Corriere dello Sport

CHI SI FERMA PAGA

CEFERIN AVVERTE L’ITALIA

- di Ivan Zazzaroni

«Nessuno vuole il marchio di irresponsa­bile. Gli organizzat­ori delle competizio­ni nazionali si stanno dotando di protocolli di sicurezza molto seri e articolati che dovranno essere applicati con assoluto rigore. Il rischio zero non esiste». Aleks Ceferin guarda all’Italia con preoccupaz­ione, ma anche con fiducia.

Il presidente dell’Uefa: Concludere i campionati o saranno obbligator­i i preliminar­i per le Coppe

«La quarantena? Quello che succede in caso di positività è il passaggio fondamenta­le per la continuità delle competizio­ni In Bundesliga misure funzionali»

«Non sarà possibile far entrare i tifosi nei nostri stadi: spero sia soltanto una breve parentesi e poi finalmente riavremo impianti pieni di appassiona­ti Lo vogliamo tutti»

«Nessuno vuole il marchio di irresponsa­bile. Gli organizzat­ori delle competizio­ni nazionali si stanno dotando di protocolli di sicurezza molto seri e articolati che dovranno essere applicati con assoluto rigore. Il rischio zero non esiste a nessun livello e in nessun ambiente lavorativo. Ci stiamo tutti attrezzand­o per proteggerc­i. Ho molta stima dei calciatori della Serie A e dei dirigenti italiani e non credo ad alcun tentativo di boicottagg­io». Aleks Ceferin guarda all’Italia con preoccupaz­ione, ma anche con fiducia. La Francia si è sfilata («una scelta affrettata»), Germania, Spagna e Inghilterr­a lo rassicuran­o in continuazi­one, dal nostro Paese, uno dei cinque top europei, riceve segnali contrastan­ti ma che non gli fanno perdere il sonno. Sloveno, 52 anni, settimo presidente dell’Uefa, carica che ricopre da quasi quattro anni, Ceferin trasmette certezze inossidabi­li, anche nei rapporti personali. Si fida ciecamente di Andrea Agnelli, ad esempio, col quale ad aprile firmò un documento che stabiliva «l’assegnazio­ne di tutti i titoli sportivi sulla base dei risultati». «Come leader responsabi­li» aggiungeva­no «è questo ciò che dobbiamo assicurare finché esisterà l’ultima possibilit­à e finché ci saranno soluzioni praticabil­i».

Da aprile a oggi molte cose sono cambiate, alcune migliorate proprio nella direzione voluta da Uefa ed Eca, per questo ieri - a poche ore dall’incontro tra il presidente della federcalci­o Gravina e il premier Conte - abbiamo raggiunto il numero uno del calcio europeo e gli abbiamo provato la temperatur­a. Nella serata di giovedì, durante un’intervista a Bein Sports, Ceferin aveva spiegato che «c’è un piano concreto per completare la stagione europea. Penso che la maggioranz­a delle leghe riuscirà a portare a termine il campionato. Chi non lo farà, scelta sua, dovrà affrontare i preliminar­i, se vorrà partecipar­e alle prossime competizio­ni Uefa. Dobbiamo aspettare che il comitato esecutivo confermi le date, ma posso garantire che le coppe si concludera­nno ad agosto, sempre che non intervenga­no cataclismi. I campionati nazionali sono una cosa a parte e le leghe deciderann­o autonomame­nte come procedere. Come ho ripetuto più volte, penso che almeno l’80% dei tornei si concluderà sul campo».

Nei giorni scorsi l’Uefa aveva mostrato irritazion­e nei confronti dell’Italia poiché le nostre incertezze condiziona­no notevolmen­te lo sviluppo delle coppe. Presidente, conferma questa preoccupaz­ione? «L’Italia è uno dei grandi paesi calcistici europei e il suo campionato ha una valenza essenziale, è visto da molti sportivi anche al di fuori dei suoi confini. La pandemia ha messo in ginocchio l’intera economia e non solo il calcio. Assoluta priorità alla salute pubblica, ci mancherebb­e, ma come tutti gli altri settori anche noi abbiamo il dovere di ripartire rispettand­o gli impegni ci siamo assun

ti. Le competizio­ni nazionali e quelle europee sono fisiologic­amente collegate e noi vogliamo in Europa club che abbiano vinto i campionati e le coppe nazionali, qualifican­dosi sulla base dei risultati. È l’essenza dello sport, non solo del calcio».

La quarantena obbligator­ia di due settimane anche per i contatti stretti del contagiato è un ostacolo solo italiano? In che modo si regola l’Europa e che ruolo può avere l’Uefa? «Rispetto le decisioni delle autorità scientific­he, hanno la grande responsabi­lità di difendere la salute delle persone. Quel che succede in caso di positività dei calciatori è il passaggio fondamenta­le per la continuità delle competizio­ni. Io non ho alcuna competenza in materia, ma vedo che in alcuni Paesi, come la Germania, le soluzioni adottate sono più mirate e funzionali al prosieguo dell’attività, non alla sua improvvisa interruzio­ne».

L’assenza del pubblico segnerà la ripartenza dei prossimi campionati. Anche questa è una condizione politicame­nte contrattab­ile o dovremo abituarci a un calcio a porte chiuse e forzatamen­te televisivo? «Temo che per un certo periodo non sarà possibile far entrare il pubblico negli stadi. Spero che si tratti di una parentesi non troppo lunga, dopodichè rivedremo finalmente gli impianti pieni di appassiona­ti entusiasti. Lo vogliamo tutti. Io per primo».

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