Corriere dello Sport

IGOR: CORRERE CHE LIBERAZION­E!

L’Italia, il Brasile, l’epidemia e la voglia matta di ricomincia­re «Tornare ad allenarsi, rivedere qualche compagno è stato bellissimo Il futuro è viola, presto in tanti vorranno giocare nella Fiorentina»

- Di Francesca Bandinelli

Non più un trampolino di lancio, come è stato tante volte in passato (da Montolivo a Bernardesc­hi), ma un punto d’approdo. «Perché sono tanti quelli che, d’ora in poi, metteranno la Fiorentina nel mirino». Igor, 22 anni, arrivato dalla Spal proprio nell’ultima sessione di trattative, non ha avuto dubbi anche per questo. Di Firenze gli aveva parlato Semplici, che con la Primavera ha vinto il primo titolo della sua carriera (la Supercoppa italiana, battendo la Roma), e lui ha imboccato subito la strada, con una missione doppia: «Giocare in Europa e perché no, provare a vincere qualcosa». A stravolger­e la quotidiani­tà, però, ci si è messo il Covid, che dopo aver seminato morte e distruzion­e in Italia ha preso di mira il suo Brasile, dove in tanti adesso, come Dunga, si stanno prodigando per aiutare chi è in difficoltà. Ha voglia di giocare, lui. Il percorso verso un progressiv­o ritorno alla normalità è tutto in salita, peggio dello Zoncolan, ma Igor, che la bicicletta ce l’ha da sempre come fedele compagna di viaggio, non ha paura di pedalare.

Come vive, da calciatore, questo ping-pong del “si riparte o forse no”?

«Non è facile stare in questo limbo. Ci piacerebbe tornare ad allenarci con intensità, ma siamo consapevol­i che con la salute non si scherza. Per questo credo sia giusto rimetterci alle decisioni delle istituzion­i».

Cosa ha significat­o, per lei, tornare a correre sul campo del centro Astori?

«E’ stato bellissimo, un po’ una sorta di “prima” liberazion­e. Certo, non è ancora tutto come prima, ma rivedere, seppur a distanza, qualche compagno e parte dello staff è stata una sensazione incredibil­e. Emozionant­e. Aspettando il resto».

Ripartonol­aBundeslig­a,laPremier, la Liga. Solo Francia, Belgio e Olanda hanno chiuso le porte al calcio. Troppo leggeri gli altri nel decidere o troppo stringente la politica italiana?

«Ogni Paese ha le sue regole. Sappiamo bene quanto il calcio, qui in Italia, sia importante, ma siamo stati anche una delle nazioni con più criticità».

Il Cagliari, pur di ridurre la cassa integrazio­nedeidipen­denti,harinuncia­to alla mensilità di aprile: il vostrodial­ogocolclub­perladecur­tazione degli ingaggi come procede? «Se ne stanno occupando i nostri capitani (Pezzella e Badelj, ndr). Si tratta di un dialogo costruttiv­o: la missione è cercare di trovare soluzioni che vadano a vantaggio di tutti».

Che cosa le è mancato di più in questo periodo?

«Il campo, l’atmosfera e l’adrenalina da gara, tutte quelle emozioni che il nostro sport è in grado di trasmetter­e. Sono stati mesi difficili sotto tutti i punti di vista. Il non poter fare quelle piccole cose che hanno sempre accompagna­to la tua vita quotidiana, alla fine, ha pesato».

In Brasile la situazione si fa sempre più complicata, mentre Bolsonaro organizza barbecue e gite in moto d’acqua.

«La situazione non è affatto facile: ci sono tantissimi contagi ogni giorno e non accennano a diminuire. Invito tutti i miei connaziona­li a tenere alta la guardia. A stare attenti e ad adottare le misure di prevenzion­e che possano in qualche modo prevenire il contagio».

Intanto, c’è chi come Dunga è sceso in campo per aiutare chi è in difficoltà economica. «Siamo un popolo molto generoso. Il gesto di Dunga è bellissimo, ma come lui ci sono tante persone che si stanno muovendo a sostegno di chi rischia di venir inghiottit­o dalla crisi economica».

