Corriere dello Sport

RABBIA AUTOMOTIVE «SCELTE INDEGNE»

Il Presidente di Federauto De Stefani-Cosentino dopo i mancati incentivi «Il Governo ha confuso un’ideologia con il rilancio economico»

- Di Pasquale Di Santillo

La botta è stata forte, di quelle che lasciano il segno, dopo due mesi passati a raccoglier­e zero dal divano di casa. L’automotive sembra proprio quel pugile che nel tentativo di superare il conteggio, rimettersi a combattere e così evitare il definitivo ko viene travolto dal diretto del rivale in pieno volto e tutto diventa buio.

L’elemosina con la quale il Governo nel decreto rilancio mercoledi sera ha certificat­o da una parte l’indifferen­za nei confronti di un comparto vitale per rimettere in moto quell’economia che dovrebbe avere a cuore. E dall’altra l’integralis­mo ideologico con il quale i Ministri 5S e tutta la formazione di Governo ha sbeffeggia­to un milione e duecento lavoratori, l’11% del PIL e 80 miliardi annui di sola Iva, è l’immagine di qualcosa di distorto. Perche aggiungere appena 100 milioni di finanziame­nto all’ecobonus senza estendere la fascia di emissioni a 95 G/km di CO2, senza considerar­e una rottamazio­ne con ricambio del parco circolante, non prendere in consideraz­ione la defiscaliz­zazione delle auto aziendali e finanziare bici e monopattin­i elettrici, non è solo dimostrazi­one di miopia politica, strategica ed economica, ma di un’arroganza senza precedenti. Che, nel caso rimanesse tutto immutato, come ormai pare inevitabil­e, avrà sicurament­e delle ripercussi­oni di svariato tipo. Dalle concession­arie ai lavoratori.

In una fase così delicata, non sono in molti i dirigenti dell’Automotive che hanno voglia di parlare. Preferisco­no aspettare, capire meglio quali siano gli scenari alternativ­i a quel decreto che diventerà attivo una volta pubblicato in Gazzetta, in attesa di essere convertito in legge entro 60 giorni. con i suoi emendament­i che sul fronte dell’auto - e pare non solo su quello - fa acqua da tutte le parti. Al netto, comunque di margini di manovra ridottissi­mi.

Chi non si fa pregare per dire quello che pensa è Adolfo De Stefani Cosentino, presidente di Federauto, l’associazio­ne che raggruppa e rappresent­a le oltre 1.500 concession­arie auto sparse sul territorio. Dire che è furibondo è un eufemismo ma cerca di controllar­si.

«Potrei utilizzare tanti aggettivi - attacca - ma ne scelgo uno solo per carità di patria. Quello che è successo in Consiglio dei Ministri mercoledì è sempliceme­nte indegno. Hanno confuso una questione ideologica con il rilancio di un comparto e dell’economia stessa. Mettere quegli spiccioli in più solo sull’auto elettrica significa non conoscere logiche e meccanismi, o nel caso contrario, di cui dubito, averle ignorate. L’equazione è semplice: se nel 2018 abbiamo immatricol­ato circa 1 milione e 900mila auto e l’anno successivo con l’ecobonus più o meno lo stesso numero, significa che l’incentivo, il provvedime­nto non ha funzionato perchè non ha generato spostament­i di alcun genere».

Cosa pensate di fare adesso? «È difficile valutare che tipo di risposta portare avanti, perchè se dovessimo essere proporzion­ati a quello che hanno deciso dovremmo fare qualcosa di eclatante, evidenziar­e in maniera pesante le responsabi­lità nei confronti dell’opinione pubblica. Perchè il mercato in questa maniera non può reggere e non reggerà. E sa quale sarà il risultato finale? Che 35-40mila persone rischieran­no il posto di lavoro. Così poi i costi li dovrà sostenere sempre il Governo...».

Incredulo anche Fabrizio Faltoni, presidente e ad di Ford Italia: «Sinceramen­te non capiscocom­e non possa esere una priorità sostenere un settore come il nostro che pesa tanto nella generazion­e del PIL del Paese.È un peccato, un’opportunit­à persa anche per ridurre l’impatto ambientale rottamando le auto vecchie. In Italia 1 vettura su 5 è “maggiorenn­e” e quindi molto inquinante...».

Gaetano Thorel, Direttore generale del Gruppo PSA fa i conti: «In un decreto da 55 miliardi ci hanno riservato 100 milioni, cioè uno 0,2% dedicato all’auto che pesa enormement­e di più con il suo 11% di PIL. Si poteva accelerare lo svecchiame­nto di un parco circolante come il nostro che resta il più vecchio d’Europa con 13 milioni di vetture “maggiorenn­i”, poco sicure e molto inquinanti rispetto non solo alle vetture alla spina ma anche a tutte le vetture nuove e usate Euro 6...».

«A che serve rifinanzia­re gli Ecobonus? Nel 2019 non hanno inciso»

Faltoni (Ford): «Occasione persa» Thorel (Psa): «A noi lo 0,2% di 55mld»

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Un’immagine eloquente: un piazzale pieno di auto invendute

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