«Con il protocollo non si scherza»
FIRENZE - È stato un sabato “pieno” per la Fiorentina. Intanto di allenamento per chi, su base individuale e volontaria, ha voluto dedicare il giorno appena trascorso alla preparazione atletica al centro sportivo, e poi - seguendo il protocollo - soprattutto di visite mediche, in cui i calciatori e tutti i componenti delle aree a contatto con la squadra sono stati sottoposti al tampone come altro elemento imprescindibile per poter svolgere l’attività a pieno regime. A proposito: alla tarda serata di ieri, il club viola aveva sempre notizia di una ripresa da domani ancora con le stesse modalità di queste ultime due settimane, però la situazione è molto fluida e può cambiare da un momento all’altro. Tra coloro che si sono sottoposti a test e tampone nella struttura specializzata di Sesto Fiorentino anche Beppe Iachini: che sia seduta individuale o a gruppi, il tecnico marchigiano domani sarà comunque al centro sportivo per iniziare a seguire i suoi da vicino in vista del nuovo inizio del campionato.
RIGORE PROFESSIONALE. Significative le parole pronunciate dal dottor Luca Pengue, responsabile dello staff sanitario della Fiorentina, intervenendo a Radio 1. «Il protocollo va attuato alla lettera, perché è fatto per tutelare la salute di tutti, e le norme sono gestibili anche se restrittive. Dobbiamo tenere conto di tanti aspetti, compreso quello psicologico: si parla di ragazzi rimasti al chiuso delle proprie abitazioni per lungo tempo, quindi bisogna dare gradualità alla ripresa del movimento. E l’età non è un fattore che protegge dall’infezione: io ho ancora una giovane età, eppure mi sono ritrovato in un letto di ospedale. Senza dimenticare che ciascuno di noi a casa ha una famiglia da salvaguardare». Poi, riferendosi ai tre calciatori positivi del gruppo. «Sono in ottime condizioni e realmente asintomatici, e questo si ricollega col concetto di nemico invisibile. Stanno bene, qualcuno si è negativizzato, ma li stiamo continuando a monitorare. Speriamo che quest’avventura per loro si concluda al più presto: chi ci è passato porta addosso segni e cicatrici. Nel mio caso, i miei cari e le persone che lavorano con me sono stati la forza per andare avanti e uscire da questo incubo». Infine, sul timore paventato da alcuni che le società possano nascondere le positività all’interno delle squadre per interesse. «Lo escludo a priori. Siamo medici che fanno del rigore professionale il loro credo. E ci tengo a sottolineare che la responsabilità di un medico inizia dal momento esatto in cui inizia a fare questa professione: nessuno di noi si tira indietro davanti alla tutela della salute delle persone che dobbiamo assistere».
Pengue: Le norme vanno applicate alla lettera, servono a tutelare tutti