Quale l’insegnamen­to che ha tratto dai tempi di pandemia?

«Ho capito che non si deve perdere tempo, nemmeno un attimo. Che si deve imparare a godere di quello che si ha, distinguen­do i veri affetti e custodendo­li al meglio».

Quale il messaggio, durante il lockdown, che più l’ha sorpresa? «Senza dubbio quello del presidente Commisso, una persona incredibil­e. Per quanto fisicament­e lontano, ha saputo dimostrarc­i tutta la sua vicinanza. Non dimentico poi la società e la mia famiglia».

Chi è per lei Rocco Commisso?

«E’ un presidente vulcanico e affettuoso, che tiene tantissimo alla famiglia viola, ai calciatori ma anche a tutti i dipendenti. Sono convinto che la Fiorentina sia in ottime mani». Crede davvero che la Fiorentina, come sostiene il patron, possa diventare un punto di arrivo per chi ci giocherà?

«Sì. Parliamo di una società solida e ambiziosa. Lo dimostrano i progetti a livello di infrastrut­ture, dal centro sportivo in costruzion­e, alla volontà di realizzare uno stadio nuovo, oltre a quanto fatto lo scorso gennaio in fase di calciomerc­ato. Sono convinto che saranno diversi i calciatori che, a breve, punteranno a vestire questa maglia. Il futuro è del nostro colore».

Quali gli obiettivi che Igor vuole provare a raggiunger­e?

«Mi piacerebbe togliermi belle soddisfazi­oni con questa maglia. Giocare in Europa e, perché no, cercare di vincere qualcosa. A livello personale, invece, inseguo tre cose: felicità, serenità e salute, per me e per la mia famiglia».

E Iachini che cosa le ha suggerito, fin dall’inizio?

«Mi ha aiutato nel trovare i giusti movimenti, nell’innescare le marcature migliori. Poi è un lottatore: non dobbiamo mollare mai, lo ripete sempre».

Cosa potrà dare il ritorno in campo di Ribery? «Franck è un calciatore straordina­rio. Ancora non ci ho mai giocato insieme, ma so benissimo quanto è forte. Sarà il valore aggiunto della Fiorentina, a dir poco determinan­te».

«Mi mancano l’adrenalina della gara e tutte quelle piccole cose che hanno sempre accompagna­to la mia vita: alla lunga questo pesa»

E’ lui il compagno più forte mai avuto?

«A dire il vero la lista da fare è lunga (ride, ndr). Perché oltre a lui ci sono Chiesa, Pezzella, Castrovill­i. E potrei continuare».

E l'avversario più complicato da fermare?

«Per come interpreta il ruolo, senza dubbio Lukaku».

«Voglio giocare in Europa e vincere La società è solida sono convinto che con Commisso siamo in ottime mani. E Iachini è un lottatore»

E’ rimasto sorpreso dalle qualità tecniche di Chiesa?

«Lo avevo visto in tv e, nel girone d’andata, con la Spal mi ci ero misurato in campo. Osservando­lo da vicino mi ha impression­ato persino di più. Ha doti tecniche e atletiche impression­anti, è un calciatore capace di fare la differenza».

Igor si vede più centrale difensivo o laterale basso?

«Nasco come centrale, ma posso spostarmi lungo la linea difensiva. Io penso solo a dare il massimo, al resto pensa l’allenatore».

«Chiesa ha doti tecniche e atletiche impression­anti, Ribery sarà il valore aggiunto. Lukaku senza dubbio l’avversario più duro da fermare»

Quali sono secondo lei i migliori difensori?

«Da brasiliano dico Thiago Silva, ma non dimentico Van Dijk, De Vrij, Chiellini e Pezzella. A loro vorrei “rubare” le letture tattiche, la capacità di anticipare l’avversario e di marcarlo. Sono giovane e posso migliorare ancora tanto».

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GETTY IMAGES Igor pressato da Ronaldo in JuveFioren­tina (3-0) dello scorso febbraio
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Igor Julio dos Santos de Paulo, 22 anni, difensore brasiliano della Fiorentina SESTINI

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