E Spadafora apre «Diamoci tempo»
Il ministro ora parla di ripartenza: calciatori soddisfatti «Ritiro proposto dal calcio, se non si può ne riparliamo Per la quarantena vedremo tra una decina di giorni»
Questo ritiro non s’ha da fare. O meglio, non subito. Lo si potrà allestire, semmai, solo a ridosso dell’inizio del campionato: una settimana, al massimo 10 giorni, non certo i 15 previsti nel protocollo che la maggioranza dei club di Serie A ha giudicato inapplicabile. Tranne poche eccezioni, i centri sportivi non consentono di ospitare una cinquantina di persone. E ricorrere a strutture esterne, insieme alla difficoltà nel reperirle, non garantisce un’adeguata sicurezza. «Come facciamo a controllare la sanificazione di ambienti che non conosciamo?» hanno chiesto i medici. Ragion per cui, nel nuovo documento da sottoporre alla valutazione del comitato tecnico-scientifico, gli allenamenti collettivi, almeno per la prima fase, prevedono che i giocatori tornino a casa dopo ogni seduta. In cambio i club aumenterebbero fortemente la frequenza dei tamponi.
REGOLE DA ADATTARE. Occorre, però, il via libera dei ministri Speranza e Spadafora. Tutto da vedere se possa arrivare entro lunedì. In caso contrario, è certo o quasi che si andrà avanti con le sedute individuali. C’è un elemento inedito, però, che lascia ben sperare. Ieri sera, infatti, intervenendo su Mediaset, Spadafora ha concesso un’importante apertura, seppure al netto di una stoccata: «Il ritiro? Ce lo hanno proposto un mese fa Figc e Lega e oggi le squadre si rendono conto che non hanno le strutture adatte? Ne prendiamo atto, allora». Ci sono i margini, però, per venire incontro alle esigenze dei club. «Se la Figc ritiene che non ci siano le condizioni per autoisolare tutto il gruppo, si adattino le norme degli altri sport di squadra, permettendo ai calciatori di tornare a casa la sera, purché rispettino le regole minime come il distanziamento sociale». Non come avrebbe fatto la Lazio, evidentemente: «Abbiamo visto le immagini del solito presidente (Lotito, nda) che ha fatto allenare la squadra insieme senza rispettare le regole. Se gli allenamenti non possono ricominciare come previsto ne riparliamo. Se tutto questo va in successione non vedo perché non si possa ripartire». E ripartire significa che, davvero, il 13 giugno il campionato potrà ricominciare.
DIPENDE DALLA CURVA. Anche sul tema nodale della quarantena, Spadafora ha fatto per la prima volta un passo verso il calcio. Non nell’immediato, ma a breve certi vincoli potrebbero essere aggiornati. A patto che l’epidemia lo consenta. «Con l’evoluzione nei prossimi dieci giorni dopo la vera riapertura, se la curva del contagio lo consentirà, daremo massima disponibilità per rivedere questa regola. Nel frattempo le norme in vigore vanno rispettate. Nessun ostruzionismo da parte nostra». Le parole del ministro avranno certamente raccolto il gradimento dell’Assocalciatori che ieri sera si è riunita con l’Assoallenatori. L’isolamento del solo giocatore positivo e i ritiri solo a ridosso del campionato sono temi ritenuti fondamentali da entrambe le categorie. Inoltre, avere una data per la ripresa del campionato, darebbe molte più certezze. «Speriamo di averla il prima possibile. Aiuterebbe a capire cosa fare quando si viaggia e poi si torna a casa. Vorremmo avere più dati, sui casi di positività che rischiano di bloccare la stagione. C'è la possibilità che il campionato si fermi di nuovo, dopo che è ricominciato».