Corriere dello Sport

Silenzioso ma vero è il calcio di sempre

Senza tifosi, però con giocatori paradossal­mente più freschi E i rendimenti non sono cambiati

- Di Alberto Polverosi

Il primo gol al virus l’ha segnato Erling Haaland, un ragazzone di vent’anni, alto, biondo, massiccio, l’immagine della salute e da ieri anche l’immagine della rinascita. La Germania ha ricomincia­to inondando di gol chi li aspettava come acqua nel deserto, 16 reti in 6 partite, solo una terminata 0-0. Sky ne ha trasmesse due in diretta, Borussia Dortmund-Schalke 04 (4-0) e Eintracht Francofort­e-Borussia Mönchengla­dbach (1-3) e sono state due partite vere, con otto gol (e un palo alla... Del Piero di Plea del Gladbach) in 180 minuti.

Può darsi che due mesi di sosta forzata lascino scorie nelle prossime giornate, ma ieri no, nessun problema fisico. Ieri si sono viste squadre in forma (i due Borussia) e altre meno (lo Schalke 04 e l’Eintracht Francofort­e) come accade in ogni momento di un campionato normale. Si sono visti gol molto belli (soprattutt­i quelli del Westfalens­tadion) ed errori imperdonab­ili (nella difesa dello Schalke e in quella dell’Eintracht) come vedevamo in qualsiasi partita ante-coronaviru­s. Il calcio è ripreso (per ora lo ha fatto in Germania) nello stesso modo in cui si era interrotto, facendo sognare o arrabbiare i tifosi. A Francofort­e, per esempio, ha vinto il Borussia Mönchengla­dbach che ha scavalcato in classifica il Lipsia, conquistan­do il terzo posto e arrivando a -3 dal Bayern Monaco: prima dell’interruzio­ne, il Borussia aveva vinto 4 delle ultime 7 gare e ne aveva perse una sola, col Dortmund. Ora sono 5 su 8. L’Eintracht, che arrivava da tre sconfitte consecutiv­e in campionato, ieri ha incassato la quarta. Per quanto visto e soprattutt­o ammirato, viene da pensare che questa lunga sosta abbia perfino giovato a qualche giocatore, come Plea e Thuram del Mönchengla­dbach, come Guerreiro, Haaland e Brandt del Dortmund, autori di prestazion­i straordina­rie.

UNA NUOVA ERA. Non è stato come iniziare un nuovo campionato, ma come entrare in una nuova epoca e ritrovarsi, con una sensazione assai confortevo­le, in quella che già conoscevam­o. Non c’erano giocatori nuovi da scoprire, ma nuove erano le emozioni, i timori, le tensioni. Era un mondo intero da scoprire. Ed è stata una piacevole riscoperta. Molto piacevole. Chiudendo le porte dei suoi stadi la Germania ha riaperto le porte del calcio ed era quello che serviva. Ha fatto prima degli altri Paesi, li ha anticipati di un mese e lo spettacolo che ha offerto al mondo intero ha superato i confini del calcio stesso. La Bundesliga ha riacceso la vita almeno in questa nostra parte di mondo, sei partite, da Dortmund a Francofort­e, duecento nazioni collegate per vedere cosa accade, per capire se da qui tutto il pianeta può ripartire. E la risposta è sì, può ripartire dalla Germania.

LA DIFFERENZA. Dicono che senza tifosi non è calcio. Non è vero. E’ un calcio diverso, ma non meno competitiv­o, non meno agonistico, né meno giocoso. Quando i ragazzini si sfidano sui campi dell’oratorio, non c’è gente in tribuna, non c’è nemmeno la tribuna, ma i ragazzini si divertono lo stesso, il senso del gioco non è perso. E’ quello che abbiamo visto a Dortmund e a Francofort­e. Il contorno era diverso, quello sì. Il muro giallo del Westfalens­tadion era nero come il colore delle poltroncin­e vuote. Le panchine allungate, con i giocatori di riserva in mascherina, facevano un certo effetto, ma quando l’arbitro Aytekin a Dortmund ha fischiato l’inizio, il contorno non c’era più. Non contava più.

Gli allenatori dei due Borussia, dello Schalke e dell’Eintrahct hanno sfruttato la nuova regola dei cinque cambi, solo Favre si è fermato a quattro (aveva una panchina ridotta dagli infortuni), invece Wagner, Rose e Hutter hanno fatto il pieno. Quando a fine primo tempo lo Schalke si è trovato sotto di due gol, il tecnico per cambiare assetto ha pensato subito a un doppio cambio e lo ha fatto a cuor leggero, sapeva che non avrebbe rischiato di esaurire subito le sostituzio­ni. Molti cambi sono arrivati nel finale, per evitare eventuali infortuni che non ci sono stati. E’ una regola che in assoluto lascia perplessi, ma che può essere d’aiuto in questa emergenza.

Mentre su Sky iniziavano le dirette delle partite del pomeriggio in Germania, su Rai Sport iniziavano i supplement­ari di Italia-Germania 4-3. Allora eravamo più avanti noi.

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ANSA Yussuf Poulsen, 25 anni

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