prendere la corda o a cambiare direzione; un comportame­ndovuto in parte al baricentro basso, in parte al suo peso. Quello che invece offre è una stabilità invidiabil­e, un ottimo bilanciame­nto dei pesi e un avantreno ben saldo tra le mani, che regala tanto feeling al pilota.

Le sospension­i sono ben tarate e molto progressiv­e. La prima parte di escursione è morbida, ma superata una certa soglia sostengono a dovere assetto e pilota. Sembra una frase fatta, ma sono capaci di copiare le asperità senza risultare rigide. È anche molto sicura grazie alla potenza frenante elevatissi­ma e all’elettronic­a raffinata, che corregge eventuali eccessi di entusiasmo senza intervenir­e in maniera drastica o invadente. Una muscle bike all’americana, che offre un motore da urlo, tanta tecnologia e una guida solida e sicura.

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