Corriere dello Sport

Real e Barcellona contro le decisioni del Governo

- Di Andrea De Pauli

BARCELLONA - «L’indice di riproduzio­ne del virus è ora inferiore a 1 e il ritmo di contagio è ormai è allo 0,24%, oltre cento volte meno rispetto a quando abbiamo decretato lo stato d’allerta». Con questo incoraggia­nte annuncio, il Premier spagnolo Pedro Sanchez (nella foto) ha aperto l’ormai consueta conferenza stampa del sabato per avvisare, però, che prevarrà ancora la linea della prudenza, che si tradurrà nella richiesta al Parlamento di una ulteriore proroga dello stato d’allerta, che a differenza di quelle precedenti non durerà due settimane, ma un mese intero. Nelle intenzioni sarà l’ultima e coinciderà con il termine della “desescalad­a”, la riduzione progressiv­a delle misure restrittiv­e imposte ai cittadini per affrontare la crisi. A partire da domani, comunque, la stragrande maggioranz­a della penisola iberica passerà dalla fase 0 alla fase 1. Le aree di Madrid e Barcellona, però, non si gioveranno del provvedime­nto, insieme alle 7 squadre di Liga dei territori esclusi. La questione era già stata affrontata nella riunione della Lega con i 42 club delle due massime serie, venerdì scorso, perché suppone conseguenz­e importanti. Tra ventiquatt­r’ore, infatti, le compagini che entrano nella fase 1 potranno dare un salto di qualità ai loro allenament­i, passando dalle sedute individual­i a quelle a coppie o a piccoli gruppi. Una disparità denunciata dalle 7 geografica­mente penalizzat­e, Real, Atletico, Leganes, Getafe, Valladolid, Espanyol e Barcellona, che pretendono di poter lavorare nelle medesime condizioni della concorrenz­a. Tebas starebbe ragionando su due ipotesi. La prima prevedereb­be lo spostament­o delle 7 danneggiat­e in territori più propizi. La seconda, decisament­e più gradita, passa per un ordine ministeria­le che permetta il medesimo salto di qualità negli allenament­i per tutte le squadre profession­istiche. Occorre, però, un nuovo assist del Governo. Ma visto l’andazzo, Tebas potrebbe riuscire a strappare l’ennesima concession­e in tempi brevi.

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