Chiellini e il cattivo maestro
Gli estratti dell’autobiografia di Giorgio Chiellini sono venuti giù a pioggia. Pioggia acida. “Io, Giorgio” si è sentito arrivare. Hanno fatto in modo che atterrasse sul mercato con la manovra più rumorosa possibile. Di «Mario (Balotelli) è una persona negativa, senza rispetto per il gruppo», della replica e della pace fredda che è seguita sapete. Come pure di Felipe Melo «peggio del peggio» e «mela marcia».
Adesso possiamo leggere altro, ad averne voglia. E ad avere stomaco forte quanto le caviglie di chi deve smarcarsi da Chiellini. Per esempio ciò che lui, Giorgio, dice in lode e gloria di Sergio Ramos, incubo degli avversari in qualsiasi area si trovi. E pure fuori di lì. Lo spagnolo ha due caratteristiche che nessun altro possiede: «Sa come essere decisivo nelle partite importanti, con interventi al di fuori di ogni logica». Tutto ok, è il lato iconoclasta e distruttivo dell’artista, la difesa interpretata come sortita dalla fortezza a sciabola spezzata. Eh, ma non ci si poteva mica fermare qui: «... e provocando infortuni con astuzia diabolica. Quello su Salah fu un colpo da maestro». Infatti lo ricordano tutti, specialmente Salah. Finale di Champions 2018, a Kiev. Sergio Ramos investe l’egiziano e se lo porta dietro come Sherlock Holmes fa con Moriarty alle cascate di Reichenbach. Il Real batte 3-1 il Liverpool, Salah sta fuori venti giorni e soffre al Mondiale. Chiellini puntualizza che un difensore del livello di Ramos (il quale potrebbe persino prendersela di brutto per questa interpretazione dei fatti) sa bene che cosa succede in casi simili: nove volte su dieci rischi di rompere il braccio all’avversario. Lui, Giorgio, invece non sa che quando vuoi passare per uno mai banale nove volte su dieci rischi di rompere i limiti della correttezza. E che un colpo da maestro può essere opera di un cattivo maestro.