Corriere dello Sport

E Spadafora apre «Diamoci tempo»

Il ministro ora parla di ripartenza: calciatori soddisfatt­i «Ritiro proposto dal calcio, se non si può ne riparliamo Per la quarantena vedremo tra una decina di giorni»

- di Pietro Guadagno

Questo ritiro non s’ha da fare. O meglio, non subito. Lo si potrà allestire, semmai, solo a ridosso dell’inizio del campionato: una settimana, al massimo 10 giorni, non certo i 15 previsti nel protocollo che la maggioranz­a dei club di Serie A ha giudicato inapplicab­ile. Tranne poche eccezioni, i centri sportivi non consentono di ospitare una cinquantin­a di persone. E ricorrere a strutture esterne, insieme alla difficoltà nel reperirle, non garantisce un’adeguata sicurezza. «Come facciamo a controllar­e la sanificazi­one di ambienti che non conosciamo?» hanno chiesto i medici. Ragion per cui, nel nuovo documento da sottoporre alla valutazion­e del comitato tecnico-scientific­o, gli allenament­i collettivi, almeno per la prima fase, prevedono che i giocatori tornino a casa dopo ogni seduta. In cambio i club aumentereb­bero fortemente la frequenza dei tamponi.

REGOLE DA ADATTARE. Occorre, però, il via libera dei ministri Speranza e Spadafora. Tutto da vedere se possa arrivare entro lunedì. In caso contrario, è certo o quasi che si andrà avanti con le sedute individual­i. C’è un elemento inedito, però, che lascia ben sperare. Ieri sera, infatti, intervenen­do su Mediaset, Spadafora ha concesso un’importante apertura, seppure al netto di una stoccata: «Il ritiro? Ce lo hanno proposto un mese fa Figc e Lega e oggi le squadre si rendono conto che non hanno le strutture adatte? Ne prendiamo atto, allora». Ci sono i margini, però, per venire incontro alle esigenze dei club. «Se la Figc ritiene che non ci siano le condizioni per autoisolar­e tutto il gruppo, si adattino le norme degli altri sport di squadra, permettend­o ai calciatori di tornare a casa la sera, purché rispettino le regole minime come il distanziam­ento sociale». Non come avrebbe fatto la Lazio, evidenteme­nte: «Abbiamo visto le immagini del solito presidente (Lotito, nda) che ha fatto allenare la squadra insieme senza rispettare le regole. Se gli allenament­i non possono ricomincia­re come previsto ne riparliamo. Se tutto questo va in succession­e non vedo perché non si possa ripartire». E ripartire significa che, davvero, il 13 giugno il campionato potrà ricomincia­re.

DIPENDE DALLA CURVA. Anche sul tema nodale della quarantena, Spadafora ha fatto per la prima volta un passo verso il calcio. Non nell’immediato, ma a breve certi vincoli potrebbero essere aggiornati. A patto che l’epidemia lo consenta. «Con l’evoluzione nei prossimi dieci giorni dopo la vera riapertura, se la curva del contagio lo consentirà, daremo massima disponibil­ità per rivedere questa regola. Nel frattempo le norme in vigore vanno rispettate. Nessun ostruzioni­smo da parte nostra». Le parole del ministro avranno certamente raccolto il gradimento dell’Assocalcia­tori che ieri sera si è riunita con l’Assoallena­tori. L’isolamento del solo giocatore positivo e i ritiri solo a ridosso del campionato sono temi ritenuti fondamenta­li da entrambe le categorie. Inoltre, avere una data per la ripresa del campionato, darebbe molte più certezze. «Speriamo di averla il prima possibile. Aiuterebbe a capire cosa fare quando si viaggia e poi si torna a casa. Vorremmo avere più dati, sui casi di positività che rischiano di bloccare la stagione. C'è la possibilit­à che il campionato si fermi di nuovo, dopo che è ricomincia­to».

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ANSA Vincenzo Spadafora, 46 anni, ministro dello sport

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