Un trionfo nel segno del Gladiatore
L’allineamento dei pianeti si realizzò il 17 giugno di quell’anno di grazia. Invece del temutissimo Millennium Bug, il 2000 portò in dote a Roma anche lo scudetto del rugby. Un evento atteso dal 1949... La sfida conclusiva con L’Aquila, in un Flaminio mai così gremito per una finale di club (15.600 spettatori), fu solo l’epilogo di un cammino cominciato dodici anni prima in A2, a un pelo dalla serie B. Una storia che ha avuto un unico filo conduttore: Renato Speziali. Imprenditore, ex attore, rugbista fermato da un infortunio in gioventù e per questo ancora più innamorato della “sua” Rugby Roma. Un mecenate che seppe catalizzare attorno al club tutte le energie positive del movimento romano. Con l’impegno, la passione e un notevole esborso di denaro. Il ritorno trionfale in A1, tre semifinali scudetto, infine l’apoteosi, colpo di coda di un rugby che, con l’avvento del Sei Nazioni, era destinato a cambiare per sempre.
MIX VINCENTE. L’allineamento dei pianeti. Già. Quella Roma poteva contare su un grande presidente, ma anche su uno staff di primordine, a partire dall’a.d. Mauro Miccio, dal tesoriere Sandro Missori e dal d.s. Marco Gabrielli. L’ossatura della squadra era la giovanile tre volte campione d’Italia all’inizio del decennio (Mazzi, Murrazzani, Raineri, Fabio Roselli), ma via via a questa s’erano aggiunti autentici pezzi da 90: dal capitano aquilano Carlo Caione a un giovane Andrea Lo Cicero; da Ramiro Pez, 21 anni, considerato l’erede di Diego Dominguez, a Luke Gross, colosso Usa di 2.06; al meglio dell’altra Roma: Pratichetti, Siciliano, Bencetti. La perdita dell’acquisto-crac, il sudafricano Kenneth Ford, rientrato in Sudafrica a stagione iniziata per problemi di famiglia, venne compensata dall’arrivo del “puma” argentino Gonzalo Camardon, che portò una decisiva iniezione di mentalità vincente. Le belle stagioni precedenti e l’abbinamento con Radio Dimensione Suono, infine, contribuirono non poco a far diventare la squadra patrimonio della città, affrancandola dalla nicchia dei soliti suiveurs.
ARRINGA. Vinto agevolmente il proprio girone, i bianconeri non disputarono una poule scudetto indimenticabile, ma si accesero al momento giusto: i play-off. In semifinale andarono a stravincere a Viadana, caricati a pallettoni dalla visione sul pullman del “Gladiatore” di Ridley Scott. A proiezione conclusa il coach francese Gilbert Doucet arringò i suoi: «Voi siete romani, siete gli eredi di una razza che tutto il mondo ha temuto, non è possibile che quei geni non siano ancora dentro di voi». 31-18 a Viadana, 35-17 a L’Aquila e quinto scudetto. L’ultimo prima del declino. Perché i pianeti mica si allineano tutti i giorni.
Speziali, presidente e mecenate, una grande squadra e una mossa decisiva